Riceviamo e pubblichiamo – Sapevate che, tra ‘800 e ‘900, molti filosofi hanno fatto riferimento all’Arte come espressione delle forze fondamentali dell’uomo, la cui funzione liberatrice e purificatrice si muove parallelamente alla sua carica creativa ed estetica, dove il culto della bellezza si identifica con la libera esplicazione della volontà di vivere Nel tempo i costumi cambiano e, contemporaneamente, anche i rapporti dell’arte e delle sue collocazioni.
Così nei secoli scorsi, ad esempio era d’uso recarsi nei cimiteri per concludere gli affari e sarebbe stato inconcepibile una mostra d’arte collocata al di fuori di un museo o di un’ortodossa galleria, del tutto assurda sarebbe apparsa l’idea di collocarla in un ospedale, per definizione luogo di dolore e sofferenza. Nel tempo numerosi studi psico-sociologici hanno identificato una connessione tra arte, cultura e salute mentale.
La comunità scientifica mondiale è ormai concorde nel considerare le capacità distensive dell’arte, la sua potenzialità di fornire nuovi motivazioni sociali all’esercizio dell’esistenza e un suo ruolo “terapeutico”, tanto da essere utilizzata in molte realtà ospedaliere, soprattutto in U.E., a sostegno, ovviamente, delle terapie tradizionali, rappresentando un ponte tra il dentro e il fuori, tra degenza ospedaliera, vita sociale e la realtà culturale multiforme delle città. Citiamo come esempio la lunga tradizione di arte in ospedale della Svizzera dove molti ospedali e cliniche private hanno una loro collezione; il grande ospedale universitario di Zurigo espone oltre 3000 pezzi che sono messe a disposizione dalla collezione cantonale d’arte, che le sostituisce regolarmente con altre opere.
Tra gli ospedali pubblici quello cantonale di Aarau (Canton Aargau, Svizera tedesca), possiede una grande collezione di opere d’arte donate dagli anni cinquanta da primari, direttori e professori dalle loro collezioni private cui si sono aggiunti anche affreschi, mosaici, vetrate, sculture ecc. e infine sono arrivate le commissioni per grandi opere e costruzioni, risultato di concorsi. Ad esempio, ci sono i tre lavori dell’artista franco-tedesca Gloria Friedmann, le fotografie del famoso Balthasar Burkhard e le opere di Niele Toroni, Richard Tuttle e Hugo Suter nell’edificio di Medicina Interna. Parallelamente sono state acquisite nella collezione anche opere “mobili” che adornano i corridoi, le corsie, le camere dei pazienti, gli ambulatori, i laboratori, gli studi dei medici e gli uffici.
Anche in Italia molti ospedali, con vari progetti, talvolta temporanei, cercano di rendere più serena la permanenza dei pazienti. Ricordiamo l’apertura di una sala cinema all’interno del Niguarda di Milano; l’Azienda USL di Piacenza col Progetto OSPEDarte, rende fruibile tutto l’anno luoghi, dipinti, sculture, affreschi, documenti e libri con visite guidate gratuite e dal 2016 è stata avviata la collaborazione (Progetto “Donatori di Musica”) nell’ambito del Piacenza Jazz Festival, grazie al quale sono stati realizzati una serie di eventi musicali all’interno degli Ospedali di Piacenza, Bobbio, Fiorenzuola, Villanova e all’Hospice di Piacenza.
A Bergamo nel 2019 è stato attivato il progetto “La cura e la bellezza”, nato dalla collaborazione tra Humanitas Gavazzeni, Humanitas Castelli e l’Accademia Carrara che ha portato in Ospedale maxi riproduzioni di 25 opere esposte nella pinacoteca, l’Accademia di Cararra. Tra i grandi artisti riprodotti citiamo Botticelli, Canaletto, Hayez, Lotto e Raffaello.
Nel 2020 l’Arte in ospedale è arrivata in Calabria presso il Grande Ospedale Metropolitano (G.O.M.) di Reggio di Calabria dove di recente erano stati aperti nuovi reparti presso il presidio ospedaliero “Morelli” destinati ai pazienti affetti da patologie emato-oncologiche, caratterizzati da corridoi e spazi comuni ampi e luminosi. Considerata la naturale predisposizione dei luoghi e l’alta affluenza di pazienti, familiari ed accompagnatori (nel 2019 gli accessi da Pronto Soccorso sono stati 72.634, più di qualsiasi galleria d’arte !) è stata inaugurata la mostra Spazio Arte EPOCAL (Esposizione Permanente Ospedali Calabresi), donazioni di artisti contemporanei , accettate privilegiando la potenza comunicativa e la qualità del loro messaggio, con l’ambizione di raccogliere lo spirito innovativo del linguaggio artistico nazionale contemporaneo “arte terapeutica”, un lavoro in itinere che ha l’ambizione di raccogliere, in una collezione permanente, lo spirito dell’arte contemporanea secondo le sue forme più innovative, i temi portanti e rappresentativi delle istanze artistiche e culturali del nostro Paese.
L’idea alla base del progetto, il cui presupposto è offrire ai pazienti una nuova dimensione ospedaliera, è che il tempo ivi trascorso possa essere scandito, oltre che da visite mediche, esami, terapie e pasti, anche dalla visione di opere d’arte in grado di creare uno spazio di evasione mentale dalla propria patologia, di sdrammatizzare i momenti di attesa, favorire uno stato d’animo positivo che favorisca nel decorso della, ed i familiari, nel tener viva la speranza anche nei momenti più difficili; la ricerca di una relazione con i pazienti e con i familiari/visitatori, migliorare l’immagine estetica degli spazi, valorizzare la cultura in ospedale, migliorare la qualità di vita dei degenti e dei loro visitatori e infine la volontà di offrire uno spazio di vita e di emozione, un colloquio fatto d’immagini infatti, per il pubblico che è lì “casualmente”, è come un regalo, una pausa, anche se per poco, dai problemi del quotidiano e, anche se molti vedono come elitario il mondo dell’arte da cui sono tagliati fuori, in realtà si potrebbe favorire l’integrazione, suscitando entusiasmo per l’arte anche se, ovviamente, il mercato internazionale dell’arte è elitario ma nel caso di un Ospedale si tratta di arte nel senso di cultura, di qualcosa che appartiene all’essenza umana.
I visitatori reagiscono all’arte con sensazioni e risposte molto differenti. Nel nostro mondo visivo si dimentica facilmente che si può imparare a vedere e che ci si può confrontare con ciò che si vede, possiamo osservare quello che succede se cerchiamo di scoprire il segreto di un’opera, stabilendo dei legami, scoprendo dei contenuti e, a seconda dell’opera, vederne anche aspetti storici, personali e di natura socio-psicologici. In pratica è avvenuta la trasformazione del G.O.M. da “tempio del dolore” in “tempio del colore”, un ospedale come galleria d’arte: “la terapia coniugata alla bellezza !”. Tra le pregevoli 63 opere esposte, di artisti nazionali ed internazionali, presenti le opere di Rossana Corsaro e Stefano Pellicanò.
Durante il suo percorso artistico numerosi riconoscimenti artistico-letterari sono stati riconosciuti all’Artista e ammirando i suoi quadri si capisce perché ha conquistato la critica, con testi critici, tra l’altro, della dott.ssa Elisabetta La Rosa, storico e critico d’arte (“Dov’è finita l’umanità”, tecnica mista su tela, 100×100, anno 2010; “Quello che le donne non dicono”, acrilico su tela 100×90, anno 2016, Premio giuria tecnica 4° Tuffo nell’Arte, Reggio di Calabria, 23/XII/2017 fig.; “L’amore è tutto è tutto ciò che so dell’amore”, tecnica mista su tela100 x 120, anno 2017; “Flò, quello che le donne non dicono”, acrilico su tela, 60 x 80, anno 2018); della prof.ssa Fulvia Minetti, Presidente Fondatrice Accademia Internazionale Arte Contemporanea Apollo Dionisiaco (“Il tocco della Luna”, smalto su tela 90×90, anno 2011 e “La primavera nell’anima”, tecnica mista su tela 90×90, anno 2013); della dott.ssa Enza Conti, direttrice il Convivio (“Respiro”, smalto su tela, 90 x 90, anno 2011)ed infine quella di un critico e storico dell’Arte del calibro del dr. Alessandro Costanza, che ha evidenziato come abbia uno stile facilmente identificabile e come riesca ad esprimere emozioni in uno stretto legame con gli occhi, la testa e il cuore delle persone, con “Pinocchio e la Fatina” (Follie e Capricci, acrilico su tela, 60 x 80, anno 2014 , fig.) che per i “colori vivaci in contrasto con uno sfondo semi scuro, rendono quest’opera un vero capolavoro dell’arte moderna contemporanea”.
«È una pittrice che coniuga perfettamente le emozioni ai tratti sulla tela, un vero originale figurativo dai toni informali […]. La sua è un’arte innata, astratta ed istintiva che dà luce che penetra nell’essere umano aprendo le porte del cuore, facendo entrare gioia e amore. Ama giocare con i colori ed esprimere se stessa improntando su tela le emozioni che la circondano. Nelle sue opere cerca di rappresentare, riuscendoci, la semplicità dell’amore pulito, leale, schietto, sincero, onesto, pudico e che è alla portata di tutti e si coglie l’amore per la vita e per tutto ciò che la circonda, afferrando l’attimo dell’emozione, improntandola su una tela attraverso le sfumature e i giochi di colore.
Tre colori, il rosso (la passione per la vita, la forza), il bianco (la purezza, la luce) e il nero (l’antitesi, che sembrerebbe in contrasto con quei colori luminosi e che invece li risalta, rappresenta l’infinito) sono i principali colori che predilige tra le sue prime opere messe in mostra. Infinite sono le emozioni che l’artista reggina regala che partono dalla sua anima più profonda e arrivano dritte e forti a quella di chi le osserva […]. « Schizzi di colore assumono significati profondi, in contrasto con lo sfondo indefinito e molto ampio che apre le porte spazio-temporali verso realtà parallele alla vita umana ed affini al sentimento stesso. L’interiorità affiora per offrire i più profondi segreti nell’intimo dell’artista che, d’altronde, riesce a cogliere il frutto dell’umanità e la imprime nel supporto pittorico che da statica base per le forme ed il colore diventa tangibile realtà visiva e meditativa.
Volti senza identità e fluttuanti tocchi di colore, vanno ad impreziosirne l’operato, la quale conosce il luogo più lontano dei viaggi creativi e lascia navigare la propria fantasia verso orizzonti irraggiungibili. Si plaude alla maestria tecnica applicata, infatti nelle sue tele l’uomo e l’universo si fondono in una sola esistenza, in un medesimo movimento e, in questo procedere di volute, il senso della vita si sintetizza. Si percepisce l’intensità, affrontando un tema poetico classico, quello dell’uomo e del satellite lunare ma interpretandolo con una nuova carica di vitalità e di forma, cogliendo negli sprazzi di luce-colore, un fluire continuo.
La tela è uno spazio aperto ma contemporaneamente una dimensione in cui si addensano moti emozionali e coloristici, aspetti chiaroscurali dell’esistenza, la materializzazione di umanità e universalità. Attraverso il connubio spazio-colore emerge, nella sua evoluzione stilistica, un grande equilibrio formale. La maestria del tratto, delle linee, della profondità e la scelta del colore, basato sulla profondità del segno che interpreta il pensiero, rafforza il messaggio umano permeato dall’inventiva, dalla creazione, dalla fantasia e dalla tecnica. Ogni sogno ha un suo angolo di realtà (dr. A. Costanza) ».
La sua creatività e fantasia si materializzano in colori che risaltano agli occhi di un osservatore che si fa riscaldare da un’energica luce, proveniente dalle sue tele, che riescono a far emergere i sentimenti della stessa tra interiorità ed indefinito trasmettendoli a chi si accosta, senza privarlo dell’immaginazione. Esplosioni di colori sul supporto pittorico, caratterizzano le sue opere, un’artista dai tratti simili alla dripping art caratteristica tipica dell’Action Painting americana, un mondo ricco di creativa fantasia che denota un carattere gioioso e ricco di elementi fondamentali che portano l’osservatore delle Sue opere verso mete sconosciute, verso orizzonti ancora da assaporare. É un’artista eccellente perché, nella sua personale tecnica, è riuscita a lasciar trapelare all’osservatore le sensazioni provate. L’Artista ha donato al G.O.M. l’ultima sua creazione: “Poesia in movimento. Vivi, Spera, Sogna” (acrilico su tela, 100×70, anno 2020; fig.).
Libertà, coraggio, bellezza sono le sensazioni che descrivono questa creatura nobile e possente, quasi magica, che, con grazia e forza, come fosse leggiadra poesia in movimento, sfida il vento, il mare e il cielo. Creatura che fa sognare, che fa sperare. Ed è proprio la speranza che ci ha reso le persone che siamo, persone che possono viaggiare sulla luna e camminare in mezzo alle stelle; che possono ispirare altre a curare il cancro e mettere fine alle guerre e di tutte le altre cose che vorremmo cambiare in questo strano meraviglioso mondo. La speranza può farci da guida e aiutarci a non arrenderci mai. Vivi, Spera, Spera. Sempre!
Il poster (1,40×1,20) di Stefano Pellicanò, domiciliato a Crotone, intitolato “Genocidio. La conquista del Regno delle Due Sicilie (La vera storia dell’Unificazione), è basato sul suo Saggio ”Genocidio…” (ISBN: 978-88-97215-11-0, pubblicato per i tipi della Calzone Editore, calzone.editore@libero.it), inviato al Tribunale Internazionale dell’Aja, I Premio Concorso Letterario Area dello Stretto. É basato su documentazione originale, dalla quale si evince una realtà sconvolgente, con un Sud ricco, con primati a livello mondiale, terra di immigrazione.
Dall’aggressione senza dichiarazione di guerra del “Bel Paese” alle successive drammatiche conseguenze socio-economiche, la Resistenza meridionale (scrisse A. Gramsci “i liberali di Cavour hanno concepito l’Unificazione come allargamento dello Stato piemontese e del patrimonio della dinastia …, lo stato italiano è stata una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco il Sud e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono di infangare col marchio di briganti”), la deliberata distruzione della sua economia (la Calabria era Regione più ricca della penisola, la Campania la più industrializzata d’U.E.), i tentativi di deportazione all’estero (Dossier 1862-1873), la creazione dei primi campi di concentramento dell’epoca moderna, Fenestrelle (TO) il più disumano, dove giovani di 22-32 anni sono stati fatti morire deliberatamente di freddo e di patimenti, spesso non registrati e sepolti in botole di calce viva, per non lasciare tracce e dove su un muro l’iscrizione “Ognuno vale non in quanto è ma in quanto produce” precorre “Il lavoro rende liberi”,; la teoria dell’inferiorità razziale dei meridionali di C. Lombroso e la nascita del conseguente razzismo; le infamie di Garibaldi (violentatore e trafficante di schiavi; non stimato da Cavour e smitizzato in un articolo) e di N. Bixio, ad es. a Bronte; i crimini di guerra di alcuni ufficiali liberatori , “coperti” dalla L. 1409/63 (Legge Pica), come le fucilazioni immotivate, i fatti di Cotronei e Belvedere Spinello; i numerosi massacri, solo a Casalduni e Pontelandolfo 400 inermi uccisi, le donne violentate anche in chiesa, mani mozzate a chi resisteva, la diciottenne Concettina Biondi violentata da 12 bersaglieri, sotto gli occhi del padre, prima di essere uccisi entrambi.
Finora per loro per gli ufficiali criminali non c’è stato un processo di Norimberga ma sono ricordati dalla storiografia ufficiale come eroi col riconoscimento di 4 medaglie d’oro, 2.375 d’argento, 5.012 menzioni onorevoli e intitolazioni di vie e piazze. Nelle conclusioni del poster l’autore commenta che, alla luce delle incontestabili prove documentali, è giunto forse il momento della traslazione del paradigma e di riscrivere i libri di Storia !