C’era una volta la Crotone dei “Cantastorie”

C’era una volta la Crotone dei “Cantastorie”

Crotone – Questa storia nasce nei pressi di questa foto. Via Nuova Poggioreale di un tempo. Quella vicino al Mercato sotto i portici, tra i banchi di frutta e “una pezza di formaggio”. E’ la Crotone popolata da tanti bambini, senza computer, telefoni e altre tecnologie.

E’ la Crotone dell’Ospedale vecchio, dove dovrebbe sorgere il nuovo Teatro. La Crotone tra via Poggioreale e via Tellini, dove i bambini erano protagonisti nell’ascoltare alcune storie, con flessioni meridionali, quindi capiti da tutti anche se non erano narrati in “crotonese”, dei Cantastorie. Siamo nella metà degli anni ’50, dopo la Seconda Guerra Mondiale e durante il periodo della grande ricostruzione, verso il boom economico e verso le fabbriche.

Cantastorie per raccontare i fatti successi nel tempo. Queste persone che di mestiere raccontavano le storie, parcheggiata la macchina con cui si recavano a Crotone, forse dalla Sicilia, vivono nei ricordi sbiaditi raccolti questa mattina proprio in piazza mercato  e per iniziare il loro spettacolo scendevano dei cartelloni di stoffa. Erano arrotolati, e poi venivano scesi. Lì sopra vi era la storia che si accingevano a raccontare, con una lunga bacchetta per illustrare ai bambini di quali personaggi stessero parlando.

I Cantastorie raccontavano i fatti dell’epoca, un po’ fantastici, che agli occhi dei bambini erano narrazioni belle, sulle tradizioni del tempo. Matrimoni, fatti di cronaca, furti. L’Italia meridionale degli anni ’50. Lì vicino, in questo presso che vi illustriamo nella foto, esisteva ancora l’asilo Regina Margherita. Poche lire per uno spettacolo, raccolte con un piatto.

Gli spettacoli dei cantastorie avvenivano pressoché di mattina, e non d’inverno. Di pomeriggio c’era a cuntrura. Il sole. I bambini erano incantati dai racconti pubblici. I Cantastorie non erano i soliti che venivano nella nostra città, ma si recavano anche delle persone per i giochi popolari, i giostrai di una volta per capirci. Stazionavano sotto i portici, anche con il pappagallo che estraeva il biglietto con i numeri dalla carrettina. Ma questa forse sarà un’altra storia da raccontarvi.