Riceviamo e pubblichiamo una nota a firma di Peppino Cosentino, Domenico Critelli e Giovanni Lentini sul Piano Strutturale Comunale di Crotone.
“Dall’anno 2000, per dare una risposta alla continua e inarrestabile devastazione e scempio del territorio, si è passati dall’urbanistica degli indici di edificabilità, dalla cementificazione selvaggia, dall’abusivismo edilizio, prodotto dei superati Piani Regolatori Generali e dei Piani di Fabbricazione ai Piani Strutturali Comunali.
Nuovi strumenti di pianificazione ambientale e urbanistica , di salvaguardia e di tutela del territorio, che avrebbero dovuto delineare le scelte strategiche, in termini di sicurezza, sostenibilità, monitoraggio, conservazione e recupero dei vari interventi antropici realizzati e da realizzare a livello comunale e sovracomunale, anche con l’eventuale adozione dei Piani Strutturali Associati.
I Piani Strutturali, in particolare, – si legge nella nota – avrebbero dovuto: “a) valutare la consistenza, la localizzazione e la vulnerabilità delle risorse naturali ed antropiche presenti nel territorio e indicare le soglie di criticità;
b) definire quali fabbisogni insediativi potevano essere soddisfatti dal POC attraverso la sostituzione dei tessuti insediativi esistenti, ovvero attraverso la loro riorganizzazione, addensamento o riqualificazione, e quali fabbisogni richiedono il consumo di nuovo territorio, non sussistendo alternative insediative nell’ambito del territorio già urbanizzato, nel rispetto dei limiti stabiliti dal Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, P.T.C.P. Nota a margine, presumiamo che la provincia di Crotone, nei prossimi mesi e nei limiti della sua capacità finanziarie, cercherà di dotarsi del piano territoriale di coordinamento provinciale o, in alternativa, del Piano Strategico Provinciale;
c) fissare i limiti e le condizioni di sostenibilità degli interventi e delle trasformazioni pianificabili;
d) individuare le infrastrutture e le attrezzature di maggiore rilevanza, per dimensione e funzione, e definire i criteri di massima per la loro localizzazione;
e) classificare il territorio comunale in urbanizzato, urbanizzabile e rurale;
f) individuare gli ambiti del territorio comunale, stabilendone gli obiettivi sociali, funzionali, ambientali e morfologici e i relativi requisiti prestazionali “.
Tutto questo non è avvenuto. Tutto questo non è avvenuto a Crotone. Questa nuova fase non è stata attuata e Crotone che, ancor’oggi, dopo anni rimane ancorata alla vecchia e superata pianificazione della cementificazione del suolo, consentendo una edificazione selvaggia con indici urbanistici non sostenibili e incompatibili che già, nel passato, avevano creato danni incalcolabili anche in termini di impermeabilizzazione e consumo di suolo oltre ad aver stravolto alcuni quartieri cittadini. – Continua la nota – Ne ricordiamo uno in particolare, il quartiere Tufolo/Farina.
E nonostante la predisposizione di una bozza, per noi inadeguata, del piano strutturale comunale, si è ritornati indietro riproponendo i vecchi e decaduti strumenti edilizi non aggiornati alle nuove norme e carenti in termini di sostenibilità e valutazione dei rischi delle azioni antropiche sull’ambiente. Si è ritornati, nel caso specifico, ai vecchi strumenti edilizi che erano stati redatti per favorire l’edificazione, l’espansione edilizia e non la riqualificazione, il recupero e la rigenerazione del tessuto urbanistico esistente. E per questo si continuano a perpetuare gli stessi errori. Quelli di sempre. E quindi con la validità dei vecchi strumenti di pianificazione, piano regolatore generale e piano di fabbricazione, nonostante l’applicazione della nuova normativa tecnica nazionale, si è continuato e si sta continuando a cementificare e a impermeabilizzare il suolo e a consentire rendite di posizione intollerabili e inaccettabili facilmente eliminabili se solo si passasse dal vecchio piano regolare al nuovo piano strutturale.
E oggi, come ieri, pur in presenza di un Sindaco che si era autoproclamato come l’uomo del cambiamento e del rinnovamento, si continua a non fare nulla. Un silenzio assoluto. E assordante . Senza proclami e senza annunci, lavorando concretamente ad un concorso internazionale di progettazione e di idee, bisogna mettere immediatamente mano al Piano Strutturale Comunale e, prima ancora, al Piano Comunale di Spiaggia, oltre che al Piano Urbano della Mobilità Sostenibile e, se fosse possibile, ad un Piano Comunale di Rigenerazione Urbana al fine di agevolare l’intercettamento delle risorse del PNRR e di ulteriori risorse derivanti dalla programmazione comunitaria. Senza trascurare la partecipazione attiva, e da protagonista assoluto, del Comune di Crotone alle attività che porteranno, o stanno portando, all’adozione del Piano Regolatore Generale del Porto.
Attività che non si può delegare assolutamente all’Autorità di Sistema Portuale del Mare Tirreno Meridionale e dello Jonio, in special modo per quanto riguarda l’ex Area Sensi e il Porto Vecchio. Porto Vecchio del quale va chiesto immediatamente la gestione condivisa con la stessa Autorità di Sistema Portuale, con la Capitaneria di Porto, con la Camera di Commercio e con la Provincia di Crotone. Da questo momento in poi il Piano Strutturale Comunale deve diventare un imperativo categorico. Nella consapevolezza che il governo del territorio, a cui, tra l’altro, il Sindaco non può assolutamente rinunciare pena abdicare al suo ruolo e alla sua funzione, senza adeguare gli strumenti urbanistici non è possibile e sta portando Crotone a diventare una realtà urbana sempre più isolata e sempre più marginale rispetto al resto delle realtà e dei contesti urbani italiani ed europei in cui quotidianamente , con i progetti e con le risorse della rigenerazione e della riabilitazione urbana, della transizione ecologica e digitale , si stanno sperimentando e si stanno realizzando nuove forme di aggregazione e di coesione sociale delle comunità . – Conclude la nota – Questo isolamento e questa marginalità Crotone non può permetterseli. Crotone ha bisogno di riaffermare il suo ruolo e la sua centralità all’interno del Mare Mediterraneo. In quel mare vi sono le radici della sua storia e delle sue tradizioni e, in quel mare, si trovano le fila , aggrovigliate e tutte da riannodare, del suo futuro.”

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