(Video), Don Mazzei parroco di Santa Rita: «Crotone viva nell’aiuto verso gli altri»

Crotone – Il Covid-19 ci fa paura, ci allontana. Ci fa chiudere in casa, ma altri non si ostinano a chiudere a chiave il proprio cuore che non va in lockdown. La nostra redazione vi racconta la tanta generosità che alberga nell’animo dei crotonesi.

Ci sono mani che aiutano e carezze che consolano. Rita da Cascia è conosciuta come la Santa degli impossibili, e anche Crotone rende onore alla mistica con una chiesa che porta il suo nome e che negli anni ha saputo accogliere e creare, dentro via XXV Aprile, una comunità florida e solidale con gli altri. Ogni mattina, infatti, c’è un panettiere che porta il pane per farlo distribuire a chi ne ha bisogno, specie in questo periodo di pandemia legata al Covid-19. «Il lockdown non è nuovo, e quindi abbiamo già le idee chiare – ci ha detto il parroco don Tommaso Mazzeiabbiamo un centro di ascolto in via Torino che ha svolto un servizio di distribuzione di bei alimentari. Ci sono tante famiglie e immigrati. In questo periodo abbiamo utilizzato una sala grande dove c’è molto spazio rispettando le distanze fisiche, per cui abbiamo aiutato tante famiglie, che abbiamo in elenco, e le nuove che si sono aggiunte. Abbiamo cercato di ascoltare tutti».

La distribuzione dei generi alimentari che vi è stata, e che continua, è frutto della generosità dei laici: «Anche alcuni gruppi facevano la spesa settimanalmente che non utilizzavamo chiamando le famiglie con bambini, perchè credo sia la cosa più importante, senza dimenticare le persone sole. Raggiungere le famiglie non è stato difficile grazie a questo elenco. Anche con l’aiuto di qualche ditta, a Pasqua ad esempio sono state donate alcune colombe, o uova di Pasqua, distribuite a chi è in difficoltà. Questo nuovo lockdown lo imposteremo qui dove c’è più spazio con i beni che ci arrivano mensilmente e che sono indirizzate alle famiglie che ne hanno diritto, e alle nuove famiglie che si aggiungono».

Ci sono risposte dai laici, dai centri di ascolto, e dalla Caritas parrocchiale. «Lo stile è quello di provvedere insieme – ha aggiunto – non tanto sul bisogno in sè, incontrando la persona in maniera che ci siano risposte anche a livello lavorativo. Molte persone anziane telefonano e ci chiedono delle donne di servizio».

Tra poco è Natale,  un momento di condivisione e di incontro, ma la pandemia quest’anno ce lo farà vivere in modo diverso, limitando gli affetti, la socialità e l’esteriorità; «Il Covid-19 ci chiede di non pensare come lo abbiamo vissuto, con molte attenzione verso le famiglie più povere. C’è biogno di una rete la dove ognuno vive. Io sto evangelizzando le persone a vivere con sobrietà le loro relazioni dentro casa, anche valorizzando la carità che è accoglienza reciproca. La solidarietà non è solo il bene materiale. Pensiamo gli ospedali, che non possono essere nemmeno raggiunti da una carezza o uno sguardo. Qualificare le relazioni nell’ascolto».

L’evangelizzazione dunque proposta da don Tommaso Mazzei è quella che parte dai quartieri della propria parrocchia, dai condomini, dall’incontro sul pianerettolo di casa: «Crotone sia con la mensa dei poveri e con on the road vive con l’aiuto verso gli altri. Sto invitando le persone ad aprirsi alla solidarietà del palazzo o del pianerottolo, alla solidarietà delle famiglie vicine. Anche se non si può andare nelle case, dobbiamo considerare il vicino di casa un invitato, portandogli il cibo. A volte non siamo attenti. Non c’è bisogno solo di aiutare chi non ha il pane materiale, ma accostarci alla solitudine. Voglio chiamare gli anziani soli, chiedere come stanno, questo per me è importante. Noi come disponibilità a livello sacerdotale, quando gli ammalati chiamano ci siamo. Questa solidarietà che genere fraternità rende le cose facili».

Un pensiero di don Tommaso, in conclusione, è stato rivolto anche ai lavoratori dell’Abramo CC il cui futuro è incerto:
«Queste persone dovrebbero trovare una risonanza anche a livello di città, di sacerdoti. Non sono soli. Sentendosi sostenuti da una popolazione che non può scendere in piazza per via del Covid. Bisogna trovare dei modi per cui noi ci facciamo portatori dei loro disagi».