Covid, il pediatra Capocasale: «Vaccinate i bambini ma organizziamo spazi idonei»

Al via le somministrazioni del vaccino anti-covid ai bambini tra i 5 e gli 11 anni. In Calabria le prenotazioni sono attive anche se si registrano alcune falle e non mancano le incognite su come verrà gestita la campagna vaccinale.

L’unica cosa certa è che vaccinare i più piccoli sembra essere per i pediatri la scelta migliore in questo particolare momento dell’emergenza. «I bambini – spiega il dottore Giovanni Capocasale, responsabile nazionale Simeup – rappresentano un anello aperto di una lunga catena di interventi che ci permetterebbero di tenere lontano il virus e soprattutto la sua diffusione e la sua virulenza. Essendo un anello aperto chiaramente il virus può diffondersi e prendere più forza proprio tramite loro, i bambini stanno in famiglia e in comunità per cui diventano veicolo più presente per far girare il Covid».

Nessuna paura, quindi, secondo Capocasale nel vaccinare i propri figli: «Il rapporto rischio-beneficio è tutto a favore del beneficio. Per definizione qualsiasi tipo di vaccino permette di evitare la malattia e da questo aspetto ci sono le indicazioni affinché in tutta tranquillità possono vaccinarsi, ma ricordiamo che anche gli adulti e gli adolescenti devono farlo».

Il pediatra ricorda inoltre che gli effetti collaterali del Pfizer nella fascia d’età 5-11 anni, sono lievi e i dati di Israele e America non fanno registrare nessuna reazione avversa. «Il bambino – continua Capocasale – contrae il Covid come gli adulti anche se per natura non presenta nella maggior parte dei casi un quadro clinico preoccupante, ma può succedere, ci sono stati morti, ci sono i reparti degli ospedali pediatrici con molti bambini ricoverati. Quindi vacciniamoci tutti e seguiamo le regole che già conosciamo: distanziamento, mascherina e lavaggio delle mani».

Insomma, non preoccupa il vaccino ma la gestione della campagna sì, e il dottore Capocasale evidenzia non solo le conseguenze di una«cattiva informazione» che sicuramente non aiuta adulti e genitori a decidere di vaccinarsi o vaccinare i propri figli ma soprattutto le mancanze nella gestione della diffusione dei vaccini e della inoculazione. I pediatri di famiglia in realtà non sono stati coinvolti a 360° e il risultato è che, ancora una volta, la medicina territoriale viene penalizzata.

E così succede che i pediatri denunciano le prime difficoltà oggettive visto le varie fasi necessarie per l’acquisizione delle dosi: dalla fila presso la farmacia territoriale, passando per il trasporto e la conservazione delle fiale fino a una quotidianità lavorativa propria di uno studio pediatrico. Non sono da sottovalutare poi neanche le indicazioni per le somministrazione. Da una fiala di Pfizer si ricavano 10 inoculazioni. La scelta migliore sarebbe quella di aprire le porte degli hub vaccinali ai medici pediatri e allestire sale ad hoc per i piccoli in modo da garantire sicurezza e tranquillità a genitori e bambini.