“I tassi di infezione tra gli individui vaccinati erano solo leggermente inferiori a quelli del gruppo di controllo”, spiega il professor Regev-Yochay.
La quarta dose di vaccino Pfizer o Moderna aumenta il numero di anticorpi, ma ha una bassa efficacia contro l’infezione da Omicron. È questo, in sintesi, il risultato provvisorio di un nuovo studio condotto dall’israeliano Sheba Medical Center (classificato tra i 10 migliori ospedali al mondo da ‘Newsweek’ negli ultimi quattro anni) e pubblicato oggi dal ‘New England Journal of Medicine’.
“Un mese dopo la somministrazione- si legge in un comunicato dello Sheba Medical Center (per informazioni clicca quihttps://www.shebaonline.org/about-us/)– i risultati provvisori indicano che la quarta dose dei vaccini Pfizer e Moderna inducono una risposta anticorpale ma offrono una protezione moderata contro l’infezione sintomatica tra gli individui vaccinati giovani e sani rispetto a quelli vaccinati solo con una terza dose”.
Fa sapere quindi il professor Gili Regev-Yochay, direttore dell’Unità di prevenzione e controllo delle infezioni e ricercatore capo dello studio: “Tra i circa 600 partecipanti, 270 dei quali hanno ricevuto una quarta dose del vaccino Pfizer o del vaccino Moderna, non abbiamo riscontrato differenze, sia in termini di livelli di anticorpi IgG sia in termini di livelli di anticorpi neutralizzanti, che hanno raggiunto un livello simile a quello misurata un mese dopo la somministrazione della terza dose”.
Anche in termini di efficacia del quarto vaccino (sia Pfizer che Moderna) contro le infezioni, gli esperti hanno poi riscontrato che “i tassi di infezione tra gli individui vaccinati erano solo leggermente inferiori a quelli del gruppo di controllo”, spiega il professor Regev-Yochay.
Tuttavia, va sottolineato che la terza dose è “estremamente importante per chi non ha ancora contratto il Covid-19 e la quarta è molto probabilmente importante per le popolazioni con fattori di rischio per le quali un quarto vaccino proteggerebbe da gravi malattie”.
Questo studio si aggiunge a una serie di studi condotti da Sheba con l’obiettivo di fornire “una base scientifica per la gestione di una pandemia che ha provocato il caos in tutto il mondo. Grazie alla coorte di Sheba e alla pletora di dati che abbiamo accumulato dall’inizio della pandemia, continuiamo a condurre studi internazionali che fanno luce sul comportamento del virus e sull’efficacia dei vaccini- conclude il professor Regev-Yochay- e servono i decisori nel determinare la politica sanitaria in Israele e nel mondo”.
«Agenzia DiRE»

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