Crotone, cellulari in carcere e soffiate ai detenuti: arrestato agente, il plauso del Coisp/Mosap

L’operazione della Squadra Mobile ha interrotto un sistema illecito che andava avanti da anni. La sigla sindacale elogia il lavoro degli investigatori e dei colleghi onesti.

A cura di Redazione
19 dicembre 2025 06:06
Crotone, cellulari in carcere e soffiate ai detenuti: arrestato agente, il plauso del Coisp/Mosap  -
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Un appartenente alla Polizia Penitenziaria è stato arrestato dalla Squadra Mobile di Crotone con l’accusa di aver introdotto telefoni cellulari in carcere, fornito soffiate, favorito rapporti illeciti con l’esterno e garantito favori ai detenuti in cambio di denaro. Un’attività illegale strutturata che, secondo gli inquirenti, andava avanti da tempo e che sarebbe stata portata avanti sfruttando il ruolo e le mansioni dell’agente, addetto anche ai colloqui.

Le indagini, durate circa due anni, hanno consentito di delineare un quadro definito dagli investigatori come quello di un vero e proprio “professionista dell’illegalità”, capace di offrire ai detenuti e ai loro familiari una serie di servizi illeciti a pagamento. Tra le ipotesi di reato contestate figurano corruzione, rivelazione di segreti d’ufficio e l’introduzione di strumenti di comunicazione vietati all’interno della struttura carceraria, con evidenti rischi per la sicurezza interna e per l’incolumità degli agenti.

Sulla vicenda è intervenuta con una nota la Segreteria Provinciale COISP/MOSAP di Crotone, che ha espresso parole di elogio per l’operato della Squadra Mobile e per i colleghi che hanno contribuito a portare alla luce il sistema illecito. Secondo la sigla sindacale, l’arresto rappresenta un segnale chiaro di legalità e tutela il lavoro di migliaia di poliziotti onesti che ogni giorno svolgono il proprio servizio con sacrificio, contrastando il malaffare anche quando, purtroppo, questo si annida all’interno delle stesse istituzioni.

Per COISP/MOSAP, l’operazione restituisce dignità al corpo della Polizia Penitenziaria e riafferma il principio che chi tradisce la divisa per interesse personale, mettendo a rischio colleghi e detenuti, deve rispondere delle proprie azioni davanti alla giustizia. Un risultato che, sottolinea il sindacato, rafforza la fiducia nello Stato e nel lavoro delle forze dell’ordine impegnate quotidianamente sul territorio.

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