Emergenza sanitaria, salute, cultura e ripartenza, ne parla la senatrice Margherita Corrado.
A pochi giorni dall’inizio della Che ne pensa della situazione che l’Italia sta attraversando?
Come tutti, non avrei mai pensato, tre mesi fa, di veder cambiare la realtà sotto i miei occhi fino a questo punto e in così breve tempo. L’ansia e la curiosità si mescolano in continuazione, insieme alla consapevolezza, come poche altre volte, di vivere una situazione che avrà un suo posto nella storia di questo secolo, in Italia e nel resto del mondo. Rifletteremo dopo, però; ora è necessario che ciascuno faccia del proprio meglio, sia nella dimensione personale sia in quella sociale, anche in relazione al ruolo che svolge.
Ritiene che il Governo stia facendo tutto il possibile? E l’Europa?
Sono convinta che tutti, nell’esecutivo, dal Presidente Conte in giù, si stiano impegnando al massimo delle loro forze e capacità. La situazione è inedita e certamente molto difficile da gestire, occorre grande coraggio e lucidità anche solo per provarci, data l’altissima responsabilità. E credo che l’Europa, al netto degli egoismi e delle diffidenze che non ci facciamo mai mancare, abbia capito di trovarsi di fronte ad una sfida ad alto rischio per tutti, che non si affronta adeguatamente e soprattutto non si vince cercando vittime sacrificali ma solo facendo fronte comune. Se poi il concetto non fosse del tutto chiaro, o ci fossero ripensamenti, sta al nostro Governo riportare i governanti degli altri Paesi nella giusta prospettiva.
Qual è il campo su cui lei interverrebbe con più energia?
Prioritari sono il sostegno al reddito fintanto che non sarà passata l’emergenza epidemiologica e subito dopo il rilancio dell’occupazione.
Crisi sanitaria, crisi economica o crisi sociale, quali sono i rimedi?
Auspico il ritorno ad una sanità statale, dal momento che oggi lo scenario di una pandemia come il Covid-19 non è più ipotetico ma si è drammaticamente concretizzato e la qualità della risposta del Paese, nella difesa della salute dei cittadini, deve necessariamente essere univoca dovunque essi risiedano. La crisi sociale è conseguenza diretta della crisi economica, fonte di difficoltà oggettive che per molti italiani compromettono finanche la possibilità di provvedere ai bisogni quotidiani primari, per sé e famiglia. Si rende necessario osare, rispondendo ad una situazione eccezionale con misure economiche fuori dell’ordinario, che consentano a tutti di guardare al futuro con inevitabile incertezza ma senza disperare, poiché il carattere universale della minaccia e lo sforzo collettivo che impone potrebbero condurre ad una società meglio attrezzata a rispondere alle sfide, vecchie e nuove, grazie al parziale ripensamento del proprio modello.
La Calabria rischia il tracollo, dove e come intervenire?
Non avendo alcuna fiducia nell’attuale giunta regionale, posso solo auspicare un radicale rinnovamento morale dei calabresi (ma l’auspicio non basta, occorrendo piuttosto, per l’attesa di un miracolo, un atto di fede). Non c’è altro antidoto, temo, all’autodistruzione già innescata dalla corruzione che da tempo dilaga in ogni settore della società calabrese, nel privato come nel pubblico, così da rendere titanica l’impresa di chi tenta di arginare la storica criminalità organizzata che si è giovata di queste dinamiche per incrementare oltremisura il proprio potere. L’assalto al territorio calabrese a scopo di predazione delle risorse naturali, in corso negli ultimi due decenni, è successivo all’assedio alle coscienze dei cittadini, che presuppone portato e vinto, sostanzialmente. Perciò, qualsiasi intervento a sostegno del lavoro e della sanità, per citare solo i due ambiti che in Calabria gridano aiuto con maggior forza, si rivelerà inefficace se la maglia strettissima attraverso la quale sarà fatto passare ciò che viene erogato per raggiungere i cittadini in condizione di bisogno, tratterrà e indirizzerà nelle tasche di pochi la maggior parte delle risorse, ingrassando ulteriormente gli ingranaggi della macchina che stritola.
Crotone corre il rischio di un definitivo affossamento? quali i rimedi?
La mia risposta non è diversa da quella che avrei dato ante-pandemia: prima di investire un solo euro a Crotone, la città deve decidere quale futuro vuole per sé o, meglio ancora, se vuole un futuro, conscia che qualsiasi scelta implica la rinuncia ad altre innumerevoli strade per concentrare le energie di tutti su quella ritenuta più idonea in una prospettiva che non può non essere collettiva e a lungo termine. Crotone era ad un bivio già prima di marzo 2020 e tanto più oggi: se accetta di continuare a servire i signori della morte (rifiuti ed energia), sacrificando altro territorio agricolo e continuando ad inquinare acqua e aria in mille modi diversi, si voterà alla rovina anche materiale (quella morale è già in atto), poiché le ricadute sul piano della salute e dell’ambiente ne faranno una città spettrale. Personalmente, auspico una virata di 180° nella direzione opposta, ammesso si sia ancora in tempo, convinta come sono che la sua posizione strategica in area mediterranea e le peculiarità culturali del Marchesato lo consentano, a patto di smetterla di consumare suolo aggiungendo altro cemento e accumulando altri rifiuti.
E sulla cultura, come si deve intervenire secondo lei?
Innanzi tutto è fondamentale che chi decide per tutti non approfitti dell’occasione per rendere definitiva, nel Paese, la tendenza alla statalizzazione delle perdite e alla privatizzazione dei profitti, tentazione già in atto da tempo, come dimostra il favore che le fondazioni di partecipazione hanno incontrato negli ultimi anni, dominati da un rapporto pubblicoprivato tutto sbilanciato a favore del secondo. La cultura come strumento di crescita personale e anche di educazione alla cittadinanza, dunque scuola di libertà, ha ceduto il passo alla logica becera della cultura come petrolio, cioè merce che si compra e si vende, la cui dignità e giustificazione è proporzionale alla capacità di generare profitti. Bisogna tornare sui propri passi e, recuperato il suo senso vero, far dialogare la cultura con le diverse manifestazioni della modernità, in modo che, arricchita da tali stimoli, possa generare nuove dinamiche culturali e continuare ad accompagnare il cammino dell’umanità.