Dissequestrata l’Aviosuperficie “Franca” di Cotronei: la verità dopo anni di ingiustizie
Dopo un incidente senza conseguenze, la pista era stata sequestrata ingiustamente, bloccando lavoro, investimenti e sviluppo locale. Giovanni Baffa: «La libertà torna, ma il danno resta»

Dissequestrata l’Aviosuperficie “Franca” di Cotronei: la verità dopo anni di ingiustizie. Dopo un incidente senza conseguenze, la pista era stata sequestrata ingiustamente, bloccando lavoro, investimenti e sviluppo locale. Giovanni Baffa dichiara: «La libertà torna, ma il danno resta». Tutto nasce da un piccolo “fuori pista” di un velivolo ultraleggero. Un episodio comune, risolvibile con una semplice nota tecnica. In Calabria, però, quell’evento ha provocato un vero terremoto: il sequestro dell’Aviosuperficie “Franca”, con conseguenze devastanti per l’economia locale. Dopo anni di battaglie legali, la pista è finalmente stata dissequestrata, ma il danno umano, morale ed economico rimane una ferita aperta. Il 17 luglio 2023, intorno alle 11:00, il pilota Gemma Andrea, ai comandi di un Flight Design CT2K (I-7032), stava effettuando un volo a vista con un passeggero e bagagli. Nonostante condizioni ideali e procedure rispettate, l’atterraggio non ottimale ha costretto il pilota a riattaccare. Il velivolo ha terminato la corsa nella vegetazione senza feriti, danni a terzi o perdite di carburante.
Un episodio di fattore umano, comune in ambito aeronautico, che il D.M. 01.02.2006 attribuisce al pilota, e che non avrebbe mai dovuto trasformarsi in un caso giudiziario. Invece di chiudersi come una normale annotazione tecnica, l’episodio è stato trattato come un disastro aereo, con conseguente sequestro preventivo dell’Aviosuperficie. Nessuna prova di pericolo o irregolarità concreta, ma un apparato giudiziario più interessato alla scena che alla sostanza. Giovanni Baffa racconta: “Siamo stati trattati come colpevoli senza processo. È stato un atto punitivo, privo di logica e proporzione. Nessuno ha voluto capire, nessuno ha voluto ascoltare.” Decine di posti di lavoro bloccati, milioni di euro di investimenti azzerati, un territorio privato del suo fiore all’occhiello. La perizia tecnica affidata al CTU del Tribunale avrebbe dovuto chiarire i fatti. Invece, alcune dettagliate interpretazioni hanno gonfiato elementi irrilevanti, come la temporanea assenza di una delle tre maniche a vento, trasformando la tecnica in pretesto per il sequestro.
L’Aviosuperficie “Franca” era una piattaforma di sviluppo industriale e tecnologico, scelta da Leonardo S.p.A. per attività sperimentali e addestramenti. Il sequestro ha interrotto collaborazioni strategiche e bloccato la crescita di un territorio pronto a dimostrare il suo valore. Giovanni Baffa commenta: “Abbiamo provato vergogna, non per colpe nostre, ma per un Paese che non sa difendere le sue eccellenze.” Dopo anni di silenzi e rinvii, il Tribunale ha disposto il dissequestro integrale, confermando l’assenza di irregolarità sostanziali e restituendo dignità a una struttura e a una famiglia profondamente colpite. “Era come se l’aria stessa ci restituisse il diritto di esistere. Nessuno potrà capire cosa significa vedere il proprio lavoro sigillato, e poi, finalmente, sentire che la verità ha vinto.” Baffa annuncia passi concreti: presentazione di istanza al CSM per valutare l’operato dei magistrati coinvolti e possibile ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, per tutelare i diritti di proprietà, libertà economica e dignità personale.
La vicenda dell’Aviosuperficie “Franca” simboleggia un fallimento istituzionale, dimostrando quanto la giustizia possa colpire più duramente di qualsiasi errore umano. Giovanni Baffa lancia un appello chiaro e forte: “Chiedo rispetto. La Calabria e il Sud non possono più essere lasciati soli. Ogni giorno di silenzio istituzionale è un giorno in cui muore un pezzo del futuro di questa terra. La libertà non può essere un’eccezione, deve tornare ad essere la regola.” L’Aviosuperficie “Franca” torna finalmente libera, simbolo di rinascita e resilienza, ma la lezione rimane: la verità, anche se tardiva, trova sempre la sua strada.