Don Pino Caiazzo (Vescovo Cesena-Sarsina): "La speranza è una fiamma fragile che chiede cura, silenzio, custodia"

Un Natale con spirito leggero, rivolto al futuro: le parole di "Don Pino" , sempre vicino al territorio crotonese

A cura di Redazione
23 dicembre 2025 07:30
Don Pino Caiazzo (Vescovo Cesena-Sarsina): "La speranza è una fiamma fragile che chiede cura, silenzio, custodia" -
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Carissimi, anche quest’anno il Signore ci concede di avvicinarci al Santo Natale, mistero di luce e di grazia. Ogni uomo, credente o lontano, in qualche modo ne percepisce il richiamo: il mondo si illumina, le case si adornano, le strade brillano.

Ma noi cristiani sappiamo che, oltre alle luci che si affievoliscono, c’è una Luce che rimane: la Luce che viene dall’alto, il Cristo Gesù, venuto ad abitare la nostra notte per trasformarla in giorno. Mentre si impiega freneticamente il tempo per rendere più belli i luoghi che abitiamo, per colmare desideri e appagare i sensi, alla ricerca della migliore atmosfera, noi siamo invitati a un gesto più semplice e più vero: aprire la capanna nascosta del cuore, povera, spoglia, ma capace di accogliere il Signore della Vita.

In quella povertà Egli ama dimorare. In quella miseria Egli porta la sua bellezza. In quella fragilità pone la sua forza. Il suo nome è Gesù, il Dio-con- noi. Il tempo che ci conduce a questo incontro si chiama Avvento: tempo di attesa, di silenzio vigilante, di desiderio purificato. Vorrei vivere queste quattro settimane con ciascuno di voi: con i piccoli e con i giovani, con gli adulti e gli anziani, con chi porta nel corpo o nel cuore la sofferenza, con chi è rimasto ai margini della fede o ne è distante. Dicembre ci chiede di guardare con verità il nostro tempo: un tempo ferito, segnato da guerre, violenze, ingiustizie e disperazioni.

Una cultura di morte sembra farsi spazio nelle relazioni, nei pensieri, negli affetti. Eppure, nella notte più oscura, Dio accende una fiamma. Il Natale ci annuncia che Gesù viene oggi, proprio dentro questo mondo stanco e smarrito. Viene per risvegliare in noi la vigilanza, per rinnovare l’attesa, per ridestarci alla possibilità di un mondo nuovo. E questo mondo nuovo nasce dal nostro io più recondito, quando ci lasciamo abitare dal suo amore: un amore che dilata il cuore, scioglie la durezza, rialza dalla disperazione e conforta con lo sguardo di chi sa attraversare le acque tempestose senza affondare. Concluderemo l’Anno del Giubileo, l’Anno della Speranza (1Tm 1,1), chiedendo al Signore di riaccenderla nei nostri cuori, perché possiamo tornare a riconoscerci fratelli, figli amati sotto lo stesso cielo. Per noi credenti il Natale non può che essere Santo. Troppo spesso festeggiamo l’effimero, rischiando di smarrire il senso profondo: Dio che entra nella storia, facendosi carne nel grembo della Vergine Maria. Questo è il cuore: Dio viene.

E viene per noi. Siamo stati chiamati da Papa Francesco ad essere “viandanti di speranza”. La speranza è una fiamma fragile, che chiede cura, silenzio, custodia, per continuare a brillare nella notte del nostro mondo disincantato. Vi auguro un Santo Natale. Nel frattempo spero di incontrarvi nei vostri luoghi di lavoro, nelle piazze dove benedirò i presepi, nei luoghi della sofferenza — l’ospedale, il carcere di Forlì, le case di riposo — e nelle nostre chiese, dove celebreremo la Veglia e il Giorno Natale del Signore. Vi abbraccio e vi benedico.

Don Pino, Arcivescovo di Cesena-Sarsina

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