La vicenda dello “Scida” e la relativa querelle con il Ministero dei Beni culturali, la Sovrintendenza e la città di Crotone non è più un fatto contingente allo sport, così come non costituisce più una vicenda dedicata solo agli “addetti ai lavori”.
La vicenda dello “Scida” è diventata, oramai, lo specchio riflesso della condizione di arretratezza della nostra città.
Il dibattito che si è svolto, ieri, nella Sala consiliare del Comune di Crotone, voluto dal Sindaco Pugliese che ha risposto all’appello lanciato da noi giornalisti ha acceso i riflettori su quanto questa città sia debole e divisa, ed è più debole proprio perché è sempre più divisa.
È vero, ce lo portiamo dietro dai tempi di Pitagora, in questa città non c’è mai stata una classe dirigente, politica e non, che abbia saputo ammainare le bandiere che la dividono per indossare la stessa maglia con i colori di Crotone.
Quante volte abbiamo chiesto, invocato, pregato di fare gioco di squadra, lo abbiamo chiesto alla città, alla sua gente, ai suoi imprenditori, ai suoi sindacati, alla sua politica…
Quante volte lo abbiamo fatto…
Quante volte abbiamo fallito!
Ci sarebbe quasi da innalzare bandiera bianca per arrendersi a chi vuol fare di Crotone, convinto di poterlo sempre fare, ciò che vuole e non farle fare ciò che non vuole.
Ma l’amore che proviamo per questa città non ci consente di capitolare, non ci consente di smettere di lottare, non ci consente di deporre le armi, ma ci spinge ad andare avanti e a lottare ancora.
Ma per poter sperare nella vittoria, dobbiamo, tutti insieme, politici e cittadini, abbattere tutti quei muri costruiti intorno a Crotone e che impediscono alla città di poter crescere, ma soprattutto quelli realizzati dentro Crotone, quelli che ci dividono quotidianamente, così da impedirci di poterci incontrare e camminare insieme.
Ho fatto un sogno: ho sognato che Crotone ritrovi la sua gloria passata, che i crotonesi diventino di nuovo “falange”, che questo popolo scopra, anzi, riscopra, il gusto dello stare insieme.
Lo so, me lo dite sempre, sono il solito inguaribile sognatore, ma, come dice Paulo Coelho “Il mondo è nelle mani di coloro che hanno il coraggio di sognare e di correre il rischio di vivere i propri sogni”.
Antonio Gaetano