Gli squali nel Crotonese e nello Ionio: un patrimonio naturale da conoscere e proteggere

"Dal Circolo IBIS per l’Ambiente desideriamo offrire un quadro scientifico chiaro ed equilibrato", si legge nella nota

A cura di Redazione
17 novembre 2025 21:00
Gli squali nel Crotonese e nello Ionio: un patrimonio naturale da conoscere e proteggere -
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Riceviamo e pubblichiamo - Gli squali nel Crotonese e nello Ionio: un patrimonio naturale da conoscere e proteggere Negli ultimi tempi, lungo la costa crotonese si sono registrate alcune catture e diversi avvistamenti di squalo mako (Isurus oxyrinchus), suscitando curiosità e preoccupazione tra i cittadini. Dal Circolo IBIS per l’Ambiente desideriamo offrire un quadro scientifico chiaro ed equilibrato su cosa significhi realmente la presenza di questi predatori nei nostri mari, con particolare riferimento al Mar Ionio: approfondiremo la loro etologia, il ruolo che ricoprono negli ecosistemi e l’importanza della loro conservazione. Il mako è uno degli squali più affascinanti del Mediterraneo.

Appartenente alla famiglia dei Lamnidi, la stessa del grande squalo bianco, si distingue per una fisiologia straordinariamente specializzata. È infatti tra gli squali più veloci al mondo, grazie alla perfetta idrodinamica del corpo, alla muscolatura potente e alla capacità di parziale endotermia, che gli permette di mantenere la temperatura dei muscoli e degli organi interni più elevata rispetto a quella dell’acqua. Ciò aumenta l’efficienza del nuoto e la rapidità di reazione. Non sorprende quindi che questo squalo sia in grado di compiere salti spettacolari fuori dall’acqua, soprattutto durante la predazione. Nel Mediterraneo vive però una popolazione di mako piccola e geneticamente isolata, classificata come “in pericolo” dall’IUCN. Questa specie presenta una crescita molto lenta, con femmine che raggiungono la maturità sessuale solo dopo i 18 anni, e una bassa fecondità.

La riproduzione avviene attraverso l’ovoviviparità a oofagia: gli embrioni crescono all’interno dell’utero e si nutrono delle uova non fecondate prodotte dalla madre, un processo estremamente dispendioso dal punto di vista energetico. Queste caratteristiche rendono la popolazione mediterranea particolarmente vulnerabile alla pesca accidentale e alla diminuzione degli adulti riproduttori. Le catture di giovani esemplari, pur offrendo preziose informazioni scientifiche sulla distribuzione, sulle possibili aree nursery e sulla struttura demografica della specie, generano forte preoccupazione: ogni perdita precoce rischia di compromettere ulteriormente la già fragile capacità di recupero della popolazione. Perché i giovani mako arrivano vicino alla costa? Le acque ioniche possono essere considerate una vera e propria “nursery naturale”. I giovani squali, nelle prime fasi della loro vita, cercano aree dove crescere con minori rischi. Le coste del Crotonese e più in generale dello Ionio offrono condizioni ideali: -acque relativamente poco profonde, dove i grandi predatori sono più rari; -abbondanza di piccoli pesci di cui nutrirsi; -fondali diversificati, con alternanza di zone rocciose, sabbiose e praterie di Posidonia. Per i giovani mako, questi ambienti rappresentano un rifugio naturale. La loro presenza vicino alla riva non è dunque legata all’uomo, ma alle dinamiche ecologiche che guidano la loro crescita.

Non c’è solo il mako: gli altri squali dello Ionio Benché se ne parli poco, il Mar Ionio ospita da millenni diverse specie di squali, tutte fondamentali per l’equilibrio marino: Verdesca (Prionace glauca): lo squalo più comune del Mediterraneo, dal caratteristico colore blu brillante, che vive prevalentemente in mare aperto ed è un instancabile migratore. Squalo volpe (Alopias vulpinus): riconoscibile dall’incredibile coda allungata, utilizzata come frusta per stordire le prede. È una specie timida e raramente avvistata sottocosta. Squalo capo piatto (Hexanchus griseus): uno squalo “antico”, appartenente a linee evolutive risalenti a milioni di anni fa. Vive in profondità e si avvicina alla costa soprattutto di notte. Squalo bianco (Carcharodon carcharias): forse il più noto, ma anche il più frainteso. Nel Mediterraneo sopravvive una piccola popolazione, assai diversa da quelle oceaniche, e gli avvistamenti sono estremamente rari. Queste specie convivono da sempre nel nostro mare. Sono poco visibili non perché assenti, ma perché molte conducono una vita pelagica o profonda, lontano dalle zone costiere frequentate dall’uomo. Gli squali non sono “mostri”: sono ingranaggi fondamentali dell’ecosistema.Come ricorda il presidente del Circolo IBIS per l’Ambiente, Girolamo Parretta, «pensiamo spesso agli squali come animali pericolosi, ma la realtà è l’opposto: sono loro a essere in pericolo, e noi abbiamo bisogno di loro più di quanto immaginiamo».

Gli squali sono infatti predatori al vertice della catena alimentare e svolgono un ruolo cruciale nel mantenimento dell’equilibrio ecologico. Regolano le popolazioni di pesci, limitano la diffusione di specie opportuniste e contribuiscono alla stabilità degli ecosistemi.«Dove ci sono squali, c’è equilibrio. Dove mancano, il mare cambia — e non in meglio. Proteggerli significa proteggere lo Ionio.»Oggi, molti squali mediterranei sono gravemente minacciati dalla pesca e dal bycatch, cioè dalle catture accidentali che colpiscono soprattutto i giovani individui. Ogni mako o squalo volpe finito in una rete rappresenta una perdita per l’intero ecosistema. Per questo, aggiunge Parretta, «invitiamo cittadini, pescatori e istituzioni a guardare questi animali con occhi diversi. Non sono nemici né pericoli da eliminare: sono sentinelle antiche, essenziali alla salute del nostro mare». La presenza di squali — inclusi i giovani mako recentemente osservati nel Crotonese — è dunque un segnale positivo: indica che il Mar Ionio conserva ancora vitalità, biodiversità e importanti potenzialità future. «Sta a noi — conclude Parretta — preservare questo patrimonio prima che sia troppo tardi.»

Circolo Ibis per l'ambiente OdV

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