Secondo la tradizione, gli ultimi tre giorni di gennaio o, in alcune località, gli ultimi due di gennaio ed il primo di febbraio, sono i giorni della merla, ovvero i più freddi dell’anno.
Solo leggenda? Analizzando le misure delle stazioni meteorologiche, ecco la risposta del Centro Studi per il Monitoraggio e la Modellazione Ambientale del Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente Unical.
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Le previsioni per la primavera
La tradizione, in realtà, assegna anche abilità predittive ai giorni della merla: se sono freddi, avremo una bella primavera, se sono caldi, la primavera arriverà in ritardo. Questa superstizione è simile ad altre esistenti in Europa e nord America nello stesso periodo (si pensi al giorno della Marmotta, celebrato alla Candelora, il 2 febbraio) e fa un po’ sorridere, se si pensa agli sforzi che oggi meteorologi e climatologi dedicano alle previsioni stagionali, cioè con orizzonte temporale di uno o più mesi.
I modelli per le previsioni a lungo termine si basano su aspetti della variabilità del sistema terrestre che hanno scale temporali lunghe (da mesi ad anni) e sono, in una certa misura, prevedibili. Il più importante di questi è il ciclo ENSO (El Nino Southern Oscillation).
Il Climate Change Service (C3S) di Copernicus fornisce regolarmente previsioni stagionali a livello globale basate su un ensemble di sistemi all’avanguardia. Per il trimestre febbraio-aprile 2022 C3S prevede per l’Italia piogge nella media o leggermente al di sotto e temperature con buona probabilità al di sopra delle medie del periodo.
Fonti dei dati:
– National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA)
– Sistema nazionale per l’elaborazione e diffusione di dati climatici, SCIA – ISPRA, stazioni sinottiche
– Centro Funzionale Multirischi – ARPACAL
– Copernicus Climate Change Service (C3S)