Riceviamo e pubblichiamo – Il documentario, diretto da Maria Alba e Graziana Saccente, affronta la questione dell’identità italoalbanese, estremamente complessa e ancora oggi non completamente risolta e accettata. Storicamente, gli Arbëreshë sono la minoranza italo-albanese presente da più di seicento anni nel Sud Italia, discendenti dagli albanesi che soprattutto a partire dal XV secolo furono costretti a lasciare la propria terra in seguito all’invasione ottomana.
Fino al secolo scorso le comunità arbëreshë custodivano ancora dei tratti distintivi che le caratterizzavano rispetto ad altre realtà del Meridione, ma negli ultimi sessant’anni molto è andato perduto: le parole contaminate, la ritualità cambiata, i luoghi dimenticati. Nonostante questo, gli Arbëreshë rappresentano ancora oggi il più grande esempio di interculturalità in Italia, per tanti ancora del tutto sconosciuto.
HORA offre un punto di vista autentico e personale sull’evoluzione attuale di questa minoranza, attraverso le riflessioni della protagonista Anastasia, una giovane donna nata a San Nicola dell’Alto, un piccolo paese calabrese di origine arbëreshë. Qui Anastasia ha trascorso la sua adolescenza, ma da più di quindici anni vive a Bologna. Ogni estate affronta il suo lungo viaggio in treno per tornare a casa, attraversando l’Italia da nord a sud, tra cambi, coincidenze e conversazioni, quasi come un rituale sacro verso la propria terra. Questa volta però Anastasia decide di condividere il viaggio con un’amica: inizia un’avventura che la porterà ad aprire le porte della sua interiorità e a riscoprire quel mosaico di culture che la contraddistingue.
«Hora è una parola arbëreshë che ha molti significati e che in italiano non trova una traduzione univoca» – spiegano le autrici – «in arbëreshë, Hora significa “Paese”, ma simbolicamente rappresenta anche il legame con la propria comunità. Infatti, la protagonista dice in abëreshë: “Hora è comunità, è senso di appartenenza, è gjitonia (il vicinato), è il bar sotto casa, è famiglia”». Passato e futuro si intrecciano con intensità e poesia in questo documentario on the road: «Il lungo viaggio in treno da nord a sud di due amiche d’infanzia è una metafora nel tempo per rivivere in chiave moderna quella condizione di emigrante, ripercorrere il cammino verso le origini e confrontarsi nuovamente con la propria storia» – dichiarano le registe – «Ciò che abbiamo cercato di dire con questo documentario è che la cultura arbëreshë bisogna viverla, conoscerla e trasmetterla per far sì che non venga dimenticata»