Nel 2022 oltre il 60% della popolazione non si è mai recata al cinema. Complice la pandemia, le sale cinematografiche nel primo semestre di quest’anno hanno registrato una “marcata flessione” tanto nell’ampiezza della platea cinematografica (ridotta del 35%) quanto nella frequenza con la quale il pubblico si reca in sala: quasi dimezzati risultano i fruitori regolari, mentre i saltuari si sono ridotti di oltre un terzo.
Seppure più esigui in termini demografici, a trainare la frequenza risultano oggi i segmenti giovanili, le famiglie con bambini e i residenti nelle grandi città. È quanto emerge dal Report Swg del ministero della Cultura ‘Gli italiani e il cinema’ presentato oggi a Venezia.
PANDEMIA E MANCANZA DI TEMPO – Secondo il rapporto i motivi che hanno allontanato il pubblico dalle sale nel 2022 risultano ancora legati in primis alla pandemia: con prevalenza tra i più anziani e nelle grandi città, una vasta parte di pubblico si è tenuta alla larga per timore di contrarre il virus (47%), o in misura minore (20%), perché viceversa infastidito dalla profilassi sanitaria (mascherine, Greenpass eccetera). “Ciò lascia presagire che una quota rilevante possa rientrare in sala con il ritorno alla ‘normalità’- si legge- ma va tenuto conto anche del tempo che passa (un 20% afferma di non essersi recato in sala per aver perso l’abitudine, di non pensarci più, un 15% di essersi impigrito, di uscire meno) e del quadro economico delle famiglie (per il 40% dei ceti fragili si tratta di un passatempo ormai proibitivo), oltre a una insoddisfazione di una parte dei cinefili verso la qualità dell’odierna offerta di film (15%)”.
Oltre alla pandemia, anche la mancanza di tempo libero sembra essere uno dei motivi che allontanano dalle sale. Dalla ricerca emerge infatti che 4 italiani su 10 riportino come motivazione una carenza di tempo libero: quota che diviene maggioritaria tra i 30 e i 60 anni d’età.
LE STIME PER L’AUTUNNO – Ma rispetto alle proiezioni del prossimo autunno lo scenario è più incoraggiante e stima “un aumento del 51% di fruitori rispetto al primo semestre del 2022, approssimandosi ai livelli pre-Covid in termini di fruizione sia occasionale (55%) sia regolare (4%)”. Tra coloro che hanno smesso di andare al cinema in pandemia, rientrerebbero così in sala 3 spettatori su 4, mentre tra i rejector storici, soltanto 1 su 10 si dice interessato.
I GENERI PREFERITI – Sul podio dei generi preferiti si confermano in primis la commedia sentimentale (che sfonda in particolare tra le donne e gli anziani), seguita a distanza dai film comici e di azione. A seguire gli altri filoni, sulle quali preferenze sembra incidere in particolare il genere e l’età: le donne e gli anziani più interessati alla commedia, al giallo e al drammatico, i giovani più attenti ai generi fantasy, avventura e fantascienza. Le platee risultano inoltre equamente divise tra chi in generale preferisce i film spettacolari (in prevalenza giovani maschi che vanno al cinema occasionalmente) e i film di autore (anziani, istruiti che preferiscono i film italiani).
IL RAPPORTO TRA SALE E VISIONE IN CASA – Il canale privilegiato per la visione di film in Italia oggi rimane la tv in chiaro, con un 56% di fruitori regolari o intensivi. Al secondo posto le piattaforme OTT (come Netflix, Prime eccetera) con il 40%, seguite a distanza da Youtube (22%) che tuttavia supera le piattaforme in streaming di canali televisivi e la tv on demand a pagamento. Sempre in merito al rapporto tra visione in casa e in sala, l’indagine smentirebbe la semplificazione secondo la quale fruizione di film in sala e tramite piattaforme OTT siano comportamenti inversamente associati (più film in streaming corrisponde a meno film al cinema). Di fatto, il report rileva che tra i fruitori regolari e intesivi di piattaforme OTT per la visione di film i clienti regolari di cinema sono molto superiori alla media, mentre 3/4 di coloro che non usano lo streaming, non vanno neppure al cinema. Piuttosto, si tengono significativamente alla larga dalle sale i soggetti che guardano molti film alla televisione tradizionale in chiaro.
IL RUOLO DELLE ‘FINESTRE’ – Più complessa risulta la lettura circa l’efficacia di prolungare (o reintrodurre) un periodo di latenza tra l’uscita del film in sala e in streaming, le cosiddette ‘finestre’. Se il proprio film di interesse uscisse in streaming solo dopo 3-4 mesi, il 47% degli spettatori sarebbe comunque disposto ad attendere per vederlo tra le pareti domestiche, mentre il 32% andrebbe subito in sala (soprattutto gli under 40, più istruiti dei grandi comuni). Va però considerato, spiega il Rapporto, che la maggioranza di coloro che andrebbero a vedere il film subito in sala, lo farebbe anche se il prodotto uscisse in contemporanea in sala e in streaming (il 58%). Così, una finestra esclusiva per le sale di 3-4 mesi risulterebbe di fatto efficace su circa il 13% dei fruitori di film, un potenziale di quasi 6 milioni di over 14enni, che sceglierebbero la sala per poter vedere subito il proprio film preferito. La misura sembrerebbe tuttavia ravvivare maggiormente il rapporto tra le sale e gli spettatori che hanno ridotto la frequenza di visita con la pandemia (il 65% andrebbe subito al cinema), mentre chi ha smesso di andare al cinema dopo il 2019, preferirebbe più degli altri attendere l’uscita in streaming (51%).
Fonte: Dire.it

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