Giuseppe Facino: «Smembrare il Pertini è un dolore che non meritiamo: è molto piu di una scuola»

Crotone – Il Dimensionamento scolastico sta facendo discutere molto. A scrivere, questa volta, è un ex studente dell’istituto Pertini-Santoni, la cui lettera riceviamo e pubblichiamo: Non ci si arrend...

A cura di Redazione
29 settembre 2023 19:20
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Crotone – Il Dimensionamento scolastico sta facendo discutere molto. A scrivere, questa volta, è un ex studente dell’istituto Pertini-Santoni, la cui lettera riceviamo e pubblichiamo: Non ci si arrende, eh? Non ci si arrende a quell’idea insalubre, perversa, da governanti piccoli piccoli, di colpire qualcosa che gira. E gira bene. Favorire le voglie di chi vede nell’istruzione professionale (e tecnica) il rifugio dei miserabili. Perché ci volete con la laurea in mano e il culo inesorabilmente attaccato alla sedia, in una terra senza opportunità né prospettive, quando il mercato ha sete di figure pronte all’uso e voi meditate l’ennesimo abuso. Il vostro meditare, prima ancora del vostro operare, è già diretto verso la condanna più feroce.

Perché il “Pertini-Santoni” è molto più di una scuola e non accorgersene è da dispotici.

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È il polo attrattivo per centinaia di giovani in cerca di una via della pace, non necessariamente semplice, con l’istruzione che è obbligo e bellezza, speranza e profumo di futuro.

È l’occasione per imparare un mestiere o, nel migliore dei casi, quello più autentico, imparare come stare al mondo, con quali regole del decalogo della vita, cui spesso nemmeno la famiglia d’origine riesce a far fronte, coabitare.

È il viavai di generazioni, quelle già prossime al pensionamento, quelle in piena corsa nella costruzione di una carriera che come “la costruzione di un amore, spezza le vene delle mani, mescola il sangue col sudore, se te ne rimane” (per citare un immenso Ivano Fossati).

È innovazione, progresso, sguardo alto alla superbia del domani. I primi PC, quando la sigla per i più ricordava solo l’acronimo di un partito, li ha messi a disposizione il “Pertini” e da quei PC sono nate competenze e professioni, si sono sviluppati cervelli umani più raffinati delle macchine.

Smembrare il “Pertini-Santoni” è un dolore che non meritiamo.

Senza voler necessariamente essere, al solito, autoreferenziale (e lo sono), i miei cinque anni al “Pertini” sono valsi più di tutti gli anni che Dio mi ha concesso dopo – e sinora – per imparare. È valso amore, tantissimo amore verso corpo docente e compagni. È valsa lotta di idee, nella contrapposizione pulita tra le parti. È valsa intraprendenza, in uno spazio libero per esserci e di essere. Ed è valsa, soprattutto, la lucidatura all’armatura della conoscenza. Quando, dilaniato dal cambio di passo degli anni, ho abbandonato le scuole superiori, ero convinto di essere da meno rispetto al resto del mondo: di non saper scrivere come gli altri; di non saper parlare come gli altri; di non saper far di conto come gli altri; di non saper ragionare come gli altri. Il tempo, però, ha dato ragione a tutta l’umanità di pregio che al “Pertini” ha avuto il coraggio e il talento di insegnarmi anche solo una cosa, una sillaba, un pensiero filosofico estraneo alla filosofia del libro. Se esisto, se ho una coscienza civile, se ho un lavoro, è solo merito di quella gente lì.

Vi prego: non uccidete il “Pertini-Santoni”. Non squartateci il cuore, non smembrate un meccanismo di scienza e coscienza che funziona da sempre e da sempre ci qualifica come uomini e donne, come menti selvagge di questa città. Il “Pertini-Santoni” è proprio il fulcro delle anime periferiche: non potete imbrattare la storia.

E se l’invito elegante non basterà, la strada è lì che ci osserva: con le armi del pacifismo e della fraternità messeci a disposizione dall’Istituto, siamo pronti e siamo pronte a rivendicare la nostra origine, la nostra esistenza.

Giuseppe Facino

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