(Video) Il Vescovo di Crotone: «Nelle visite pastorali sento il profumo del popolo di Dio»
“Accogliere la visita del Pastore per camminare insieme” è il tema che sta accompagnando il vescovo della diocesi di Crotone-Santa Severina monsignor Angelo Panzetta nella visite pastorali. Nelle scor...

“Accogliere la visita del Pastore per camminare insieme” è il tema che sta accompagnando il vescovo della diocesi di Crotone-Santa Severina monsignor Angelo Panzetta nella visite pastorali. Nelle scorse settimane il vescovo ha incontrato la comunità di Carfizzi, di Melissa e di Cirò Marina e gli incontri continueranno.
Sua eccellenza, quali sono i passaggi più importanti che la comunità dei fedeli sta vivendo insieme a lei?
Le visite pastorali rientrano nei compiti del Vescovo che incontra le comunità e le realtà parrocchiali per incoraggiarle, esortarle, per spingerle ad andare oltre le difficoltà del tempo a continuare ad essere con forza un segno di Gesù in mezzo al nostro territorio, e poi anche per verificare il servizio svolto.
Come stanno le comunità che ha incontrato?
La ripartenza dopo il Covid si sta dimostrando più difficile di quanto immaginavamo. Per lei è la prima visita pastorale. Sì, se posso dirlo utilizzando un termine crotonese “mi sto scialando”. è bello stare in mezzo alla gente, scoprire che nonostante le nostre povertà, le nostre fragilità, c’è un seme di fede diffuso. Scoprire la fede, attestare che il tessuto connettivo della Chiesa crotonese è vivo, mi dà gioia.
Il Vescovo va nelle comunità per annunciare il mistero di Gesù ma anche per ascoltarlo.
Me ne torno a casa sempre arricchito da tanta gente. Incontro gli ammalati, i bambini, i giovani, i pescatori, le attività produttive, gli studenti. Questo mi dà la possibilità di sentire quello che il Papa definisce «il profumo del popolo di Dio». é bello vedere come in mezzo alla nostra comunità è diffuso un senso genuino della fede, certo che va evangelizzato e purificato, è necessario riportare il kerigma. Ma non c’è dubbio che il Signore Gesù è ancora un punto fermo nella vita di tante persone. Ho visto anche le fragilità. La povertà del territorio è anche la povertà delle nostre comunità, ma forse questa sobrietà strutturale ci consente di avere una certa agilità per essere una figura evangelica credibile perché non abbiamo grandi cose, grandi mezzi, grandi risorse ma quel poco che abbiamo lo facciamo fruttificare. Forse questo è il segreto per cui è andata avanti la nostra gente.
Questo lo hanno dimostrato le comunità del crotonese durante il covid, nel corso del conflitto in Ucraina e anche con il naufragio di migranti a Steccato di Cutro. Cosa le ha lasciato quell’evento?
Tanto dolore! Ho saputo delle tragedia durante la visita pastorale a Carfizzi e il sabato prima avevo incontrato proprio una ventina di giovani extracomunitari che si stanno integrando nella nostra terra. Avevo cenato con loro, dialogato in un momento di convivialità delle differenze. Il giorno dopo abbiamo invece vissuto l’anticonvivialità, la ferita di persone “non accolte” come avrebbero dovuto. Il Vescovo è interprete di quello che circola nei cuori della comunità e avvertivo dentro me e in mezzo alla gente questa cappa di dolore che abbiamo sperimentato perché quello che è avvenuto va contro il nostro sentire: perchè avremmo anche poche cose ma noi sappiamo dividerle. Non avere avuto la possibilità di dare questo volto della nostra terra e sapere che a 50 metri dalla nostra spiaggia tante persone hanno perso la vita ci ha lasciato una grande ferita ma anche una grande speranza. Quello che avvenuto, nella sua drammaticità, penso sia stato un detonatore di riflessione perchè ha aperto un dibattito in Italia e in Europa. Le tragedie restano tragedia e le lacrime sono incancellabili, ma se diventassero occasione per avere normative più rispettose delle persone, dei poveri e disperati, avremo la possibilità di incalanare la tragedia in un momento di crescita.
Veronica Romano