Lux Santa del crotonese Matteo Russo al Torino Film Festival

La tradizione e il mito di Santa Lucia narrati attraverso le gesta degli adolescenti del rione Fondo Gesù di Crotone sono al centro di “Lux Santa” documentario del regista crotonese Matteo Russo, prod...

A cura di Redazione
27 novembre 2023 08:30
Lux Santa del crotonese Matteo Russo al Torino Film Festival - Foto: Francesco Gentile
Foto: Francesco Gentile
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La tradizione e il mito di Santa Lucia narrati attraverso le gesta degli adolescenti del rione Fondo Gesù di Crotone sono al centro di “Lux Santa” documentario del regista crotonese Matteo Russo, prodotto da Naffintusi, in collaborazione con Rai Cinema con il supporto di Fondazione Calabria Film Commission. Il docu-film sarà proiettato in anteprima assoluta durante la 41esima edizione del Torino Film Festival – nella sezione documentari italiani in concorso martedì 28 novembre presso il cinema Romano.

Ogni 13 dicembre sullo sfondo silenzioso del cielo e del mare di Crotone, gruppi di ragazzi onorano la tradizione dei fuochi di Santa Lucia costruendo e facendo ardere delle maestose piramidi di legno. Interamente girato a Crotone, “Lux Santa” riporta sul grande schermo la storia di gruppo di ragazzi del quartiere popolare di Fondo Gesù che che nelle giornate, per le vie della città, alla ricerca della legna per le pire, fanno i conti con i problemi personali delle loro vite familiari.

Si ritrovano a vivere già senza i loro padri e sono costretti ad essere mariti, sentendosi addosso il peso insormontabile della perdita dell’adolescenza. Un rito quello dei Fuochi di Santa Lucia che li unisce come fratelli nel perseguire un unico obiettivo: realizzare la struttura più alta e imponente della città. La maestosa piramide che arde li aiuta a ritrovare se stessi e oltre alla gioventù perduta anche un barlume di luce e speranza nelle loro vite buie.

Racconta il regista Matteo Russo: «Lux Santa ha l’intento di sollevare il velo dalla cronaca nera e mostrare spiragli di una bellezza solitamente nascosta. Documentare una tradizione millenaria che possa resistere negli anni e innalzarla a livello spirituale. I nostri protagonisti, attraverso i loro occhi colmi di dolore, ci portano per le vie del quartiere mostrandoci di come in un territorio così ostile, la vita, l’amicizia e l’unione intorno a questa tradizione popolare li aiuta a sopravvivere all’assenza dei loro padri. Il primo obiettivo che mi sono posto, è quello di accorciare la distanza, in primo luogo, tra me e i miei “nuovi amici” e di conseguenza avvicinare lo spettatore a quelle vite, in maniera del tutto naturale.

Il muro tra realtà e finzione è invisibile, gli elementi documentaristici scompaiono ogni qual volta la struttura narrativa prende il sopravvento. Ho avuto accesso a queste vite in via del tutto esclusiva, mi sono conquistato la fiducia delle famiglie. Mi sono sentito l’obbligo di portare sullo schermo le loro fragilità, la loro forza, i loro sogni, la loro bellezza, ma soprattutto di come Santa Lucia li guiderà a diventare “spissule che si levano inta l’aria pronte a diventare stelle”».

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