Problemi sanitari anche nel settore apicoltura del crotonese

Problematiche Sanitarie del Comparto delle Api in CalabriaLuigi Albo, presidente regionale dell’Associazione Apicoltori Produttori Calabresi, ha recentemente posto l’accento sulle problematiche sanita...

A cura di Redazione
26 settembre 2024 16:00
Problemi sanitari anche nel settore apicoltura del crotonese -
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Problematiche Sanitarie del Comparto delle Api in Calabria

Luigi Albo, presidente regionale dell’Associazione Apicoltori Produttori Calabresi, ha recentemente posto l’accento sulle problematiche sanitarie che affliggono il settore apistico in Calabria, un ambito di cruciale importanza per la provincia di Crotone e per l’intera regione.

In Calabria, l’apicoltura rappresenta una risorsa economica e occupazionale di grande valore. Il territorio ospita numerosi allevamenti stanziali e nomadi, con migliaia di arnie che contribuiscono in modo significativo alla produzione nazionale di miele e altri prodotti apistici. Queste attività non solo generano reddito per le famiglie coinvolte, ma svolgono anche un ruolo essenziale nella conservazione della biodiversità e nella promozione dell’agricoltura sostenibile.

Tuttavia, il settore apistico deve confrontarsi con diverse problematiche sanitarie che ne minacciano la sostenibilità.

Così scrive Luigi Albo:

Oltre alle problematiche già discusse in passato per quanto riguarda il calo delle produzioni dovute ad effetti atmosferici e climatici e quelle dovute all’andamento dei mercati che da qualche anno sono in caduta libera e che sono in discussione sia a livello regionale che ministeriale, vorrei portare in questo comunicato l’attenzione sull’aspetto sanitario e su tutto quello che riguarda il funzionamento veterinario a cui gli apicoltori sono soggetti ad adeguarsi.
Tuttavia, nonostante l’importanza di questo comparto, negli ultimi giorni, l’attenzione è stata comprensibilmente rivolta alle emergenze del settore zootecnico, come la tubercolosi bovina e la “blue tongue” che spero trovino una soluzione. Eppure, la nostra apicoltura è altrettanto colpita da una crisi senza precedenti, aggravata da fenomeni climatici estremi come la siccità e da altri fattori sopra menzionati.

Come rappresentante della Associazione mi sento in dovere di sollevare le problematiche che stanno colpendo il settore apistico perché tale situazione non può più essere ignorata. Uno dei principali ostacoli che stiamo affrontando riguarda l’emergenza legata all’Aethina tumida. Per prevenire la diffusione di questo parassita, la normativa regionale (D.G.R. n. 102 del 29/06/2021) impone che ogni spostamento delle arnie sia soggetto a controllo da parte dei veterinari delle ASP competenti, nell’ambito dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA).

Purtroppo, nella ASP di Crotone ma penso anche nelle altre della regione Calabria le tempistiche previste dalla normativa non vengono rispettate. Nonostante la legge imponga un controllo entro tre giorni dalla richiesta dell’allevatore, il ritardo è costante. I veterinari sono spesso sovraccarichi di lavoro, impegnati prioritariamente nel risanamento degli animali di grossa taglia, e la risposta che ci viene fornita è sempre la stessa: “Appena siamo liberi veniamo, siamo carichi di lavoro”.

Questi ritardi stanno mettendo in ginocchio il settore apistico. È cruciale comprendere che il nostro lavoro è estremamente legato ai cicli naturali, e anche pochi giorni di ritardo possono compromettere l’intera stagione produttiva. Prendiamo ad esempio la fioritura dell’arancio, che dura solo 15 giorni. Se il controllo delle arnie viene ritardato, rischiamo di perdere l’intera produzione. Il controllo sanitario di un’arnia richiede da un esperto dai 10 ai 20 minuti, e con un numero di arnie che può arrivare a 80 per apiario, il tempo necessario si dilata ulteriormente. Se a ciò si aggiungono condizioni climatiche avverse, come giornate fredde in cui le api non sono attive, le perdite produttive diventano insostenibili.

Per cui ogni giorno di ritardo nel periodo di fioritura può essere di vitale importanza. Inoltre in molti casi, è necessario rimuoverle per motivi di sicurezza, ad esempio quando gli agricoltori richiedono la liberazione dei campi per altre attività. Anche in questi casi, i ritardi nei controlli mettono a rischio l’incolumità delle persone e la produttività agricola.

A malincuore, mi vedo costretto a prendere misure drastiche. Se i ritardi persisteranno, la nostra Associazione si vedrà costretta a procedere legalmente contro l’ASP per i danni subiti. Tuttavia, sono fiducioso che non si arriverà a questo punto. La soluzione ideale sarebbe quella di assegnare un responsabile e alcuni veterinari specificamente dedicati al settore apistico, per garantire che i controlli vengano effettuati in modo tempestivo ed efficace. Solo in questo modo potremo salvaguardare un settore che è fondamentale per l’economia e la biodiversità del nostro territorio.
Confido nel fatto che le istituzioni regionali prenderanno presto coscienza di questa grave problematica e lavoreranno insieme a noi per trovare una soluzione definitiva e strutturata. Il futuro del settore apistico dipende da interventi rapidi e decisi, e sono certo che con la giusta attenzione potremo superare anche questa crisi.

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