Qualità della vita, Il Sole 24 Ore ci racconta Crotone
Crotone – Come ogni anno il Sole 24 Ore ha pubblicato l’Indagine sulla Qualità della vita che misura il benessere nei territori italiani attraverso 90 indicatori da fonti certificate, divisi in sei ca...

Crotone – Come ogni anno il Sole 24 Ore ha pubblicato l’Indagine sulla Qualità della vita che misura il benessere nei territori italiani attraverso 90 indicatori da fonti certificate, divisi in sei categorie tematiche. Rispetto allo scorso anno la provincia di Crotone perde due posizioni e si colloca, ancora una volta, tra le ultime in classifica prima solo di Napoli e Reggio Calabria che chiude il giro. Nonostante alcuni segnali di ripresa, soprattutto nella sezione Cultura e nel tempo libero (+14 posizioni), Crotone arranca ancora, e forse troppo, quanto si parla della Qualità della vita delle donne, Ricchezza e consumi, Ambiente e servizi. Troppi giovani ancora emigrano ma l’indice di natalità rimane alto.

Dati che ovviamente vanno inseirti in una più ampia discussione che riguarda l’Italia intera. Lo spiega Michela Finizio, giornalista del Sole 24 Ore e tra le autrici dell’indagine sulla Qualità della Vita. «Nel mix di indicatori – spiega la Finizio – quelle che sono di solito le prime e le ultime dieci posizioni in classifica si muovono, non si tratta di movimenti legati a performance strutturali ma sono gli indicatori che fanno la differenza. Quest’anno ne abbiamo modificato 27. Ad esempio la sezione Ambiente e servizi dove ci sono indicatori che penalizzano Crotone. Penso alla voce fragilità urbana legata al rischio alluvioni, ma anche all’indice Istat che ha a che fare con la bassa densità di attività produttive e il trend demografico. Ci sono poi indicatori nuovi come l’indice medio dei tempi di percorrenza per raggiunegre i servizi essenziali».
Fa riflettere il dato che riguarda la qualità della vita delle donne: «Si tratta – continua la giornalista – di un indicatore composto da dati demografici legati al lavoro, all’incidenza di laureate, al gap occupazionale tra uomo e donna, alle giornate retribuite in rapporto a quelle degli uomini, alla percentuale di donne amministratori di imprese. Questo non è un pacchetto che premia Crotone. Però c’è del movimento in alcuni indicatori come la speranza di vita e le imprese femminili che sono una risposta alla mancata occupazione».
Soddisfacente la posizione della nostra provincia per quanto riguarda Cultura, tempo libero e giovani. Positivo anche il dato sugli amministratori comunali under 40 (Crotone si posiziona seconda): «Questo – specifica la Finizio – è un dato di partecipazione che si riflette poi in una gioventù che copre anche le cariche pubbliche». Ma non solo, Crotone è nella top twenty delle province con il clima migliore e interessante anche sottolineare l’alta incidenza sul territorio delle aree protette: «Noi – spiega la giornalista – fotografiamo questo dato grazie all’adesione dei nostri indicatori alla missione dell’Agenda 2030 per la tutela dell’ecosistema terrestre».
Insomma, un calderone di dati che andrebbe studiato per capire al meglio la crescita dei territori ma anche i divari così ancora accentuati tra nord e sud: dal 1990 nessuna città del Mezzogiorno è mai riuscita a conquistare la vetta della classifica, questo è ovviamente anche la conseguenza ragionevole e strutturale, come la definisce la Finizio, dell’indagine: «Si tratta di dati che riflettono dinamiche del Paese che vanno gestite a livello centrale.
Di certo il percorso dell’autonomia differenziata non porta benefici nel colmare questo gap e la coesione territoriale deve essere una politica centralizzata. Noi cerchiamo di raccontare le estremità, le best practice, le fragilità, ma non lo facciamo con il solo obiettivo di fare notizia, ma anche perchè sarebbe bello, ed è quello che ci proponiamo di fare, che la piattaforma della Qualità della vita venga utilizzata come un modo per unire dei modelli urbani più virtuosi a quelli meno virtuosi in modo che nel confronto si possa capire cosa funziona da una parte e cosa non funziona dall’altra e nel confronto generare dei meccanismi di emulazione». Ci sono storie di modelli, progetti e programmi adottati da nord e da qui, evidentemente, bisogna partire.