(Video) Carlo Gallo e la “spissula”... Un talento oltre l’arte

Carlo Gallo torna in scena con il suo spettacolo “Bollari – Memorie dallo Jonio”. Una serata in programma domenica 16 luglio 2023 a partire dalle ore 21:30 presso la Lega Navale di Crotone. L’attore è...

A cura di Redazione
11 luglio 2023 11:30
(Video) Carlo Gallo e la “spissula”... Un talento  oltre l’arte -
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Carlo Gallo torna in scena con il suo spettacolo “Bollari – Memorie dallo Jonio”. Una serata in programma domenica 16 luglio 2023 a partire dalle ore 21:30 presso la Lega Navale di Crotone. L’attore è stato protagonista nei mesi scorsi con grandi partecipazioni cimematografiche, a spiccare è il ruolo ricoperto nel film “L’ultima di Amore”.

 

ECCO L’INTERVISTA

L’aveva detto in occasione della cerimonia di premiazione di Un anno di Crotone, durante la quale ha ricevuto la Menzione speciale, e Carlo Gallo ha mantenuto la promessa: è venuto a trovarci in redazione. Intervistato dal direttore di CrotoneOk Antonio Gaetano, l’attore crotonese ha raccontato i suoi successi, i progetti futuri ma soprattutto ha parlato della sua città, di quel senso d’appartenenza che col teatro è riuscito a trasformare anche in nuova identità.

Si chiude una primavera di grandi successi per te. Come hai vissuto questi mesi?

Chiaramente con gioia, si va avanti con il lavoro cercando di rimanere sempre in contesti professionalmente validi. Proprio in questi giorni sia il film L’Immensità di Emanuele Crialese che L’Ultima notte di Amore di Andrea Di Stefano sono nei cinema di America e so che faranno il giro di altri Paesi del mondo. è una grande gratificazione per me, per gli studi che ho fatto, l’impegno, il lavoro col territorio: è una gioia che condivido con i mie concittadini.

La tua carriera inizia da giovanissimo, come è nata la tua passione per il teatro e per il cinema?

Andavo a scuola, alcuni miei amici, e anche mio fratello Angelo, frequentavano un’associazione teatrale amatoriale, andai a vedere le prove per curiosità anche se il teatro, a pelle, non mi piaceva, poi invece ho iniziato a divertirmi, ad avere altri interessi, a non pensare solo al calcio. All’università ho incontrato dei professionisti e grazie ai loro consigli ho fatto dei provini. Così sono entrato nell’Accademia Nico Pepe di Udine e sono ritornato in Calabria da professionista.

Poi il progetto con tuo fratello Angelo e l’apertura del Teatro della Maruca.

Sì, il Teatro della Maruca è nato circa dieci anni fa. Eravamo cinque amici che nel tempo hanno preso strade diverse. Io ed Angelo abbiamo continuato credendo fermamente in questo progetto.

Con fatica ma tanta determinazione siete riusciti a creare in città un circuito culturale virtuoso dedicato a tutti, adulti, ragazzi e bambini.

Il nostro lavoro non ha un target di riferimento. Quando qualcosa si fa bene, col cuore e in modo professionale tocca tutti. Certo dopo anni abbiamo avvicinato scuole, famiglie, associazioni. ci siamo spesi tanto e continuiamo a farlo.

Hai mai pensato di lasciare Crotone?

Penso di lasciarla per lavoro, per piccoli periodi. Credo che questo sia qualcosa di sano. Quando si parte si fanno nuove esperienze si ritorna con un bagaglio nuovo e ricco. Per me il senso di appartenenza è complesso: si può stare distanti ma sentirsi molto vicini così come si può stare in città e sentirsi molto distanti e non avere cura del luogo in cui si vive. Quando si cammina per strada si vede che è trasandato che anche noi stessi non siamo così sensibili nel mettere, ad esempio, la spazzatura nei cassonetti! Possono sembrare cose banali ma sentirsi attaccati al territorio richiede un impegno complesso.

Crotone è ultima anche nella classifica della vivibilità per piccoli e giovani, tu hai vissuto qui la tua infanzia e la tua adolescenza e sei anche papà, cosa manca secondo te e cosa si può fare per cambiare le cose?

Bisogna agire. Muovere critiche e parole è giusto ma l’importante è fare, fare del bene. Quando si ha un obiettivo bisogna mettersi sotto e raggiungerlo, studiare, approfondire ed essere seri in quello che si fa. A me fa male leggere queste classifiche ma riconosco che ci sono delle criticità. Bisogna levarsi di dosso la cultura dell’ “io” e del “mio”, non avere rapporti di esclusività, non cercare scorciatoie.

Quando sali sui palchi di mezza Italia ti senti crotonese?

Io sono crotonese, l’anno scorso sono stato in un festival in provincia di Milano con Bollari – Memorie dallo Jonio, uno spettacolo in cui parlo anche calabrese. Ecco, il pubblico che arriva teatro si aspetta un calabrese televisivo, stereotipato, comico, grottesco, burlone, invece in realtà attraverso il linguaggio si possono portare degli stati emotivi che hanno a che fare con il dramma, con la commedia che è anche tragedia, quindi tutte le sfumature della vita. Insomma, quell’esperienza milanese è stata bellissima. Gli spettacoli che porto hanno sempre il dialetto che io preferisco chiamare lingua. Il mio maestro, che non ho conosciuto, è Edoardo De Filippo: ho un libro che si intitola Lezioni di teatro, lui scriveva “il mio amico Luigi Pirandello scriveva in italiano ma in realtà scriveva in siciliano, anche io – continua – se dovessi scrivere in italiano scriverei sempre in napoletano”; questa cosa è inevitabile, anche io se dovessi scrivere in italiano di sottofondo c’è una grammatica, una sintassi che è crotonese.

C’è una parola “crotonese” che usi spesso nei tuoi spettacoli e che ti piace particolarmente?

Una delle parole che ho usato anche nei miei spettacoli è “spissula”. Tradotta in italiano sarebbe la brace, la scintilla. Mi dà l’idea di qualcosa che si innesca ed è anche qualcosa di spirituale, in ognuno di noi c’è una spissula.

Cosa ti senti di dire ai tanti giovani che come te inseguono i propri sogni?

Io posso fare il mio esempio. Noi siamo partiti da qui, ho studiato fuori e poi sono tornato. Forse il consiglio che va dato ai ragazzi è quello di inseguire la loro spissula interiore in modo che non si spenga. Seguite il vostro istinto, la vostra passione non chiudetevi in una “comfort zone”. Penso che dobbiamo anche superare il senso di colpa sul restare o andare via. Nel mio caso è stato utile ritornare qui, perchè è un territorio inesplorato. Siamo pochi a fare teatro ma tutti facciamo un lavoro meraviglioso, c’è spazio ed è di tutti: siamo sotto lo stesso cielo e sulla stessa terra. Dobbiamo essere molto più aperti.

Abbiamo parlato di Carlo ieri, Carlo oggi e Carlo domani?

Quest’estate abbiamo una serie di spettacoli, sta per uscire il film La festa del ritorno di Lorenza Dorisio, tratto dal libro di Carmine Abate. Anche in questo caso emerge una Calabria poco raccontata: non c’è la mafia ma ci sono altre tematiche come quello dei rapporti familiari.

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