(VIDEO) Il calzolaio… un antico artigiano, oggi dal futuro incerto

Crotone – Quello del calzolaio è un mestiere antico, storia di un artigiano che ebbe inizio ai tempi dell’antica Roma, quando i calzari erano in cuoio e si allacciavano fino al ginocchio. Un mestiere...

A cura di Redazione
31 gennaio 2024 07:30
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Crotone – Quello del calzolaio è un mestiere antico, storia di un artigiano che ebbe inizio ai tempi dell’antica Roma, quando i calzari erano in cuoio e si allacciavano fino al ginocchio. Un mestiere che c’è sempre stato. Il suo lavoro era realizzare o riparare scarpe. Le scarpe nuove erano un lusso, venivano utilizzate con parsimonia per paura di consumarle in fretta. Nei tempi passati, nei mesi caldi i contadini, quando si recavano in campagna, non le indossavano e facevano buona parte del tragitto scalzi, con le scarpe a penzoloni sulle spalle legate per i lacci, indossandole poi solo in prossimità del centro abitato.

Quando siamo entrati presso l’attività del Maestro Vincenzo De Carlo, calzolaio di vecchia generazione, era intento a leggere il giornale. Ha abbassato gli occhiali, ci ha riconosciuto subito, e ci ha raccontato la sua vita, quella di antico calzolaio, un mestiere che, però, non ha futuro.

A giugno compirà 80 anni ma sembra un ragazzino: e proprio della sua età più rosea ci narra dei primi anni a Milano, e poi l’attività a Crotone aperta in via XXV Aprile. Ora c’è scritto Affittasi, sopra un cartello verde esposto sul vetro dell’attività. Cerca il ricambio generazionale, qualcuno che prenda l’attività con in cambio tutta l’attrezzatura in regalo. Ma attenzione, i macchinari sono tedeschi, hanno cinquant’anni e non si sono mai rotti o fermati. Insomma, frutto di un’industria che non c’è più.

Ha un figlio fuori Crotone, il quale non ha continuato con il lavoro artigianale del padre. Il Maestro De Carlo ha iniziato a fare il calzolaio come apprendista, quando era ragazzo, nella bottega dal maestro Nicola Bevilacqua a Melissa, «sordomuto, ma precisissimo. Poi a Crotone – racconta – ho preso il mio primo magazzino».

«Ho intenzione di chiudere definitivamente perchè non c’è proprio lavoro, è tutto distrutto, che ci devo fare qui? – si sfoga – nessuno chiede informazioni su questo lavoro, ho messo il cartello fuori ma nessuno si informa, vuole dire che non c’è richiesta».

«I giovani sono davvero intelligenti perchè vedono che gli artigiani soffrono e nessuno si mette a lavorare, adesso non è il momento giusto».

Le cause della diminuzione del lavoro, racconta ancora il signor Vincenzo, sono rintracciabili nella qualità delle scarpe immesse nel mercato. I prezzi di ciò che acquistiamo sono così bassi che sono inferiori al lavoro artigianale, quindi si preferisce buttarle: «Ci hanno portato tutte queste scarpe che non si possono aggiustare, la qualità è zero ed è irreparabile, colpa della gomma».

Ci ha mostrato, prima di salutarci nella fredda giornata di ieri, oltre cinquant’anni di contributi.

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