(Video) #MaiPiùUltimi - Cristina Perri: «La Positività è contagiosa»
Il nostro viaggio nei meandri di continua, iniziato tre mesi fa proprio durante la serata evento un Anno di CrotoneOK, un percorso tra le eccellenze e le criticità del nostro territorio...
Il nostro viaggio nei meandri di #MaiPiùUltimi continua, iniziato tre mesi fa proprio durante la serata evento un Anno di CrotoneOK, un percorso tra le eccellenze e le criticità del nostro territorio per comprendere come poter far risalire le classifiche alla nostra provincia. Oggi vogliamo approfondire il tema con Cristina Perri, Presidente di Terziario Donna di Confcommercio Calabria Centrale. Cristina è stata inserita dalla nostra redazione tra i 48 OK del 2023.
“Non solo ero presente ma sono andata via tra le ultime, perchè è stata una serata che francamente mi ha riempita. Quello spirito positivo secondo me dovrebbe essere una cosa ripetuta più volte nell’arco dell’anno. Questa grande presentazione di quelle che sono state le eccellenze del territorio e quella positività ci riempie e combatte quello scoramento che spesso viviamo e subiamo. Io credo che la positività sia contagiosa, così come lo è la negatività, e quindi deve essere riproposta. Me ne sono andata quella sera felice di essere stata presente”.
Che idea ti sei fatta del dibattito #MaiPiùUltimi lanciato insieme al vicedirettore de Il Sole 24 Ore Jean Marie Del Bo?
Mi è piaciuto seguire il dibattito che è stato portato avanti anche con una certa nota ironica, soprattutto da parte di chi è intervenuto sulla statistica che ci ha messo all’ultimo posto. In qualche modo ci ha risvegliato, ci ha portato un impeto di orgoglio a non voler accettare quella posizione. è anche vero che le statistiche vengono fatte su algoritmi che in questi ultimi anni ci condannano sempre alle ultime posizioni. Siamo circondati da algoritmi, che, però, secondo il mio parere, è un qualcosa che può essere corretto. Il fatto di dover essere evidenziati in qualche categoria, perchè lì ci sono delle criticità, ci dà la possibilità di correggere le criticità, migliorarle e così cambiare completamente la situazione e magari anche la classifica.
Se ti dico Crotone #MaiPiùUltima, tu cosa rispondi?
E’ quello che mi auguro, ma comunque è sicuramente quello che dovrebbe sortire dal ragionamento precedente. Cioè, se noi ci impegniamo quotidianamente, nel nostro senso civico, nel modo in cui difendiamo la nostra realtà, per ribaltare la classifica, qualcosa può cambiare e così nascere quel mai più ultimi che dovremmo ripetercelo tutti i giorni.
Crotone sta affrontando una fase economica delle più difficili, resa ancora più allarmante dalla Vertenza Abramo.
Con che occhio una categoria come la vostra segue queste vicende del territorio?
E’ stata una primavera molto complicata questa soprattutto dal punto di vista economico. La vicenda Abramo ci sta molto preoccupando. Una realtà che rappresenta il maggiore indotto lavorativo nel privato. Chi fa impresa non può non sentirsi coinvolta in vertenze come questa. Perchè si ferma un’economia, si ferma una città, per le preoccupazioni, famiglie che non sanno come arrivare a fine mese. Per l’indotto negativo che crea questo fermo. Anche solo l’attesa ti lascia con il fiato sospeso.
Quanto siete preoccupati per il rischio di questa ennesima emorragia di posti di lavoro?
Molto, anzi direi moltissimo. Abbiamo avvertito tutti questa preoccuapzione che si percepisce immediatamente. Una vicenda che ci ha portato a riflettere, perchè evidentemente si devono cambiare alcune condizioni. Un’azienda che ha bisogno di investitori, anche più di uno, investitori che possano prendere in mano la situazione. In questo caso essendo molto più difficile coinvolgere privati, c’è la necessità di fare squadra per tentare di promuovere una rete di impreditori che possano investire.
Come donna è facile fare impresa a Crotone?
Io ho attraversato come donna fasi diverse nel mio essere impreditrice. Una volta era più semplice. Era tutto più semplice. Più facile organizzarsi, più facile il sistema scolastico. Perchè una donna che fa impresa è anche una mamma che fa impresa. Era più semplice anche gestire la propria attività. Adesso, invece, è diventato tutto più complicato. Non abbiamo più nemmeno quel tessuto sociale, le nonne che una volta erano a casa e ci potevano dare una mano, ora sono nonne che lavorano. Si diventa nonne ma al contempo si è ancora nel mondo del lavoro. Si fatica ad aiutare la donna che fa impresa. La mia missione oggi è proprio quella di portare avanti tutto ciò che può essere assistenza per una donna che lavora. Io spesso cammino a piedi per la città e osservo ciò che succede e per sentire gli umori. Vedo in giro molte più imprese femminili di quelle che sono registrate, anche quelle che sono intestate agli uomini spesso sono gestite dalle donne, che poi sono le stesse donne che incontro la mattina davanti scuola quando si devono accompagnare i figli. Sono le stesse che incontri in ospedale ad assistere i propri cari. E allora c’è da chiedersi come può una donna superare tutte queste problematiche senza una giusta assistenza al fianco che possa supportarla.
Cristina è figlia d’arte, qual è il ricordo più bello che hai di tuo padre?
Mio papà ci ha educato al rispetto verso il cliente e verso il proprio concorrente, cosa che oggi riscontro sempre meno, e ad essere sempre presenti nell’ambito socio culturale della città, a non chiuderci nel negozio per capire gli umori, le difficoltà, le differenze. Al tempo di mio padre era più semplice perchè i ritmi erano più lenti. Oggi va tutto più veloce.
Il sogno di Cristina Perri?
Quando parlo di sogni devo indicare i due aspetti. Come imprenditrice sogno un mondo in cui non è così complicato fare impresa, in cui non debba essere una sfida infinita. Io credo che una donna sappia trasformare i sogni in progetto e i progetti in azioni. Quindi ho tanta voglia che questo sogno diventi un progetto e quindi si trasformi in azioni concrete. Non è difficile, è nelle nostre corde. Come mamma, invece, il mio sogno è diverso. I primi due figli sono sistemati e forse con loro ho fatto un errore seguendo il luogo comune di mandare i figli fuori, quasi rinnegando o meglio non riconoscendosi nel proprio territorio. Con il terzo figlio sto facendo un percorso inverso, riapproprianodoci di più della nostra storia, coltivando le nostre radici. Io credo che sia meglio avere un figlio organizzato nel proprio territorio che non avere un ingegnere disoccupato. Rimango estasiata nel vedere giovani che riprendono in mano le attività della famiglia, soprattutto nel settore agricolo e turistico. Meglio ritornare a riempire quegli spazi lasciati vuoti perchè sono tutti andati via che non andare via e non essere poi appagato, non sentirsi riconosciuto, ma soprattutto non avvertire più le proprie radici.
Antonio Gaetano