(Video) Un Anno di CrotoneOk - La Calabria ha le potenzialità per ridurre la fuga dei cervelli #MaiPiùUltimi
E' molto piaciuta la novità lanciata quest'anno da CrotoneOk che ha "allargato" l'evento "Un Anno di CrotoneOk" coinvolgendo le scuole in un percorso...
E’ molto piaciuta la novità lanciata quest’anno da CrotoneOk che ha “allargato” l’evento “Un Anno di CrotoneOk” coinvolgendo le scuole in un percorso di approfondimento che è andato “in onda” la mattina del lunedì.
Il primo momento di approfondimento (leggi l’articolo) ha visto come protagonisti Pasquale Criscuolo Segretario generale Comune di Parma, Francesco Livadoti presidente dell’ Ordine degli Architetti Crotone, Mario Spanò Presidente Confindustria Crotone, Fabio Tomaino Segretario generale Uil Crotone, Sandro Cretella Vice Sindaco Crotone, Cristina Perri Gruppo Terziario Donna – Confcommercio Crotone.
Il Secondo tavolo, moderato sempre dal gornalista di CrotoneOk Gianfranco Turino, ha avuto come titolo “Contromisure alla Fuga dei Cervelli” e ha visto come protagonisti Alberto Padula (professore universitario e Business Advisor), Aldo Ferrara (Presidente Unindustria Calabria), Luca Mancuso (presidente nazionale Fenimprese), Giovanni Cuda (Rettore Università Magna Grecia Catanzaro), Pietro Falbo (Presidente Camera di Commercio Cz, Kr, Vv) e Cataldo Calabretta (Presidente Sorical). Ad impreziosire il dibattito le domande e le riflessioni dei giovani studenti che con la loro partecipazione attiva sono diventati veri protagonisti.
«Quando si parla ai giovani – ci dice il presidente Ferrara – bisogna essere seri, sinceri e alcune volte anche brutali. Con curiosità bisogna comprendere quali sono le aspettative di questi giovani rispetto al mondo del lavoro, rispetto a quanto noi “adulti” facciamo. Noi viviamo una fase di spopolamento che in Calabria, anche per motivi storici, assume carattere più grave perchè più veloce e perchè coinvolge i giovani e soprattutto i più scolarizzati. Dobbiamo capirne le motivazioni. C’è una naturale predisposizione dei giovani a fare esperienze fuori dal proprio ambito familiare, ma dall’altra parte c’è, per pregiudizi e per cliche, una visione svalutativa, eccessivamente svalutativa, della nostra regione, una visione che induce famiglie e giovani a delle scelte ingannevoli che li portano fuori dalla nostra regione. L’alibi più utilizzato e che non ci sono opportunità di lavoro vere. Ma io mi chiedo perchè i nostri ragazzi vadano a studiare fuori mentre in Calabria abbiamo tre eccellenze tra le università italiane. La migrazione giovanile ha delle serie consulenze, la prima è una popolazione che invecchia, quindi una società meno dinamica, meno predisposta al cambiamento, meno predisposta la rischio. Perdiamo pezzi importanti di Pil, perchè i giovani sono quelli che investono per il futuro, per costruirsi una famiglia, per viaggiare, per comprare una casa».
«Io sono un emigrante di ritorno – ha raccontato il professore Padula – con il Covid ho deciso di restare più a Crotone che a Roma, perchè ho deciso di puntare al miglioramento della qualità della mia vita. Quando ragioniamo alla fuga dei cervelli, dobbiamo imparare a ragionare in un’ottica di visione più complessiva del territorio, una configuarazione di sistema in cui collocare anche la ricerca di lavoro. Vero è che oggi non abbiamo ancora reali possibilità di carriere di un certo tipo, ma dobbiamo mettere a fattor comune tutte le positività che abbiamo nel territorio per costruire uno sviluppo del territorio finalizzato agli interessi di tutti. Il nostro è un territorio che ha tante potenzialità che però non riusciamo a sfruttare proprio perchè non siamo riusciti a metterle a sistema».

«Quando si parla di sistema non si può non prendere in considerazione – dichiara Pietro Falbo – la Camera di Commercio che ha saputo fare massa critica restando in piedi nonostante un numero non elevato di aziende presente sul territorio. Abbiamo così creato una rappresentanza del sistema tale da affrontare bene il mercato. Ci sono dati che non ci collocano tra gli ultimi, ma tra i primi, ad esempio l’exoprt calabrese che è cresciuto del 18% negli ultimi tre anni e del 20,3% nell’ultimo trimestre; i dati riguardo l’uso del cassetto digitale ci pongono al secondo posto in Italia dopo Lecce; l’impreditoria giovanile è in controtendenza rispetto ai dati nazionali. Dati positivi che ci indicano quello che è un potenziale volano di sviluppo della nostra regione che sono i borghi».
«Una delle principali ragioni per cui i giovani vanno via è che in Calabria è difficile fare impresa. – sottolinea all’inizio del suo intervento Luca Mancuso – La nostra regione ha poco meno di due milioni di abitanti, e a Crotone è ancora più difficile perchè ci portiamo dietro una mentalità delle fabbriche e del posto fisso che paghiamo. In calabria abbiamo quasi 200000 aziende ma un terzo è nella provincia di Cosenza. Questo significa che la cultura di impresa in alcuni territori come Crotone deve ancora prendere piede, dovremmo realizzare delle scuole d’imprese per far capire che un’attività non è uno strumento per sopperire alla mancanza di lavoro, ma il coronamento di un sogno. Quando noi abbiamo avviato le nostre aziende abbiamo pensato ad un orizzonte nazionale perchè il mercato calabrese è troppo piccolo».
«Chi come me ha un forte attaccamento a questa terra difficilmente decide di abbandonare totalmente questo territorio. – L’avvocato Calabretta porta agli studenti la sua esperienza personale – Questo è un sentimento che hanno ben radicato tutti i calabresi, anche chi si è realizzato fuori mantiene un legame anche solo sentimentale con questa terra. E questo lo considero un errore, perchè guardare da lontano los viluppo di questa terra senza aver dato il proprio contributo è una mancanza che pesa. Sul futuro di questa terra si deve fare un serio ragionamento. I ragazzi oggi si trovano davanti una grande sfida che è quella della transizione digitale e soprattutto quella della intelligenza artificiale. Chi in questa terra ha deciso di incidere e di vivere, deve creare le condizioni affinchè questa terra sia attrattiva. Io non sono contrario ad andare a fare esperienze fuori dalla nostra regione. Oggi dobbiamo essere bravi a far ritornare chi vuole ritornare ma soprattutto vincendo la sfida della transizione digitale. Dobbiamo essere bravi a ragionare e metterci nelle condizioni di attrarre chi sta fuori dalla nostra regione».

«Io non sono contrario all’emigrazione, anche io ho fatto questa esperienza, dopo laureato sono andato negli Stati Uniti dove ho vissuto sei anni. – Il rettore Cuda ha centrato il suo intervento sul ruolo degli atenei calabresi – Noi non dobbiamo essere contrari al fatto che i nostri giovani possano partire per andare a realizzarsi fuori, dobbiamo lavorare affinchè giovani, professionisti, uomini e donne di altre regioni vengano da noi. Noi abbiamo una grande responsabilità: creare le condizioni e le infrastrutture affinchè questo possa avvenire. Poi è chiaro se queste condizioni sono presenti e si realizzano è naturale che molti dei nostri giovani decideranno di restare o, se fuori, di rientrare. Dobbiamo però liberarci di questo antico retaggio, che forse appartiene più ai nostri genitori che a noi, quella convinzione che studiando a Milano, a Roma o a Bologna le opportunità di lavoro siano maggiori. Le università calabresi sono un baluardo, sono un ascensore sociale, perchè tutt’ora molti dei ragazzi che frequantano Cosenza, Catanzaro o Reggio Calabria appartengono a famiglie che ancora non hanno nemmeno un diplomato. E migliorando la qualità della formazione si migliora anche la classe dirigente che, a sua volta, può migliorare tutto il sistema regione».
Gli studenti in sala hanno voluto accendere i riflettori innanzitutto sulla fuga dei talenti, che è anche peggio della fuga dei cervelli, così come hanno evidenziato le problematiche intorno al loro futuro.