Voce rilancia sugli alloggi di via Israele, il Comitato replica: “Non è questione di chi ci andrà, ma di atti e trasparenza”
Il sindaco rivendica la scelta sugli alloggi: “Li daremo anche alle forze dell’ordine e a chi è in difficoltà”. Il Comitato Tufolo-Farina: “Non è questione di chi ci andrà, ma di atti e trasparenza”
CROTONE – Il sindaco Vincenzo Voce torna sul caso degli alloggi popolari di via Israele durante la conferenza stampa di fine anno, terreno di scontro che da mesi oppone l’amministrazione al Comitato di quartiere Tufolo-Farina. Il primo cittadino annuncia che la gara da 3,69 milioni di euro è stata assegnata alla 2C Costruzioni Srl di Sant’Angelo Romano, precisando che «il finanziamento di cinque milioni di euro non è stato perso».
Secondo Voce, la polemica sollevata negli anni si sarebbe alimentata attorno all’idea che l’intervento fosse destinato a persone rom, versione che il sindaco respinge: «Li daremo anche alle forze dell’ordine, e alla gente in difficoltà che ogni giorno viene dal sindaco», sottolineando che si tratta di 24 alloggi popolari.
Nel merito amministrativo, il sindaco sintetizza così la vicenda: l’amministrazione avrebbe realizzato gli alloggi su terreno comunale sul quale, oltre vent’anni fa, una cooperativa avrebbe dovuto costruire una palazzina mai realizzata, area che il Comune avrebbe poi pagato tre milioni di euro a seguito di una controversia. È stato dato mandato per avviare il recupero del terreno.
La risposta del Comitato Tufolo-Farina, rappresentato da Alfonso Gaetano, arriva a stretto giro. «Il Comitato non ha mai promosso narrazioni discriminatorie né utilizzato termini offensivi», si legge in una nota: respinte con fermezza le accuse di aver ostacolato il progetto per ragioni identitarie o etniche. Per il Comitato, il punto «non riguarda chi ha bisogno di una casa, ma come, dove e con quali presupposti amministrativi e tecnici si realizza un intervento pubblico».
Il gruppo civico denuncia una scelta che, a loro avviso, sposta il dibattito sul piano emotivo: «Portare la discussione su casi di disagio sociale non può servire a coprire criticità procedurali, urbanistiche e di sicurezza sollevate nelle sedi opportune».
La posizione è netta: «Il Comitato non assegna case. Esercita vigilanza civica su scelte che incidono su un quartiere già carico di criticità sociali, infrastrutturali e di servizi».
Sul piano politico, la replica è dura: «Il bisogno abitativo non può diventare uno scudo retorico né una clava morale contro chi chiede trasparenza. Continuermo a parlare di atti, procedure e responsabilità. Tutto il resto è propaganda da campagna elettorale». Il Comitato segnala inoltre che le risorse di Agenda Urbana, a loro avviso utilizzabili fin dal 2020, «non sono state impiegate per tempo» e accusa il sindaco di voler «alzare il livello dello scontro sociale» invece di favorire «una dialettica rispettosa».
Il confronto resta aperto. Da un lato l’amministrazione che rivendica la scelta degli alloggi e annuncia l’avvio dell’opera; dall’altro una comunità che chiede trasparenza, garanzie e chiarezza sugli atti. Il 2026 si apre così con una certezza: via Israele sarà ancora terreno di confronto politico e civico.
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