“Io sono nato a Crotone” - Nel docufilm la voce di Rino Gaetano torna dove è nata, testimonianze dal cinema Apollo

Il film-evento sul cantautore crotonese arriva anche all’Apollo tra curiosità e nuove generazioni

A cura di Redazione
25 novembre 2025 07:57
“Io sono nato a Crotone” - Nel docufilm la voce di Rino Gaetano torna dove è nata, testimonianze dal cinema Apollo  -
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Solo per tre giorni, lunedì, martedì e mercoledì, in tutta Italia il docufilm “Rino Gaetano sempre più blu”, diretto da Giorgio Verdelli. Un film che racconta luci e ferite di un artista ancora oggi amatissimo. E ieri è toccato anche a Crotone, la sua città natale, ospitare la pellicola al Cinema Teatro Apollo con una doppia proiezione, alle 17,00 e alle 21,00.

La prima, quella delle 17,00 è partita in sordina. L’orario non ha aiutato, e il lunedì pomeriggio non è mai un alleato del cinema. Ma il pubblico che ha scelto di esserci non era lì per caso: erano appassionati, nostalgici, curiosi, persone che con la musica di Rino hanno camminato per anni. In sala, allo spegnersi delle luci e ai primi minuti del film, la voce del cantautore in una vecchia intervista radiofonica: “Io sono nato a Crotone, sono un erede di Pitagora”. Un legame mai negato, secondo chi vi scrive, ma frainteso. Ma andiamo con ordine.

Si staccano i quasi 40 biglietti. Al botteghino un signore ci racconta: “Mi ha incuriosito la storia degli inediti. Ricordo quella mattina, la radio che dava la notizia della sua morte. Sono rimasto senza parole”. Poi sorride amaramente: “Il crotonese è un essere strano, ha sempre da dire”. Rispondendo ai fatti dello Scida.

La moglie gli dà una pacca scherzosa sulla spalla: “Ormai pace fatta, dai. Rino Gaetano è un nostro concittadino, e questo film andava visto. Siamo qui per lui”. Poi ride: “Mio marito mi dedica sempre ‘Nun te reggae più’”. Un altro uomo confessa: “Aida è la mia canzone preferita. Mi emoziona ogni volta”.

E inevitabilmente si torna a quel famoso 23 agosto 1978, l’unico concerto di Rino Gaetano nella sua città. Lo stadio Ezio Scida pieno, l’attesa, la frase “Io sono romano”, il malinteso, i fischi. Una ferita che ha segnato per anni il rapporto con i crotonesi. “Io c’ero – racconta un uomo – ero ragazzino. È acqua passata. Per anni non l’ho più ascoltato, mi aveva fatto male. Poi quando il Crotone è salito in B e allo stadio hanno messo ‘Ma il cielo è sempre più blu’ come inno… è rinato tutto”.

La scelta dello speaker Giovanni Monte, più di vent’anni dopo quel concerto, riportò Rino Gaetano a casa sua. Una riconciliazione poi venuta in fretta. Il passato è passato. E a Roma si dice che "col passato ce famo er sugo". Alle nuove generazioni non interessano quei fatti, non ne hanno mai parlato. Cantano le sue canzoni e basta. Lo conferma uno stesso spettatore: “Alla finale del tennis hanno messo ‘Ma il cielo è sempre più blu’. Mi ha fatto venire la pelle d’oca. E' un crotonese come noi”.

Il film scorre e porta sullo schermo una folla di musicisti e amici che raccontano chi era davvero Rino: da Lucio Dalla a Brunori Sas, da Riccardo Cocciante a Tony Esposito e Shel Shapiro, fino ai New Perigeo e poi a Lucio Corsi, cantautore dei nostri giorni. Storie, episodi, ricordi dall’autostop alla RCA, fino ai successi diventati patrimonio collettivo. Alla fine della proiezione in molti commentano: “Un bel film, sincero, emozionante”.

Fuori la sala alla fine del film c’era anche Alfonso Amatruda, del Cinema Teatro Apollo. Mentre parla, sembra di sentire il rumore dello stadio di quel giorno lontano: “Purtroppo nessuno è profeta in patria. Io c’ero. Lo presero a pernacchie. Era reduce da Sanremo, era famoso… ma finì così. E invece le sue canzoni erano immortali, attualissime. Vivranno ancora per decenni”.

Prima di salutarlo gli chiediamo se gli sarebbe piaciuto ospitare davvero Rino Gaetano nel suo teatro. La risposta arriva senza pensarci: “Magari. Gli avrei fatto fare concerti per un mese qui dentro”. Fine spettacolo.

Danilo Ruberto

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