Nel pieno del terzo millennio, travolti dalla globalizzazione e dalla digitalizzazione, sempre più giovani, ma non solo, scommettono sul proprio futuro acquisendo competenze all’avanguardia utili per spalancare le frontiere del mondo del lavoro. La conoscenza della lingua inglese, ad esempio, è ormai fondamentale non solo in ambito lavorativo ma anche accademico e le certificazioni offrono un modo per dimostrare la competenza linguistica e aumentare le opportunità lavorativo e di studio.
Perchè? Lo spiega Paola Proto, titolare della British School di Crotone, centro riconosciuto dal Ministero dell’Istruzione e del Merito e centro esami dell’Università di Cambridge.
«Ormai l’inglese è la lingua universale, la lingua della comunicazione globale e conoscerlo non è solo utile per viaggiare o per navigare sul web, è fondamentale per lavorare in qualsiasi settore. Imprescindibile per lavorare a livello internazionale». Le certificazioni sono utili, e addirittura necessarie, anche nel mondo accademico: «Alcuni atenei – spiega la Proto – le richiedono come requisito in entrata, altri per l’esonero dall’esame d’inglese, ecco perché è fondamentale acquisirle prima. Io consiglio di iniziare il percorso dello studio della lingua inglese a sei anni, parallelamente all’inizio della scuola primaria, perché quello è il momento in cui lo sviluppo cognitivo comincia a strutturarsi.».
Insomma nel momento in cui si inizia a studiare la grammatica italiana è importante approcciarsi anche allo studio della lingua inglese. «A sei anni il bambino ha un orecchio molto recettivo per cui studiare l’inglese con un madre lingua ha indubbiamente un’altra valenza. Ricordiamo che è proprio a quell’età che il bambino inizia a consolidare la propria struttura linguistica». Iniziare da piccoli, dunque, ha i suoi vantaggi, linguistici ovviamente, ma anche e soprattutto accademici. Spesso infatti capita che i ragazzi non riescano a laurearsi per le difficoltà che incontrano nel preparare il tanto temuto esame di inglese. Esibendo la certificazione B1 e B2 invece è possibile convalidarlo. Iniziando a 6 anni un percorso linguistico con madre lingua e metodo comunicativo, a 17 anni i ragazzi più determinati, conseguono la certificazione massima, cioè C2.
«Si tratta – spiega la Proto – del livello di un madre lingua laureato e l’esame viene superato da circa l’80% dei nostri allievi che lo sostengono, una percentuale davvero molto alta. Si tratta di ragazzi praticamente bilingue. Per loro parlare in italiano o parlare in inglese è la stessa cosa, vedere un film in italiano o vederlo in inglese non ha alcuna differenza; anzi, preferiscono vederlo in lingua originale». Chi insegue il sogno dell’Università all’estero può “accontentarsi” della certificazione C1.
«I nostri ragazzi sono ormai internazionali, vanno a studiare in tutto il mondo – continua -. Gli studenti che hanno un diploma italiano e un certificato C1 possono iscriversi a un Ateneo in Inghilterra, in America, in Australia o anche in Italia o altri Paesi dove vi sono corsi di laurea in lingua inglese, come per esempio quelli in medicina o economia che sono ormai sdoganatissimi». Le certificazioni sono un passaporto per il mondo del lavoro a livello internazionale e nazionale. Sempre più aziende italiane, grandi o piccole, sempre più attività commerciali, non richiedono più “una buona padronanza della lingua inglese” ma le certificazioni, che sono una garanzia.
«Nelle multinazionali – continua Paola Proto – con un certificato B2 è possibile trovare lavoro più facilmente rispetto a chi non ce l’ha. Ma ormai il B2 è richiesto anche nella scuola, nei concorsi pubblici. Insomma è il livello di competenza linguistica per poter lavorare in lingua inglese. Vorrei aggiungere che il valore di una certificazione linguistica dipende dall’ente certificatore che la rilascia per cui se a rilasciarlo è l’Università di Cambridge appare evidente il motivo per cui queste certificazioni vengono accettate da tutte le Università Italiane e Inglesi e da quasi tutte le Università del mondo».
V. R.

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