Assicurare l’accesso ai nidi e alla scuola dell’infanzia di qualità e un sostegno competente ai genitori in difficoltà, in primo luogo le mamme povere, giovani e con basso grado di istruzione.
Estendere il più possibile il tempo pieno in tutte le regioni più a rischio e ridurre il numero di studenti per classe, potenziando anche il sistema dei trasporti locali, per superare – ove necessario – le pluriclassi.
Riadattare, ove possibile, le architetture scolastiche esistenti ai nuovi modelli di insegnamento/apprendimento e costruire nuovi edifici multifunzionali polivalenti che prevedano un assetto più adatto alle attività di tipo laboratoriale con spazi espressivi e creativi, aperti anche alle esigenze delle comunità locali (ad esempio, sale musica e biblioteche aperte fino a sera), superando la tradizionale separazione tra scuola ed extrascuola e favorendo la trasformazione degli edifici scolastici in centri di aggregazione sociale e civica, centri di educazione permanente a sostegno dell’innovazione culturale, sociale e tecnologica, anche per ricucire il rapporto con le famiglie e garantire un utilizzo più proficuo del tempo libero di giovani e adulti.
Incentivare un’organizzazione scolastica che contrasti, fin dalla formazione delle classi e dei gruppi di studenti, ogni forma di segregazione e ghettizzazione per origine sociale, provenienza geografica, appartenenza culturale.
Sostenere reti di servizi sociali e sanitari efficienti a sostegno delle scuole del territorio, sia ricorrendo a figure professionali specialistiche (quali psicologi, educatori, assistenti, medici), che ad operatori del Terzo settore e dell’associazionismo, oppure attivando organismi ad hoc, come ad esempio gli “osservatori permanenti di ambito” già avviati in alcuni territori, attrezzati con équipe psico-pedagogiche di supporto alle reti scolastiche territoriali, per il contrasto alla povertà educativa e alla dispersione scolastica.
Istituire e reclutare nuove figure professionali a livello territoriale, capaci di accompagnare e sostenere le innovazioni (ad esempio, referenti territoriali competenti nella didattica e nella cura del sistema di relazioni educative che sappiano aiutare le scuole e i docenti a rafforzare/consolidare i propri punti di forza e a sfruttare meglio la rete di risorse disponibili nel territorio).
Promuovere un approccio più personalizzato all’orientamento, in una prospettiva di continuità educativa dall’infanzia fino al post-diploma (come raccomandato dall’Unione Europea), in modo da sostenere le scelte degli alunni più svantaggiati, tenendo conto dei loro bisogni educativi e delle inclinazioni di ciascuno, in funzione del proprio progetto di vita. Ciò richiede in particolare di introdurre o potenziare forme di career counseling, curare il ri-orientamento e la promozione delle life skills fin dall’infanzia.
Prevedere forme di incentivazione per i dirigenti, gli insegnanti e altro personale che lavora nelle aree fragili in situazioni difficili, soprattutto in funzione del contrasto al fenomeno della dispersione scolastica, della devianza sociale e dello svantaggio. (ad esempio, per favorire la continuità didattica, si potrebbe assicurare un punteggio doppio a chi insegna in queste scuole, come si fa per chi insegna nelle piccole isole).
Sono queste le proposte, redatte in un documento, del Comitato di esperti istituito con D.M. 21 aprile 2020, n. 203 – SCUOLA ED EMERGENZA Covid-19. Azione che potrebbero essere finanziabile con Fondi PON-POR e con le altre risorse messe a disposizione dall’Unione Europea per il nostro paese per la ricostruzione post-COVID 19.