Un crotonese che non perde occasione di ricordare la sua terra, chitarrista e compositore, con un talento che ha preso piede in lui già da bambino. Si tratta di Renato Caruso, un talento del territorio che con perseveranza ed entusiasmo continua a portare avanti la sua passione per la musica.
Nel corso della sua giovane carriera sono stati diversi i ruoli da docente e da interprete con collaborazioni con alcuni degli artisti più amati ed apprezzati del panorama musicale italiano. Nel suo bagaglio di studi una Laurea in informatica, una Laurea in chitarra classica e una Laurea in Informatica Musicale. Sotto l’aspetto della produzione musicale ha all’attivo quattro dischi strumentali, due solo chitarra e altri tre come produttore e arrangiatore.
«La mia passione nasce semplicemente dal fatto che ho sempre respirato “note” a casa – sottolinea Renato Caruso -, mio padre suona la chitarra e scrive, è un cantautore amatoriale e ha avuto per molti anni una scuola di musica. Il suo lavoro è quello di docente di filosofia alla superiori ma faceva tutto questo per cultura musicale e per tutti noi ragazzi. Oltre a suonare con diverse band dell’epoca (anni ’60/’70) aveva la chitarra e un libro, sempre in mano. Era quasi ovvio che m’innamoravo di questi due mondi, libri e strumenti. Ci sono tanti strumenti a casa ma anche tanti libri».
Quando è iniziata la tua carriera nel mondo della musica?
«Da giovanissimo, quando scopri la musica – prosegue l’artista – i tuoi punti di riferimento sono i dischi, la musica di famiglia, quindi mio padre che mi faceva ascoltare Beatles, Rolling Stones, Equipe 84, Battisti, mio fratello con i Litfiba, Ligabue, mamma con Nannini, Battiato e poi arrivano gli studi in Conservatorio che ti fanno innamorare della musica classica e da allora non smetto mai di ascoltare Chopin, Beethoven, Puccini, Verdi. Ho sempre questi dischi in primo piano. Poi arriva Sting, Pino Daniele, Pat Metheny, e sono loro che danno l’impronta ben definita al mio stile musicale».
Nel corso degli anni hai saputo migliorarsi e consolidarti, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
«Sto lavorando sul nuovo disco che uscirà, forse a fine 2021, nel frattempo sta per uscire un secondo libro, un romanzo culturale che si divide tra scienza e musica, i miei due mondi».
L’artista ha una sua idea ben precisa su come permettere la scoperta, valorizzazione e crescita di nuovi talenti nel territorio crotonese.
«Prima di tutto si deve rivalutare bene la figura di Pitagora. L’ultimo disco è dedicato proprio al filosofo-matematico. Ancora poche persone conoscono la sua grandezza. Per gli artisti – rilancia Renato Caruso – credo Crotone abbia già un grande fermento di produttori, cantanti bravi, e altro ancora, ma la Calabria sta emergendo in questo, Ci sono numerosi musicisti professionisti della provincia, miei colleghi. Paolo Polifrone di Cotronei, attuale bassista di Ultimo. Il Fratello Alex, batterista di Ruggeri, Orazio Nicoletti di Rocca Bernarda, bassista di Diodato e tanti altri».
Anche se vivi a Milano il tuo amore per la terra di Crotone rimane sempre vivo.
«Nel periodo loockdown sono stato giù 4 mesi, erano 20 anni che non succedeva. Ho riscoperto molti valori che avevo perso, la nostra Calabria è bellissima e piena di risorse. Farei volentieri dei periodi alternati, un po’ di mesi a Crotone e altri a Milano, ma non solo – conclude -, di certo fossi a Crotone dedicherei molta parte alla cultura e all’arte in generale, offrendo la mia esperienza, con interventi anche di personaggi famosi».
Leonardo Vallone