Serve un cambio di passo nella gestione dell’emergenza e nuovi rapidi interventi per l’abbattimento ed il contrasto al proliferare dei cinghiali in tutto il Paese per fermare la diffusione della Peste Suina Africana che mette a rischio la sopravvivenza di 31mila allevamenti italiani e un intero comparto strategico, che genera un fatturato di 20 miliardi di euro l’anno e garantisce occupazione per circa centomila persone nella filiera dei salami, mortadella e prosciutti.
E’ quanto chiede il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini in occasione della protesta di agricoltori, allevatori e cittadini a Roma in piazza Santi Apostoli contro l’invasione dei cinghiali che si estende ormai a tutta la Penisola compresi strade e parchi della Capitale. Le misure fin qui adottate o ipotizzate, dalle recinzioni elettrificate a piani di sterilizzazione non hanno portato a risultati significativi sulla riduzione della presenza dei cinghiali – denuncia Coldiretti – e servono dunque azioni più incisive, come gli abbattimenti, fondamentali per la sicurezza dei cittadini e la salute degli animali negli allevamenti. Serve – afferma Coldiretti – la modifica dell’articolo 19 della legge 157/1992 per poter salvaguardare le imprese agricole e i cittadini con strumenti più efficaci di contenimento della fauna selvatica e in particolare dei cinghiali.
Dopo i casi individuati in Lazio, Piemonte e Liguria, a preoccupare è infatti il pericolo concreto che la contaminazione portata dai cinghiali – evidenzia Coldiretti – si estenda a regioni limitrofe, da nord a sud del Paese, dove si concentrano gli allevamenti di maiali e le produzioni più tipiche della salumeria italiana che da punto di forza delle esportazioni agroalimentari Made in Italy rischiano di subire perdite miliardarie. Le misure adottate in caso di ritrovamento di cinghiali infetti prevedono infatti abbattimenti cautelativi di maiali, ti, vincoli al trasporto di animali e limitazioni alle esportazioni di salumi che da gennaio 2022 hanno già causato la perdita di circa 20 milioni di euro al mese.
La diffusione della peste suina portata dai cinghiali – continua Coldiretti – minaccia dunque le esportazioni Made in Italy con effetti drammatici per l’economia del Paese. “Serve responsabilità delle Istituzioni per un intervento immediato e capillare di limitazione effettiva della popolazione dei cinghiali con abbattimenti lungo tutto il territorio nazionale” conclude il presidente della Coldiretti nel sottolineare che “siamo costretti ad affrontare questa emergenza perché è mancata l’azione di prevenzione, non ci possiamo permettere alcun rinvio, ma è invece necessario utilizzare subito tutti gli strumenti utili a salvaguardare gli allevamenti, i posti di lavoro e le esportazioni, con il contenimento della peste suina africana sia livello nazionale che locale”

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