San Dionigi: “Un gesto di acqua, un perdono, un tempo regalato”: il mandato del vescovo Torriani alla città di Crotone
Il vescovo Torriani nella festa di San Dionigi invita la città a riconoscere la propria sete, ad ascoltare la Parola e a costruire alleanze di verità, gratuità e festa

Nella festa di San Dionigi, patrono della città, il vescovo Alberto Torriani ha posto al centro la Parola di Isaia: «O voi tutti assetati, venite all’acqua!».
«È come una sorgente che scaturisce nel cuore della città e la benedice – ha detto –. Non rimane tra queste mura, ma corre per le strade, entra nelle case, raggiunge chi lavora, chi cerca, chi soffre, chi non spera più».
Il vescovo ha ricordato la promessa del Signore: «La mia parola non ritornerà a me senza effetto». «Oggi chiediamo a San Dionigi di aiutarci a crederci davvero».
“Venite”: la città degli assetati. «La città è piena di sete: sete di pace nelle famiglie, di lavoro dignitoso, di relazioni vere, di fiducia tra generazioni, di giustizia per chi è rimasto indietro, di senso per chi non sa più perché alzarsi al mattino. Quanta sete anche nella nostra vita ecclesiale: desiderio di unità, di fraternità tra parrocchie, di una missione che raggiunga i lontani».
«Il primo verbo di Dio è un invito, non un rimprovero. Non dice: “organizzatevi meglio”, ma: “venite”. La fede comincia da un passo verso una Presenza che ci precede».
Il vescovo ha ammonito contro i surrogati: «Perché spendete denaro per ciò che non è pane?». «Quante energie disperse in ciò che non nutre! Quanti inganni subiscono i nostri concittadini: giovani che cercano libertà e verità ma cadono negli stupefacenti, famiglie attratte da guadagni facili che diventano catene, povertà economiche ed educative che mordono come una fame endemica».
La risposta è tornare alla sorgente: «La Parola che plasma coscienze libere, i sacramenti che portano Grazia, la carità che condivide pane e cuore».
“Ascoltate”: la Parola che fa vivere. «Vivere è ascoltare. La Parola non è un commento spirituale ma un seme efficace. Se la accogliamo, rinasciamo; se la rifiutiamo, ci inaridiamo».
Il vescovo ha ricordato San Dionigi come uomo di pensiero e ricerca: «Non fu un’emozione passeggera, ma un’intelligenza aperta allo Spirito. La fede non spegne la ragione, la compie».
Alla città l’invito è chiaro: «Abbiamo bisogno di ascoltare la Scrittura, i sogni dei giovani, la saggezza degli anziani, il grido dei poveri, la fatica di chi amministra con trasparenza». Con tre fedeltà concrete: la Domenica, la Parola in casa, l’ascolto dei feriti.
“Cercate… lasci”: la conversione che apre strade. «Non si tratta di piccoli ritocchi – ha detto Torriani – ma di passare dalle nostre vie alle vie di Dio».
Per la città significa «superare astio e diffidenza, favorire il lavoro vero, sostenere chi crea opportunità, misurare lo sviluppo da come trattiamo gli ultimi». A livello personale «vuol dire tornare alla confessione, chiedere perdono, riallacciare legami spezzati. È possibile, perché la misericordia di Dio sovrabbonda».
“Un’alleanza eterna”: la città come patto. «La città non è un ammasso di interessi, ma un patto di reciprocità. Alla scuola di San Dionigi, la Chiesa vuole essere custode di alleanze: tra generazioni, tra parrocchie, tra istituzioni, tra chi è nato qui e chi è arrivato da lontano».
Tre scelte per rendere concreto questo patto: la gratuità, la verità, la festa.
“Uscirà con gioia”: il frutto della Parola. «Il segno che abbiamo davvero ascoltato è la gioia che illumina il volto e la pace che disarma i cuori». Non un ottimismo ingenuo, ma la certezza che Dio lavora nella storia.
San Dionigi diventa esempio di coraggio nell’Areopago, cioè nelle piazze della cultura e del dibattito, e di fedeltà fino al dono, il martirio quotidiano fatto di coerenza e servizio.
E infine il mandato: «All’uscita da questa celebrazione, ciascuno prenda un piccolo mandato».
Un gesto di acqua: dissetare qualcuno con un atto concreto. Una visita a chi è solo. Una spesa sospesa. Un perdono atteso. Un tempo regalato.
«San Dionigi benedica la nostra città – ha concluso il vescovo – e interceda perché questa Parola non torni a Dio a vuoto, ma generi famiglie più unite, giovani più coraggiosi, poveri più amati, istituzioni più leali, comunità più missionarie».
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