Tumori e inquinamento, Crotone alza la voce: “Verità e giustizia per una città ferita”
Denuncia civile e azione legale: associazioni e cittadini contro il rinnovo dell’autorizzazione al termovalorizzatore di Passovecchio. Il ricorso al TAR contesta gravi omissioni ambientali e sanitarie

CROTONE – «Dopo anni di silenzio istituzionale e omissioni diffuse, finalmente la verità comincia a emergere». Con queste parole, il cittadino crotonese Enzo Filareto ha voluto ringraziare pubblicamente due figure che, secondo lui, hanno avuto il coraggio di rompere un muro di omertà: l’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA), e il dottor Pasquale Montilla, oncologo impegnato nello studio delle neoplasie in provincia di Crotone.
Filareto parla di una città «ferita ma viva», che oggi trova nuove voci pronte a difendere il diritto alla salute. Le analisi e i dati epidemiologici raccolti negli ultimi anni – sostiene – dimostrano che l’incidenza dei tumori in provincia di Crotone è superiore alla media nazionale, e che «le cause non possono essere ridotte al caso».
Il ricorso al TAR Calabria: il nodo del termovalorizzatore
A pochi giorni dalla denuncia di Filareto, è arrivato il ricorso al TAR Calabria presentato da un gruppo di associazioni – WWF Crotone, Arci Crotone, Osservatorio Nazionale Amianto, Ona Crotone e Comitato Pro Papanice – contro la Regione Calabria e la società A2A Ambiente S.p.A., gestore del termovalorizzatore di Passovecchio.
Il ricorso, redatto dall’avvocato Angelo Calzone, chiede l’annullamento del decreto regionale n. 10285 del 14 luglio 2025, con cui la Regione ha rinnovato l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) all’impianto e autorizzato lavori di ammodernamento e ampliamento.
Secondo i ricorrenti, l’autorizzazione è illegittima per una serie di motivi fondamentali:
assenza della valutazione ministeriale d’interferenza ambientale, obbligatoria nei Siti di Interesse Nazionale (SIN);
mancanza del parere dell’Autorità di Bacino dell’Appennino Meridionale, essendo l’impianto in area a rischio idrogeologico (zona R3 del PAI);
assenza del parere sanitario del sindaco di Crotone, previsto dal Testo unico delle leggi sanitarie;
mancata valutazione d’incidenza ambientale sull’area “Fondali di Gabella”, zona speciale di conservazione del sistema Natura 2000.
Il documento sottolinea che l’impianto si trova nel cuore del SIN “Crotone-Cassano-Cerchiara”, dove sono ancora in corso le bonifiche dell’ex Pertusola e dell’ex Fosfotec, e che ogni intervento in quell’area dovrebbe tener conto della contaminazione del suolo, della falda e dei rischi cumulativi sulla salute dei cittadini.
Nel ricorso si richiama anche la sentenza del Tribunale civile di Milano del 2012, che aveva riconosciuto «un inquinamento ingentissimo» nel sottosuolo crotonese, con concentrazioni di metalli pesanti e cadmio ben oltre le soglie di rischio.
Il TAR è quindi chiamato a valutare se la Regione abbia violato i principi di precauzione e di sviluppo sostenibile, oltre che le norme nazionali ed europee sulla tutela ambientale. Nel frattempo, i ricorrenti hanno chiesto la sospensione urgente dell’efficacia del decreto.
Sul caso è intervenuto anche Ezio Bonanni, presidente dell’ONA, durante una recente intervista:
«La situazione di Crotone è paurosa. Non c’è solo Taranto. In Italia esistono decine di siti di interesse nazionale non ancora bonificati. Tra questi, quello di Crotone presenta contaminazioni da amianto, metalli pesanti e nanoparticelle. Grazie al lavoro dell’oncologo Pasquale Montilla abbiamo raccolto ulteriori elementi che collegano l’inquinamento ambientale all’esposizione professionale».
L’azione dell’ONA, ha aggiunto Bonanni, si muove su due piani: giudiziario e sociale. L’obiettivo è affiancare i cittadini e le istituzioni nelle bonifiche, nella tutela della salute e nella prevenzione primaria.
L’avvocato Carolina De Feo, legale ONA, ha ricordato come l’osservatorio «non svolga solo una funzione giuridica ma anche sociale, tutelando cittadini e lavoratori».
La finalità, ha spiegato, è coerente con i nuovi principi inseriti nella Costituzione italiana, che oggi riconoscono esplicitamente la tutela dell’ambiente e della salute (articoli 9 e 41):
«Occorre preservare l’ecosistema per le future generazioni e portare avanti le battaglie di giustizia ambientale, perché non c’è sviluppo possibile senza bonifica e senza prevenzione».
Mentre il TAR dovrà decidere sulla legittimità delle autorizzazioni, a Crotone cresce la preoccupazione per il legame tra inquinamento industriale e incidenza tumorale.
Lo stesso ricorso cita i dati del rapporto epidemiologico “Sentieri”, che confermano livelli elevati di patologie oncologiche nel territorio.
«Dietro i numeri ci sono storie di dolore, di lavoro e di vite spezzate», scrive Filareto. «Crotone non dimenticherà chi ha avuto il coraggio di denunciare e di difendere il diritto alla salute».
In una terra che porta ancora le cicatrici di decenni di industria chimica e promesse mancate, la battaglia per la verità ambientale è tutt’altro che conclusa.