Uil sui call center: «Necessario aprire un tavolo di crisi al Mise»

Conferenza stampa del sindacato crotonese. Presente anche il Segretario della Uil Calabria

Doveva essere l’opportunità giusta per portare all’attenzione del Governo la vicenda dell’Abramo Customer care. Doveva essere il momento proficuo per consegnare nelle mani del Ministro del Lavoro Luigi Di Maio, la situazione che da ottobre vivono i lavoratori, ed ex lavoratori, dell’azienda calabrese, oltre che discutere dell’intero comparto dei Call center, settore in crisi che ha bisogno di un sostegno concreto oltre che di riforme che garantiscano ai lavoratori un futuro sereno e sicuro. E invece, come scrivono in una nota le sigle sindacali. «Dopo più di un anno e quattro riunioni già annullate, è saltato il tavolo sui call center previsto al Mise. Confidavamo di riuscire finalmente a parlare con il ministro Luigi Di Maio che aveva accolto l’ennesima nostra richiesta ma abbiamo appreso della sua assenza e a quel punto abbiamo deciso di lasciare il ministero».

Anche la Uil Crotone, invitata al tavolo, è intervenuta sulla vicenda e ieri ha organizzato una conferenza stampa proprio per precisare ancora una volta la posizione del sindacato. «L’incontro convocato al Mise dal Ministro e allargato alle organizzazioni sindacali – ha dichiarato Fabio Tomaino, segretario provinciale della Uil -, ci era sembrato un ottimo gesto perché abbiamo sempre creduto che la maggior parte dei problemi e dei riflessi occupazionali negativi che sta avendo la vicenda dei call center può essere risolta proprio a livello governativo».

L’assenza del vice premier però sembra aver lasciato l’amaro in bocca: «Di Maio ha disertato il tavolo per ragioni incomprensibili che ci fanno arrabbiare e ci spaventano considerando che le logiche principali del Ministro riguardano il rilancio del meridione. Ma come fa a essere rilanciato il sud se si consente che le aziende si svuotano e se non si ascoltano le parti che possono fornire consigli per lo sviluppo?».

«In una regione dove l’occupazione dei giovani e delle donne dà risultati negativi – aggiunge il segretario regionale della Uil Santo Biondo – non può non esserci un’attenzione particolare al mondo dei call center. Bisogna aprire al Ministero del Lavoro un tavolo di crisi insieme ai 152 aperti negli altri settori. Non è accettabile che nell’era della società dei servizi si venga a discriminare un settore così importante».

Secondo Biondo anche la Regione deve fare la sua parte: «Ci sono risorse comunitarie e incentivi, c’è un fondo sociale europeo non speso. Manca però la discussione in consiglio». I sindacati non hanno dubbi: i problemi da risolvere sono legati alle delocalizzazioni delle attività, al costo del lavoro, al dumping contrattuale, alla mancanza di ammortizzatori sociali stabili e certi, alla corretta applicazione delle clausole sociali, a un progetto di formazione adeguata a traghettare il settore verso la necessaria digitalizzazione. Presente all’incontro con la stampa anche Fabio Guerriero, segretario generale Uil Com Calabria che ha preso parte nei giorni scorsi alla chisura dell’accordo di secondo livello che riguarda i contratti di Tim.

V. R.