Crotone – Maria Madre della Chiesa è il titolo della parrocchia che raccoglie gli abitanti di Fondo Farina, al termine della lunga strada che, poi, porta verso le curve di CapoColonna. Di costruzione recente, è molteplice il sentimento degli abitanti della zona che si approcciano alla chiesa guidata da undici anni da Don Antonio Piccolo. Siamo andati a trovarlo in una mattinata baciata dal sole, e ci ha accolto mostrandoci l’edificio sacro che accoglie tanti giovani della parrocchia, mossi dallo spirito delle attività e della collaborazione anche se, in questo periodo, gli impegni parrocchiali sono sospesi e molti procedono on line, come il catechismo.
Don Antonio ci ha voluto parlare della generosità dei suoi parrocchiani durante questi giorni: «Gli altri anni, nelle festività natalizie, ricevevamo molti più panettoni, quest’anno invece sono stati di meno. Panettoni e alimenti per poter allietare le tavole di molte persone – ci ha detto – Poi molte attività le abbiamo dovute ridurre e sospendere, ma la gente sta riprendendo l’entusiasmo, il coraggio, e partecipa senza paura alle cerimonie, con le dovute prescrizioni perché la Chiesa è molto grande e si presta alle distanze fisiche. Quello che è importante è l’entusiasmo». “Fondo Farina”, è il nome storico di questa porzione di città che si trova dopo il popoloso quartiere di Tufolo, e oggi è una realtà sempre più abitata, dove si è instaurata una comunità solida: «Addirittura siamo 12 mila abitanti, posso dire che la gente è stata solidale nel far pervenire in parrocchia alimenti, indumenti con i quali abbiamo potuto aiutare coloro che soffrono questa situazione. Persone che sono andate dalle famiglie per una parola, per l’incoraggiamento, un segno di speranza, anche se eravamo limitati negli spostamenti. Ma quello che si poteva fare è stato fatto nei limiti del possibile». Il parroco Don Antonio, insomma, è irrefrenabile quando parla soddisfatto dei parrocchiani di Maria Madre della Chiesa:
«Proprio ieri il piazzale era pieno di macchine e di persone che sono venute a ritirare il loro pacco di alimenti. Si continua con entusiasmo, la gente della parrocchia ha voglia di riprendere la vita normale, di riprendere in mano la situazione perché certamente non è facile gestirla, ma con un po’ di coraggio si sta andando avanti». La Chiesa fu inaugurata undici anni fa, nel giorno dell’Immacolata Concezione, con il titolo “Maria Madre della Chiesa”: «Il titolo è il più bello della Madonna, un ruolo che Gesù le ha affidato sulla croce. Da allora, da quando sono parroco, questa Chiesa ha un handicap. Ovvero è dislocata fuori dal quartiere, qui bisogna venirci propositamente perché non è una chiesa di passaggio. Viene chi ha intenzione di fermarsi, di incontrare il parroco, di fare un momento di preghiera, di partecipare alle celebrazioni. Nonostante questo limite della dislocazione sta crescendo e prendendo coscienza di essere parrocchia, di essere famiglia, sta crescendo nel senso di appartenenza ad una comunità. Molte persone sono legate alle loro parrocchie di origine, ma tornano, con il rispetto delle parrocchie di appartenenza, questo è ovvio».
Poi ci parla del pilastro della parrocchia, i suoi giovani: «Stiamo continuando su internet con la gioia e l’entusiasmo dei ragazzi che non vogliono nemmeno sospendere il catechismo, vorrebbero continuasse, e le catechiste si fermano più del dovuto ma lo fanno volentieri. Abbiamo sospeso gli incontri dei giovani perché è impossibile mantenerli per la pandemia in corso, ma partecipano a quel poco che possiamo fare sperando in una ripresa abbastanza imminente». A parte la dislocazione e la lontananza della parrocchia, don Antonio Piccolo non segnala particolari criticità: «Problemi particolari, a parte a problematiche come il lavoro, non ve ne sono tante. A volte mi viene voglia di togliere la dicitura parrocchia e mettere “ufficio di collocamento”. La gente chiede aiuto ma purtroppo conosciamo benissimo la situazione, se i nostri politici non si danno da fare la situazione diventerà sempre più critica. Questa è una parrocchia giovane, con famiglie che si sono inserite dopo il matrimonio, non è una parrocchia con un numero alto di anziani. Abbiamo anche un campetto che cerca di radunare i ragazzi per dare loro uno spazio di incontro». Poi ci saluta: «L’augurio è che possa rinascere nei cuori la speranza, che deve essere l’ultima a morire. La immagino come una rugiada che scende nei nostri cuori affinché ci dia la forza di ricominciare. Dio c’è, Dio non ci abbandona».

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