(VIDEO) Gli auguri di Natale dell’arcivescovo Torriani: “Scegliere il passo giusto, dalla parte della pace”

Una poesia come messaggio natalizio alla diocesi: l’invito a non seguire la marcia che schiaccia, ma il passo leggero dei pastori che cercano e custodiscono la pace.

A cura di Redazione
25 dicembre 2025 09:00
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CROTONEGli auguri di Natale dell’arcivescovo di Crotone-Santa Severina, monsignor Alberto Torriani, arrivano alla comunità sotto forma di poesia, scelta non casuale perché – come ha spiegato lo stesso presule – «la poesia è la capacità di dire in modo sintetico, per immagini, qualcosa di più profondo».

Nel suo messaggio natalizio, Torriani richiama le parole che la liturgia propone nella notte di Natale e mette a confronto due modi opposti di stare nella storia: «C’è un passo che pesa sulla terra come un comando, che schiaccia la polvere e lascia impronte dure, come se fossero nemici».

A questo passo si contrappone «un altro passo che nella stessa notte si muove leggero e curioso», quello del pastore che «si alza di scatto dopo il grido dell’angelo» e che «non marcia, ma cerca, scivola tra le pietre per avvicinarsi a un segno: un bambino, una mangiatoia, un sussurro di pace».

L’arcivescovo si sofferma poi sul contrasto tra violenza e cura: «Ogni mantello intriso di sangue sa di rabbia e di paura, ha visto campi bruciati, sguardi spenti e corpi caduti». Diversa è invece «la coperta del pastore, che sa di lana, di fumo, di notti passate a vegliare il gregge, di freddo condiviso e di cielo guardato a lungo».

«Il mantello del soldato si tende come una minaccia – prosegue Torriani – la coperta del pastore si apre come un abbraccio». È in questo confronto che, secondo l’arcivescovo, si colloca la scelta di Dio: «Nella notte di Natale Dio non sceglie la calzatura che rimbomba, ma il passo che si mette in cammino; non il mantello intriso di sangue, ma la coperta povera che accoglie la stanchezza e si lascia illuminare».

Da qui l’invito finale: «Beato chi lascia bruciare le proprie calzature di guerra nel fuoco della misericordia e si avvolge nella coperta umile dei pastori per vegliare, attendere e custodire la pace nata questa notte».

Una domanda diretta, infine, chiude l’augurio natalizio: «Tu, questa notte, da che parte ti poni? Dalla parte della marcia che schiaccia o del passo che cerca?». Perché, conclude l’arcivescovo, «la pace non è un sogno neutrale, è scegliere il bambino contro ogni paura e stare dalla parte del cielo che scende sulla terra disarmato».

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