(Video) Rino Gaetano, un ritratto inedito tra memoria, musica e la sua terra
Abbiamo intervistato Giorgio Verdelli, regista del film-evento dedicato al cantautore crotonese
“Dov’è la strada per Crotone?”. Una domanda che è molto più di una battuta. È la prova che per Rino Gaetano Crotone non è mai stata soltanto un punto geografico, ma un luogo dell’anima. È da lì che parte “Rino Gaetano Sempre più blu”, il film-evento in sala il 24, 25 e 26 novembre, che a cinquant’anni dall’esplosione di Ma il cielo è sempre più blu sceglie di raccontare l’artista oltre il mito, l’uomo dietro il cappello, il poeta che sapeva far ridere e ferire con la stessa frase.
Un viaggio, non una biografia classica
Non una biografia classica, ma un viaggio. Un sogno a occhi aperti firmato da Giorgio Verdelli, autore e regista, insieme a Luca Rea, che compone un ritratto a più mani fatto di materiali rari e preziosi: un estratto da una traccia inedita, Un Film a Colori – Jet Set, pubblicata in digitale da Sony Music Italy, pagine di taccuini privati, memorie custodite come reliquie, interviste che sembrano confessioni radiofoniche sottratte al tempo. Tutto confluisce in un mosaico vivo che ricostruisce l’incredibile parabola umana e artistica di un cantautore capace di tenere insieme la voce di Petrolini e quella di Joe Cocker, la satira e la poesia, il genio e la provocazione.
Un racconto costruito da chi Rino lo ha vissuto
Prodotto da Sudovest Produzioni e Indigo Film con Rai Documentari, sostenuto dalla Fondazione Calabria Film Commission e dal Ministero della Cultura, e distribuito da Medusa Film, il documentario attinge alle testimonianze di chi Rino l’ha amato, vissuto, compreso. La sorella Anna, il nipote Alessandro, gli amici storici – Riccardo Cocciante, Danilo Rea, Giovanni Tommaso, Shel Shapiro, Edoardo De Angelis, Ernesto Bassignano – e gli eredi spirituali come Brunori Sas, Lucio Corsi, Sergio Cammariere, Giordana Angi.
La Calabria, radice luminosa
E poi c’è la Calabria, quella vera, concreta, polverosa e luminosa. Tommaso Labate, a bordo di una Fiat 128, riporta nei luoghi di un Rino ragazzino, mentre la narrazione – affidata alla voce di Peppe Lanzetta e ai timbri intensi di Claudio Santamaria, Paolo Jannacci e Valeria Solarino – apre spiragli su un artista intimo, combattuto, sorprendentemente contemporaneo. Tra un pensiero tagliente e una risata disarmante, riaffiora anche l’intervista con Enzo Siciliano, futuro presidente della Rai, in cui Rino spiega il suo metodo compositivo e il senso della sua musica: mai prevedibile, mai lineare, sempre in bilico tra verità e gioco. Il documentario offre così l’immagine più vicina possibile a un uomo che camminava sul limite: tra leggerezza e denuncia, tra disincanto e speranza.
Tre sguardi critici per rileggere la sua opera
A completare il quadro, tre voci critiche che aiutano a leggere e rileggere la sua opera oltre ogni etichetta: Carlo Massarini, Andrea Scanzi e Pietrangelo Buttafuoco. Tre lenti diverse che mostrano come Rino non sia stato soltanto un cantautore, ma un narratore potentissimo del nostro Paese. Verdelli stesso lo sottolinea: «Rino Gaetano è stato uno dei principali cantautori italiani. Non è stato premiato in vita, non gli sono stati riconosciuti i traguardi che meritava. La musica italiana dovrebbe chiedergli scusa». Anche per questo il film ha un valore simbolico fortissimo: è un atto di giustizia poetica.
Il cerchio si chiude a Crotone
E il rapporto con Crotone? «Il film parte e chiude lì», racconta Verdelli. «È bellissimo il momento in cui Rino dice: “Dov’è la strada per Crotone”. Tutta la Calabria è presente, grazie anche alla Film Commission». Perché quella radice non era soltanto geografica: era il suo modo di guardare il mondo, con le ferite e la bellezza di una terra che gli apparteneva fino all’ultima sillaba cantata.
La vocazione teatrale, un lato poco noto
Tra le tante rivelazioni, colpisce anche un aspetto meno conosciuto: la vocazione teatrale di Rino. «Aveva voglia di tornare al teatro, di riprendere un musical a cui pensava», ricorda Verdelli. «Era un grandissimo narratore, prima ancora che un cantautore». E la narrazione – quella feroce, dolce, visionaria – attraversa tutto il film. Infine, tra le canzoni che riemergono con nuova luce, Verdelli confessa una preferenza: Sfiorivano le viole, con quella chiusa epica e geniale – «Michele Novaro incontra Mameli e insieme scrivono un pezzo tutt’ora in boga» – capace di trasformare l’Inno d’Italia in una risata colta e impensabile negli anni Settanta. Rino era così, imprevedibile, lucidissimo, irripetibile. Rino Gaetano Sempre più blu non è solo un film. È una lunga canzone che continua a vibrare. È un cielo che non smette di diventare più blu. È Rino che torna a parlare, a ridere, a far pensare. Perché chi ha saputo dire tutto con ironia non smette mai davvero di dire qualcosa.
V. R.
18.2°