Anche il sud invecchia velocemente, troppi giovani vanno via e nascono meno bambini

In Italia la popolazione residente è in decrescita: passerà da circa 59 milioni al primo gennaio 2023 a 58,6 milioni nel 2030, a 54,8 nel 2050 fino a 46,1 milioni nel 2080.Sono dati preoccupanti quell...

A cura di Redazione
31 luglio 2024 10:00
Anche il sud invecchia velocemente, troppi giovani vanno via e nascono meno bambini -
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In Italia la popolazione residente è in decrescita: passerà da circa 59 milioni al primo gennaio 2023 a 58,6 milioni nel 2030, a 54,8 nel 2050 fino a 46,1 milioni nel 2080.
Sono dati preoccupanti quelli che emergono dall’indagine Istat. Previsioni che spingono alla riflessione ma soprattutto a mettere in campo azioni concrete per evitare che l’Italia si trasformi sempre più in un Paese senza giovani, e ancor peggio, senza nuovi nati. Sempre secondo l’Istituto nazionale di ricerca il rapporto tra individui in età lavorativa (15-64 anni) e non (0-14 e 65 anni e più) passerà da circa tre a due nel 2023 a circa uno a uno nel 2050.

Ci saranno sempre più “micro-famiglie”, la natalità insomma raggiungerà nuovi minimi storici. Con un’età media di 51,5 anni entro il 2050 (50,8 per l’Italia), nel Mezzogiorno ci sarà un processo di invecchiamento più rapido. E proprio quest’ultimo è un dato da non sottovalutare considerando la già precaria situazione del sud. Alla base del rischio che corre il Bel Paese ci sono sicuramente i cambiamenti sociali ma anche i disagi che oggi si trovano a vivere i giovani e, dunque, i genitori del futuro.
Se già ora si fanno meno figli e i ragazzi cercano altrove la loro fortuna, col passare del tempo la situazione potrebbe peggiorare. La crisi economico-sociale degli ultimi anni insomma, sta mettendo a dura prova il sistema Italia.

Più volte abbiamo raccontato della restanza: ai cosiddetti “cervelli in fuga” si contrappongono i coraggiosi che decidono di rimanere o di far ritorno nei luoghi in cui sono nati, spesso piccoli centri perlopiù aree interne, aridi di opportunità fino a qualche anno fa e invece oggi diventati contenitori di occasioni di crescita, ma questo potrebbe non bastare più. Un vero peccato visto che, in Calabria, si potrebbero creare nuove opportunità e non solo lavorative, anche di studio. nella giornata di mercoledì è arrivata la notizia dell’Università della Calabria che conquista il primo posto tra i grandi atenei italiani secondo la classifica 2024/2025 del Censis.
Dopo due anni consecutivi in terza posizione tra le grandi università, ovvero quelle con un numero di iscritti compreso tra 20.000 e 40.000, l’ateneo ottiene il punteggio generale più alto in assoluto, consolida il primato per servizi e conquista il gradino più alto del podio anche per le borse di studio offerte ai propri studenti.
Chissà se proprio dal sud, de dalla nostra regione, potrebbe iniziare un percorso per invertire la rotta.
Silvia Gaetano

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