Bonifica di Crotone: un viaggio nel tempo, si torna al 2006
Crotone – Se qualcuno ce l’avesse detto prima avremmo risparmiato un bel po’ di tempo.Ma andiamo per ordine e ripercorriamo questa storia dai tratti drammatici ma che sfiora la burla. Nel 2001 (decret...

Crotone – Se qualcuno ce l’avesse detto prima avremmo risparmiato un bel po’ di tempo.
Ma andiamo per ordine e ripercorriamo questa storia dai tratti drammatici ma che sfiora la burla. Nel 2001 (decreto legislativo n.468/2001 del ministero dell’Ambiente) Crotone, Cassano e Cerchiara di Calabra, vengono dichiarati Siti di interesse nazionale (Sin). Da sottoporre, dunque, ad attività di bonifica urgente.
Sottoliniamo “urgente”.
Si tratta di aree industriali dismesse. Nell’area insistono l’ex Pertusola Sud (produceva semilavorati e leghe di zinco fino alla sua dismissione, avventa nel 1999) l’ex Fosfotec, due discariche a mare (Armeria e Farina di Trappeto) e l’area ex Agricoltura.
I terreni rientrano a pieno titolo nel “Progetto operativo di bonifica del decreto legislativo n.152/2006, aree Syndial-Sin di Crotone-Stabilimenti ex Pertusola”.
Dei 48 ettari del sito ex Pertusola, 525 mila tonnellate sono assimilabili a rifiuti pericolosi e 450 mila tonnellate a rifiuti non pericolosi.
Il primo progetto di bonifica prevedeva l’uso della “fitorimediazione” di quegli alberelli, cioè, che avrebbero da soli dovuto rigenerare i terreni.
Nel decreto del 2006 è prevista la messa in sicurezza permanente “nei casi in cui, nei siti non interessati da attività produttive in esercizio, non sia possibile procedere alla rimozione degli inquinanti pur applicando le migliori tecnologie disponibili a costi sopportabili”.
Dal 2006 si deve arrivare al 2019 per avere un nuovo decreto ministeriale che modifica il primo approvando il famoso “Pob Fase 2” che prevedeva la rimozione delle due discariche a mare e lo spostamento dei rifiuti “fuori e lontano da Crotone”.
In mezzo c’è la sentenza del tribunale di Milano che, nel 2012, impone a Eni di bonificare i terreni e la condanna a pagare un danno di 71 milioni di euro.
Questa la breve quanto tragicomica storia di una bonifica che “non è mai partita”.
Negli ultimi due anni il nodo che ha bloccato tutto il processo è stato la discarica, cioè dove andare a portare i “veleni” che usciranno fuori dalle operazioni di bonifica. Columbra sembra l’unica soluzione possibile, come se nel mondo solo a Crotone ci fosse una discarica in grado di ricevere questa tipologia di rifiuti.
Siamo così arrivati all’estate del 2024, ben 23 anni dopo il riconosscimento di Crotone come area Sin e quella bonifica che era, allora, “urgente” ma che oggi sembra diventata soltanto una favola da raccontare ai più piccoli per spaventarli, magari una di quelle storie da falò per far paura alle ragazze e farle stringere di più ai ragazzi.
Peccato che San Lorenzo e Ferragosto siano passati… e con loro i falò. Un’altra occasione persa di questa lunga storia, con la consapevolezza, però, che non sarà l’ultima.
Gianfranco Turino