Castello di Carlo V, bastioni e camminamenti tornano a vivere: il restauro è in corso
Con Antica Kroton Futura recupero dei bastioni, rivellini e camminamenti: l’architetto Tedesco racconta il progetto

Sono in corso le opere di restauro e recupero funzionale dei camminamenti sui bastioni e rivellini del Castello di Carlo V. L’intervento rientra nel progetto Antica Kroton Futura e mira a riportare alla luce e valorizzare uno dei simboli storici della città.
«Siamo all’interno del bastione Toledo, che è uno dei cinque bastioni di una delle due fortezze di Crotone, la cinta muraria» spiega l’architetto Tommaso Tedesco, sottolineando la straordinarietà del contesto. «Crotone ha due gioielli: l’antica città greca, una delle più grandi della Magna Grecia, e la fortezza. Non c’è in tutta la Magna Grecia né in Sicilia una città estesa quanto Crotone. E poi ci sono le due fortezze, perché non ne abbiamo una soltanto. Il castello ha una sua storia e una sua evoluzione, l’altra fortezza è la cinta muraria, realizzata dagli spagnoli su una precedente cinta meno grande e meno bastionata. È un gioiello unico: Cotrone, come si chiamava fino all’inizio del secolo scorso, aveva 2.700 metri di mura, cinque bastioni pentagonali e tre porte da cui si entrava e si usciva, che la sera venivano chiuse».
Il lavoro di recupero riguarda proprio quest’area. «Ci troviamo in via Discesa Conigliera, dove le due fortezze – la cinta muraria e il castello – si dividono attraverso il fossato, realizzato attorno al 1480. In questa zona stanno emergendo strutture di grande interesse: il basamento integro della torre comandante, la porta di mare e la casamatta. Il nostro obiettivo è restaurare e lasciare tutto a vista» racconta Tedesco.
Il progetto ha una chiara linea guida: «Vogliamo rendere fruibile tutto il castello, senza divisioni o cancelli che separano la villa comunale dal largo Lavatoio e dalla Discesa Conigliera. Lo spazio attorno al castello deve tornare ad essere completamente percorribile».
La storia del bastione Toledo è emblematica. «Fu realizzato all’inizio del Cinquecento. Nei secoli ha avuto diversi usi: divenne teatro comunale, poi Corte d’Assise, e alla fine degli anni ’80 fu oggetto di un recupero che però non era conforme ai principi del restauro. Ora elimineremo tutte le sovrastrutture del secolo scorso per riportarlo all’origine, con le sue due lamie – ambienti voltati a botte – che costituivano la parte centrale del bastione. Ai lati c’erano le casamatte che traguardavano i bastioni vicini: il Marchese da un lato, Don Pedro dall’altro».
Il bastione, precisa l’architetto, «oggi è solo in parte del Comune. Le due lamie sono rimaste proprietà pubblica, mentre il resto fu sdemanializzato attorno al 1860 e venduto a privati. Il recupero riporterà la struttura originaria a un uso moderno e polifunzionale».
Anche sul prospetto nord gli interventi sono rilevanti. «È la parte più interessante perché mostra tre fasi costruttive ancora leggibili: la parte superiore di fine Quattrocento, la parte medievale del XIII-XIV secolo e gli adattamenti successivi. Per favorire la fruizione, realizzeremo una scala reversibile, completamente staccata dalla muratura, come previsto dalla carta del restauro. Sarà un elemento moderno ma riconoscibile, che renderà accessibile un ambiente interno posto a 15 metri sotto il piano superiore del castello».
Un altro aspetto riguarda il bastione di Santa Caterina. «L’accesso è oggi possibile grazie a una breccia scavata a fine Ottocento. Sono visibili grandi aperture che lo collegano anche al bastione San Giacomo. Sembra che fosse usato come carcere: infatti si parla delle carceri di Santa Caterina. In questo contesto, anche la scala e l’elevatore previsti sono possibili perché un bene tutelato deve essere fruito. Non dimentichiamoci – conclude Tedesco – che un bene è davvero tutelato solo se viene valorizzato e reso accessibile».
