«Con il 2% diamo linfa al Bene»: a Crotone parte la raccolta firme per sostenere i beni confiscati

A Crotone parte la raccolta firme per chiedere al Governo di destinare il 2% del Fondo Unico di Giustizia alle associazioni che gestiscono i beni confiscati alle mafie, trasformandoli in spazi di comunità e lavoro

A cura di Redazione
17 novembre 2025 10:00
«Con il 2% diamo linfa al Bene»: a Crotone parte la raccolta firme per sostenere i beni confiscati -
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Si è svolta sabato pomeriggio in Piazza Pitagora a Crotone la prima tappa calabrese della mobilitazione nazionale promossa da Libera, battezzata “Diamo linfa al Bene”. L’obiettivo è richiedere al Governo di destinare il 2% del Fondo Unico di Giustizia agli enti che gestiscono beni confiscati alle mafie, trasformandoli in spazi di comunità, lavoro e speranza. La campagna è nata nel trentennale della legge 109/96, la normativa che prevedeva il riutilizzo sociale dei beni sottratti alla criminalità organizzata. Secondo Libera, basterebbe una piccola parte del fondo per dare una spinta decisiva al riuso sociale. Le firme si raccolgono attraverso cartoline, sia nelle piazze come sabato a Crotone, sia online sul sito di Libera, e saranno inviate al Governo per aprire una vertenza pubblica e diretta a favore di un impegno stabile per queste risorse.

Il Fondo Unico di Giustizia raccoglie le risorse finanziarie che lo Stato recupera da atti criminali, come sequestri o confische. Libera chiede che una parte di questi fondi – non tutta, ma quel 2% – venga reinvestita nel sostegno concreto alle realtà del terzo settore che gestiscono i beni confiscati, soprattutto nella fase iniziale, quando l’avvio delle attività è più fragile. Secondo l’associazione, si tratta di un impegno sostenibile e simbolico: restituire al bene comune una parte di ciò che è stato frutto dell’illecito criminale, per rigenerare territori feriti.

Nella piazza di Crotone, Antonio Tata di Libera Crotone ha spiegato che «stiamo raccogliendo delle firme per chiedere al Governo di utilizzare gli interessi del Fondo Unico di Giustizia per aiutare quelli che prendono in gestione i beni confiscati, soprattutto all'inizio, perché partono senza avere nessun aiuto da parte di nessuno». Questo aiuto, ha aggiunto Tata, potrebbe essere risolutivo per permettere alle realtà di partire e andare avanti.

Poi Umberto Ferraris, di Libera Calabria, ha offerto un quadro più ampio: in Calabria sono complessivamente circa 5.000 beni confiscati, di cui quasi 3.000 già destinati a enti o associazioni. Ferrari ha sottolineato che il sostegno statale non deve solo riguardare i gestori, ma soprattutto le cooperative e le associazioni che si impegnano senza scopo di lucro: «molto spesso questi beni hanno bisogno di essere ristrutturati, adeguati», ha detto, e le associazioni «fanno questo tipo di attività senza produrre reddito ma servizi importanti per la popolazione».

Ferraris ha poi ricordato che nella provincia di Crotone ci sono quasi 100 beni confiscati e che Libera lavora con le scuole e con i giovani, organizzando campi di volontariato sui beni confiscati e monitorando costantemente lo stato del riuso. Quasi 150 realtà del terzo settore sono attive sul fronte calabrese. Questa raccolta firme non è solo un’istanza tecnica, ma ha un forte valore simbolico e politico: trent’anni fa il milione di firme raccolto per la legge 109/96 aveva aperto la strada al riuso sociale dei beni confiscati. Ora, con “Diamo linfa al Bene”, si richiama quell’eredità civica per chiedere un sostegno strutturale e non temporaneo da parte dello Stato.

In definitiva, Libera e le associazioni calabresi lanciano un appello al Governo: non lasciare nell’oblio il potenziale dei beni confiscati.

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