Crotone – Venerdì è il grande giorno per lo scultore Antonio Affidato che esporrà presso il Museo Archeologico Nazionale di Crotone, in via Risorgimento, le sue nove opere, 9 miti di Crotone nella mostra curata dall’archeologoco Francesco Cuteri.
All’interno del Polo Museale della Calabria della Scuola Principe di Piemonte si è svolta la conferenza stampa di presentazione della mostra: “Rara Avis – Olò ghiru tu Kròton”, “Pezzi Rari – Intorno a Crotone”. Alla conferenza hanno partecipato: Gregorio Aversa, Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Crotone, Gabriele Romeo, Docente all’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria e Torino, Affidato e Francesco Cuteri.
Una mostra, questa, che ha già ottenuto lo scorso anno un grande successo a Reggio Calabria in occasione dei festeggiamenti del 50° anniversario del ritrovamento dei Bronzi. Antonio Affidato arricchisce la sua mostra con altre tre nuove sculture ed in collaborazione con il Museo Archeologico Nazionale di Crotone, esporrà le sculture in bronzo che raffigurano alcuni personaggi legati alla storia ed al mito dell’antica Magna Grecia. Pitagora, Milone, Hera Lacinia, Alcmeone, Serse, Phayllos, Medusa, Eracle e Gea, resteranno esposte fino al 30 giugno.
All’inaugurazione di venerdì prossimo alle 17,00 tra gli ospiti sarà presente lo storico e giornalista Giordano Bruno Guerri. “Il mio rapporto con la scultura è sempre stato legato al mondo che mi ha segnato e accompagnato per tutta la vita, che è l’oreficeria – commenta Antonio Affidato – le mie opere assieme a quella che è stata ed è ancora oggi la mia ricerca artistica, non sono altro che il connubio di questo mondo e di questa cultura. Le tecniche, i materiali e la lavorazione che adotto, sono sempre le stesse di quando lavoro un gioiello, cercando costantemente il connubio tra queste due forme d’arte. Mi sento figlio di una grande terra e di una grande storia e cerco, quindi, di raccontare e mostrare quelli che sono stati per me i personaggi, le divinità e le icone che hanno contraddistinto un popolo e un’epoca. La mia formazione e il mio retaggio culturale mi hanno portato ad avere una visione riguardo queste figure e questi personaggi. Quello che ho fatto è stato trasportare sulla materia quello che la mia mente mi ha sempre fatto vedere. Faccio questo, perché io sono questo”.
“Non è banale ricostruire le immagini del passato – ha dichiarato il Direttore Gregorio Aversa – ma significa avere fatto uno studio di natura psicologica e storica per cercare di rappresentare quello che non si può rappresentare, perché non abbiamo fotografie di questi personaggi, per cui Antonio è riuscito a dare un’aura di sacro a questi personaggi”.
“Al titolo iniziale, che pur rimane, ho sentito l’esigenza, per la specifica contestualizzazione dell’esposizione, di aggiungere un sottotitolo in greco di Calabria: Olò ghiru tu Kròton, che significa “Tutt’intorno a Crotone” – spiega Francesco Cuteri, curatore della mostra – Con l’idea di porre attenzione alla storia della città ma anche alla sua contestualizzazione nel Mediterraneo. Alle opere precedentemente esposte, comunque rivisitate, se ne aggiungono tre del tutto nuove, che permettono già di cogliere una certa evoluzione, nel sentire e nel fare, di Antonio Affidato. Le nove opere, che rappresentano in larga misura personaggi direttamente legati alla storia dell’antica città achea, sono il frutto degli studi e delle riflessioni del giovane artista crotonese e sono capaci di tramettere emozioni molto forti in quanto lasciano emergere i sentimenti che le animano. Quella di Affidato – ha aggiunto Cuteri – è una vera e propria sfida, un’assunzione di responsabilità. Non è mai facile, infatti, dare voce all’antico in una terra antica; e non è mai semplice attualizzare il passato. Ma rappresentando i suoi sentimenti, Antonio, con delicatezza e cura, ha saputo creare un equilibrio che scuote e che invita ad essere, al meglio, cittadini del domani”.
“La necesità di rileggere l’archeologia per mezzo dell’arte contemporanea – commenta il critico Gabriele Romeo – consente ad Affidato di farci riflettere sull’esigenza di riscoprire le recondite radici delle nostre madri, dei nostri padri, della nostra terra. Il “mito” ne è così ricontestualizzato, rompendo le ferite del silenzio, dell’isolamento, che qualsiasi statua spesso ha tra le vetrine nascoste di un museo”.
