(VIDEO) Cutro senza consiglio, Ceraso lascia: “Traditi i principi di legalità”
Dopo le dimissioni di tre consiglieri cade l’amministrazione. Il sindaco: «Il torto non a me, ma a Cutro. Ora serve riflettere»
«Se pensano che mi abbiano fatto un torto si sbagliano, il torto lo hanno fatto a Cutro. Oltre che da sindaco, decado anche da consigliere provinciale». Ha iniziato così Antonio Ceraso, sindaco di Cutro, la conferenza stampa convocata ieri sera nella sala polivalente, poche ore dopo che le dimissioni di tre consiglieri comunali avevano sancito lo scioglimento del consiglio e aperto la strada al commissariamento dell’ente.
Il 14 agosto infatti, Damiano Aiello, Elisa Parrotta e Pietro Le Piane hanno lasciato il proprio incarico, portando il numero dei componenti rimasti in aula a soli 7 su 16. Un numero insufficiente per consentire le surroghe, dato che alle comunali del 2022 si era presentata un’unica lista, “Gente per Cutro”, e tutti i candidati erano stati eletti. Un meccanismo che inizialmente era apparso come un punto di forza ma che oggi si è rivelato un boomerang.
La crisi, però, covava da tempo. Già il 12 agosto si erano dimessi l’assessore all’Agricoltura Vincenzo Andreoli, l’assessore al Bilancio Maria Teresa Stirparo e il presidente del Consiglio Piero Lorenzano. Nei giorni precedenti avevano fatto lo stesso Sara Brugnano e Chiarella Muto, mentre già nel 2024 si era dimesso anche Rocco Curcio, passato a Fratelli d’Italia insieme ad Aiello e Parrotta.
Accanto a Ceraso, in conferenza stampa, erano presenti Sonia De Cicco, Tommaso Olivo, Tonino Ceraso, Giusy Cuparo, Giovanni Valerio e Francesco Mazza.
Il sindaco ha preso la parola senza nascondere amarezza. «C’è poco da raccontare – ha detto – perché io stesso disconosco i motivi. Quello che posso dire è che quando si inizia un cambiamento è normale che possa nascere qualche scompiglio, perché il presupposto della mia lista era la legalità e la giustizia in tutti i sensi. Non vuol dire che la legalità deve valere solo per gli altri e non per me stesso. Questo era il punto essenziale. A me, però, nessuno ha dato motivazioni serie. Qualcuno tira fuori le luminarie del Natale scorso, ma cosa c’entrano le luminarie? Sono scuse futili».
Secondo Ceraso dietro le dimissioni si nascondono ragioni diverse: «Forse questa fibrillazione nasce dal fatto che ci sono le candidature regionali. Qualcuno ha pensato che si potesse votare già a ottobre per raccogliere i frutti di due anni e mezzo di lavoro, senza considerare che le elezioni si terranno solo a maggio o giugno. Ho dato fiducia a giovani e donne, ma non tutti hanno accettato fino in fondo i principi che ci eravamo dati. Meglio così, perché continuare ad avere accanto persone che non sai da che parte stiano non avrebbe avuto senso. È evidente che c’è stato un lavoro alle spalle di qualcuno che già dall’anno scorso voleva nuove elezioni».
Il primo cittadino ha poi tracciato un bilancio del proprio mandato: «Abbiamo messo in campo un piano Marshall. Ho portato l’esperienza maturata a Crotone e a Cura per metterla a disposizione dei miei concittadini. Oggi il Comune lo lascio sicuramente migliorato: gli impiegati sono più attenti, rispettano l’orario di lavoro e hanno acquisito maggiore senso di responsabilità. Non si può dire che fino al 23 luglio eravamo tutti d’accordo e poi, all’improvviso, far crollare tutto».
Impossibile non tornare alla tragedia di Steccato di Cutro: «Purtroppo, proprio a causa di quella tragedia, Cutro è stata proiettata nel mondo come comunità solidale. Abbiamo avuto parole di riconoscimento dal Papa e dal Presidente della Repubblica. Questo dimostra che qui c’è un tessuto sano, che deve crescere nella legalità. Senza legalità non c’è futuro. Il Comune si è costituito parte civile contro il pizzo. Mi auguro che questo non abbia influito sulle scelte di qualcuno, perché sarebbe un fallimento collettivo. Ma la legalità non è solo questo: è anche pagare la Tari e l’Imu. Non si può pretendere un paese pulito se non si pagano le tasse. È legalità a 360 gradi».
Poi uno sguardo personale: «Adesso devo resettare un po’ la mia vita. Ho rubato tempo alla mia famiglia e ai miei figli dopo la tragedia che mi ha colpito. È prematuro parlare di ricandidatura. La politica è un treno: bisogna sapere quando fermarsi e magari riprenderlo in seguito. Oggi posso solo dire che mi fermo per riflettere».
Infine, un passaggio amaro sugli ex compagni di viaggio: «Ho dato fiducia ai giovani, sperando in un cambiamento di mentalità. Mi sono ritrovato invece con giovani animati dalle vecchie logiche di potere e da ambizioni personali. Sono stati i veri artefici della caduta della mia amministrazione. Ma i fatti – ne sono certo – un giorno ci daranno ragione».