Eracle e Nereo a Capo Colonna: il mito scolpito nella coppa di Hera
Un’antica coppa attica a figure nere racconta la leggenda dell’eroe e del dio marino, custode delle origini di Crotone

Dalla terra sacra di Capo Colonna, là dove il mare incontra la leggenda, riemerge una storia scolpita nel fuoco delle fornaci attiche più di 2500 anni fa. È una coppa a figure nere, uno skyphos attico del VI secolo a.C., giunta fino a noi dal santuario di Hera Lacinia e oggi custodita al Museo Archeologico Nazionale di Crotone.
L’opera racconta l’incontro tra due giganti del mito: Eracle e Nereo, il dio marino capace di mutare forma. Sulla superficie del vaso, Eracle stringe con forza il suo avversario, metà uomo e metà serpente, mentre le Nereidi, le figlie di Nereo — tra cui Anfitrite, Galatea e Teti, futura madre di Achille — fuggono impaurite, voltandosi un’ultima volta verso la scena.
Secondo la leggenda, Eracle voleva che Nereo gli rivelasse la via per raggiungere le Esperidi, e il dio cercò invano di sottrarsi al suo abbraccio, trasformandosi più volte. Ma la forza dell’eroe ebbe la meglio, e il mare dovette cedere alla volontà dell’uomo.
Nel santuario di Hera Lacinia, però, questa immagine non è soltanto un racconto di potenza. È anche un richiamo alle origini di Crotone. Proprio qui, narra il mito, Eracle avrebbe sostato con le vacche di Gerione e, dopo aver ucciso per errore Lacinio e il genero Kroton, fondò un tempio in onore di Hera per espiare la colpa. Un gesto che avrebbe preannunciato la nascita della città di Crotone.
La coppa fu rinvenuta nel corso delle campagne di scavo condotte negli anni ’50 del Novecento nell’area dell’Edificio B del santuario di Hera Lacinia, un deposito votivo ricco di offerte dedicate alla dea. Si tratta quindi di un dono votivo di straordinario valore simbolico, che riflette il legame profondo tra Eracle, Hera e il mare del Lacinio, luogo dove mito e devozione si intrecciano da millenni.
Skyphos attico a figure nere, VI secolo a.C.
Museo Archeologico Nazionale di Crotone – dal santuario di Hera Lacinia (Edificio B)