Il Commissario alla Bonifica: "Nell’Italia del Sud che respira veleno: il SIN di Crotone tra reticenze, resistenze e rifiuti pericolosi"

Emilio Errigo denuncia Crotone come simbolo del Sud Italia inquinato, chiedendo bonifica urgente, semplificazione burocratica e impianti equi, per porre fine all'indifferenza e tutelare la salute

A cura di Redazione
12 luglio 2025 08:45
Il Commissario alla Bonifica: "Nell’Italia del Sud che respira veleno: il SIN di Crotone tra reticenze, resistenze e rifiuti pericolosi" -
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di Emilio Errigo*

«Immaginate un luogo dove il profumo della salsedine si mescola da anni con l’odore acre di solventi chimici e metalli pesanti, un luogo dove i bambini imparano prima il significato della parola “bonifica” che quello di “giustizia”. Questo luogo esiste, e si chiama Crotone. Ma potrebbe chiamarsi Taranto, Augusta, Priolo o Caserta. È il Sud Italia, terra di accoglienza per decenni dei rifiuti industriali di un Paese che ha fatto dell’inquinamento una merce da redistribuire.

«In questa narrazione del nostro tempo, la Calabria è stata ridotta a cerniera terminale del sistema nazionale dei rifiuti: un’area di servizio ambientale», denuncia Emilio Errigo, Generale della Guardia Costiera e Commissario straordinario per la bonifica del SIN di Crotone. «Ma l’emergenza non è solo calabrese. È europea, sistemica, figlia di una burocrazia che da tempo ha smesso di servire l’interesse generale».

A livello continentale, l’Unione Europea ha fissato la rotta: economia circolare, riduzione degli impatti ambientali, responsabilità estesa del produttore. Ma in Italia, denuncia Errigo, «manca ancora una regia capace di evitare che ciò che è scomodo venga spedito verso Sud, nei territori più fragili e meno attrezzati».

«Nel nostro Paese, la gestione dei rifiuti si muove in modo complesso, disordinato. Da un lato regioni settentrionali con impianti pubblici avanzati e raccolta differenziata virtuosa, dall’altro un Sud ostaggio di discariche e logiche emergenziali».

Crotone è l’esempio lampante di questa distorsione: «Nel suo territorio insiste l’unica discarica tecnicamente attiva, destinata a ricevere anche rifiuti pericolosi da fuori regione. Ma chi ha stabilito che la Calabria debba essere la valvola di sfogo di un sistema nazionale incapace di pianificare?», domanda Errigo.

«La Calabria ha già pagato: con falde contaminate, suoli avvelenati, aria satura di polveri sottili e intere famiglie spezzate da malattie oncologiche. La bonifica del SIN di Crotone non è un favore: è un diritto negato troppo a lungo».

Il Generale punta il dito contro l’inefficienza burocratica: «Il vero nemico oggi è la mancanza di semplificazione. Ogni fase — dalla classificazione dei rifiuti alla tracciabilità, dalle autorizzazioni agli iter di bonifica — è intrappolata in una giungla amministrativa che rallenta ogni soluzione. Non è possibile che servano anni per bonificare un’area. È tempo di passare dalle carte all’azione».

La sua proposta è chiara: «L’Italia deve dotarsi di un sistema di impianti pubblici interregionali tecnologicamente avanzati e distribuiti equamente, così che nessuna regione sia più la discarica dell’altra. Solo così si rimuovono i colli di bottiglia burocratici che oggi paralizzano tutto».

Mentre Eni Rewind ed Edison, come soggetti obbligati, lavorano alla bonifica del sito, il territorio resta però ostaggio della lentezza istituzionale. «Non possiamo più accontentarci di soluzioni tampone. Crotone non deve essere il laboratorio tossico della lentezza italiana», insiste Errigo.

Il messaggio del Commissario è anche un appello alla politica regionale: «Serve una legge chiara: Stop ai rifiuti extra-regionali in Calabria, insieme a una visione nazionale concreta e sostenibile».

E infine una domanda che dovrebbe far riflettere tutti: «Se questa terra fosse nostra madre, una madre già malata, permetteremmo ancora di scaricarle addosso altri veleni? Se queste acque contaminate dissetassero i nostri figli, continueremmo a rimanere fermi, ostaggio delle carte bollate?»

Crotone oggi è «una ferita morale», ricorda Errigo, «un promemoria del futuro che stiamo negando a noi stessi. Ora è il tempo del fare, del fare insieme. Perché se c’è un prezzo che la Calabria ha già pagato, è quello dell’indifferenza. E su questo, la storia — fatta dagli uomini — non può più essere complice».

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