Antonio Affidato, il figlio d’arte con la passione per la scultura
E’ stata inaugurata lo scorso sabato, presso la Pinacoteca Civica di Reggio Calabria, la mostra di Antonio Affidato dal titolo “Rara Avis”. Figlio d’arte con la passione per la scultura, Antonio ha ri...

E’ stata inaugurata lo scorso sabato, presso la Pinacoteca Civica di Reggio Calabria, la mostra di Antonio Affidato dal titolo “Rara Avis”. Figlio d’arte con la passione per la scultura, Antonio ha riscosso grande successo con le sue sei opere bronzee ispirate a Gea, Medusa, Pitagora, Serse, Alcmeone e Phayllos, conquistando pubblico e critica. Il giovane crotonese ha da tempo deciso di seguire le orme di papà Michele, con talento e determinazione è già riuscito a ritagliarsi uno spazio importante nel mondo dell’arte. Una strada già segnata la sua che sicuramente gli consentirà di raggiungere nuovi e importanti traguardi. Antonio racconta il suo lavoro e la sua passione innata per tutto quello che sa di arte e bellezza, lo fa con la genuinità di un ragazzo e con la caparbietà di chi sa guardare oltre, di chi attraverso le sue mani è capace di dar forma alla storia e ai pensieri.
Quando è nata esattamente la passione per questo mondo e per la scultura? «Non riuscirei a definire il momento poiché ho avuto la grande fortuna di poter vivere questo mondo dal primo istante, un mondo che mi ha sempre affascinato, penso che se non avessi avuto una figura come quella di mio padre, avrei comunque scelto un ambito artistico, magari avrei fatto musica, cinema, oppure altro. A prescindere da chi sono, ho sempre sentito il bisogno di esprimermi tramite altri linguaggi, la scultura è venuta subito dopo quella che è stata la mia forma mentis orafa, ma avevo bisogno di andare oltre, senza lasciare la mia identità, quella da orafo che sono, in lei (la scultura) ho trovato il giusto modo per esprimermi».
Quando ha iniziato a capire che era questa la strada che voleva inseguire? «Posso rispondere semplicemente dicendo che non riuscirei a farne a meno, per me arte vuol dire vita, e non mi sono mai posto la domande se quello che faccio io è arte, se lo faccio bene, male.. ma di base, ho sempre sentito il bisogno di fare questo.. è stata una chiara riposta che nella vita avrei fatto questo…».
Ha mai pensato di continuare i suoi progetti lontano dalla sua terra? «Ho avuto la possibilità di fare tutto questo anche oltre oceano, ma con la mia terra ho sigillato un patto fino alla morte, mi auguro di viaggiare tanto e portare i miei lavori in tutto il mondo, certo, ma la Calabria, è e resterà per sempre casa mia.. e casa non si abbandona».
La nostra cultura prende forme nelle sue mani, cosa manca secondo lei affinché venga valorizzata ancora di più? «La nostra storia è sempre quella, nessuno ce la può togliere, dovremmo solo essere noi più coscienziosi e fieri di quello che abbiamo, di chi eravamo e di quello che potremmo mostrare a tutto il mondo, siamo stati la Capitale della Magna Grecia. La Capitale di una delle civiltà più importanti dell’umanità, abbiamo lasciato un patrimonio inestimabile, quindi dalla politica, fino ad ogni singolo cittadino, basterebbe semplicemente più coscienza. Quando succederà, vedremo cose meravigliose».
Cosa sente di dire ai suoi coetanei? «In primis, mi unisco a tutti quei ragazzi, ragazze, e non solo.. che per colpa di questa terra sono dovuti emigrare, il nostro più grande fallimento è stato vedere, nel corso degli anni, tante menti che hanno dovuto lasciare questa meravigliosa terra, invece, per chi ha la possibilità di restare, dico “Restate”, investite e credete in questa terra, nel mio piccolo sto cercando di dire la mia, e come me sono tanti i ragazzi che ci credono, quindi vi prego, se avete la possibilità, restate, e fatelo anche voi».
Qual è il suo sogno nel cassetto? «Rivedere la mia terra brillare».
