La tragedia del camping 'Le Giare' 24 anni fa: commemorate le vittime
Il 10 settembre segna un triste anniversario nella memoria collettiva di Soverato. Nel 2000, un’alluvione devastante causata dall’esondazione del torrente Beltrame travolse il camping Le Giare, portan...

Il 10 settembre segna un triste anniversario nella memoria collettiva di Soverato. Nel 2000, un’alluvione devastante causata dall’esondazione del torrente Beltrame travolse il camping Le Giare, portando alla tragica morte di 13 persone.
In occasione di questo anniversario, i parenti delle vittime si sono riuniti questa mattina presso il camping per ricordare i loro cari, condividendo il dolore e il ricordo di quel tragico giorno. Anche alcuni dei vigili del fuoco che intervennero per soccorrere gli ospiti della struttura hanno preso parte alla commemorazione.
Questa tragedia ha lasciato un segno indelebile nella comunità di Soverato, che ogni anno si stringe attorno ai familiari delle vittime per offrire supporto e ricordare insieme chi non c’è più. La commemorazione è un momento di riflessione e solidarietà, un modo per onorare la memoria delle vittime e per non dimenticare mai l’importanza della prevenzione e della sicurezza nelle zone a rischio di alluvioni.
“Non dobbiamo dimenticare mai quella sciagura che rappresenta, ancora oggi, un profondo dolore per la nostra comunità. Tutti noi abbiamo il dovere e anche l’impegno, ognuno per la propria responsabilità, di onorare le tredici persone che hanno perso la vita nella tragedia del Camping Le Giare di Soverato ventiquattro anni fa, con iniziative di solidarietà e politiche mirate alla prevenzione e alla salvaguardia dei territori. Il pensiero commosso va a quelle vite spezzate drammaticamente e alle loro famiglie”. È quanto afferma il presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso in occasione della commemorazione a 24 anni dalla tragedia del Camping “Le Giare” a Soverato.
“Ventiquattro anni fa, la furia del Beltrame, ingrossato dalle piogge, spazzava via il Camping Le Giare. Un’esondazione che costò la vita a tredici persone, senza mai restituire il corpo di Vinicio Caliò. Un evento che ha lasciato un segno indelebile sul nostro territorio, sollevando interrogativi, richiamando responsabilità e consegnando alla politica il dovere di cambiare rotta per evitare altri errori, altri lutti. Tuttavia, dalla notte tra il 9 e il 10 settembre 2000, tragedie simili si sono ripetute, rendendo vane quelle vite umane sacrificate al profitto e all’inerzia rispetto al dovere di curare il territorio piuttosto che sfruttarlo. È quanto afferma Enzo Scalese, segretario generale della CGIL Area Vasta Catanzaro-Crotone-Vibo.
“Il nostro pensiero va alle vittime di quella drammatica notte, alla sofferenza dei loro cari e al paesaggio cancellato in pochi istanti. Ma la memoria di queste tragedie deve spingerci ad agire con maggiore determinazione per evitare che si ripetano. La manutenzione e la messa in sicurezza del territorio non possono più essere rimandate” – afferma Scalese. “In Calabria, il rischio idrogeologico è una minaccia concreta e costante: secondo i dati ISPRA, oltre il 90% dei comuni della regione è a rischio di alluvioni, frane o erosione costiera. La tragedia di Soverato ci ricorda in modo doloroso le conseguenze di una mancata attenzione alla tutela del territorio”.
“Dobbiamo fare di più per prevenire simili catastrofi. La lotta al dissesto idrogeologico non significa solo preservare il nostro paesaggio e la nostra sicurezza, ma anche creare opportunità di lavoro stabili e di qualità. Investire nella prevenzione è un atto di responsabilità verso il futuro della nostra regione e delle prossime generazioni”, afferma ancora Scalese. “È necessaria una pianificazione integrata degli interventi che coniughi tutela dell’ambiente, prevenzione dei rischi e creazione di nuova occupazione. Solo attraverso un impegno condiviso tra istituzioni, comunità e forze sociali sarà possibile garantire una vera sicurezza del territorio”.
La CGIL Area Vasta rinnova il proprio appello alle istituzioni affinché le promesse di interventi strutturali non restino solo sulla carta. “Non possiamo permetterci di attendere”, conclude Scalese, “perché ogni ritardo nella manutenzione e nella messa in sicurezza rappresenta un rischio per la vita delle persone e per il futuro delle nostre comunità”.