#MaiPiùUltimi - Vazzano (Cooperativa Jobel): «Noi non siamo ultimi, siamo solo frammentati» - Video

Continua il percorso dialettico di nel salottino di CrotoneOk, questa settimana, abbiamo voluto ospitare un importante esponente del Terzo Settore come Santo Vazzano, con cui abbiamo af...

A cura di Redazione
24 maggio 2024 16:00
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Continua il percorso dialettico di #MaiPiùUltimi, nel salottino di CrotoneOk, questa settimana, abbiamo voluto ospitare un importante esponente del Terzo Settore come Santo Vazzano, con cui abbiamo affrontato una tematica trasversale tra sociale e cultura. Partendo sempre dalla serata evento di Un anno di CrotoneOk.

«L’evento che voi organizzate è il premio della comunità, raccoglie le esperienze che avvengono in questo nostro territorio e che nel vostro racconto vengono esaltate.
CrotoneOk è il giornale della comunità perché si caratterizza proprio raccontando la positività.
E poi con la presenza de Il Sole 24 Ore siete riusciti ad inquadrare questa realtà in un ambito più nazionale, uscendo fuori dai caratteri di provincialismo.
Non è il solito premietto, ma un momento che si inserisce in un contesto più ampio che, oramai, ha assunto i connotati di una manifestazione importante. Devo fare i complimenti alla redazione per ciò che fate, per il vostro lavoro, che è importante nel sistema di relazioni che riuscite a creare dove esaltate le eccellenze proprio per la loro unicità».

Il Consorzio Jobel da anni si è specializzato nella gestione dei beni culturali: prima i giardini e il museo di Pitagora, adesso il Parco Archeologico e il Museo di Capo Colonna, ma questa esperienza nasce da un luogo vandalizzato che ora, invece, è attrattore culturale.
Il nostro percorso può essere assimilato a quello dell’evento “un Anno di CrotoneOk”. La nostra vera forza è stata quella di aggregare persone e organizzazioni. Jobel è una realtà aggregata di più soggetti. Il ragionamento che dobbiamo fare in questo territorio è quello che noi non siamo più ultimi, forse non lo siamo mai stati, ma siamo frammentati, e questa frammentarietà che , da sempre, ci porta problemi. Crotone storicamente ha avuto una sua unicità. È stata l’unica città industriale della Calabria, fino agli anni 70 era anche avanguardia dal punto di vista delle comunicazioni con l suo porto, il suo aeroporto e la sua ferrovia. Questa città ha fatto un po’ come il gambero, con la perdita delle industria il nostro territorio ha fatto passi indietro, non solo nell’economia e per quanto riguarda lo sviluppo, ma soprattutto sul piano delle relazioni. Abbiamo bisogno di riprendere quella che era la nostra coesione. Che poi è un po’ quello che abbiamo fatto nel Parco. Da luogo degradato e devastato, insieme a tante persone, abbiamo fatto sì che diventasse un centro aggregativo, sociale e culturale.

Dal sociale al culturale il passo è stato facile?
Non è stato semplice, perché investire nel capitale sociale è sempre difficile perchè si lotta quotidianamente con una parte di cittadini, piccola ma che fa tanto rumore che sono i vandali. Ancora oggi c’è chi appicca il fuoco, distrugge gli Exibit, colpisce gli alberi… è una minoranza, ma è una minoranza fastidiosa e pericolosa perché mira solo a distruggere. È una lotta quotidiana. La vera difficoltà, invece, è riuscire a coinvolgere i giovani. Questa è la scommessa che dobbiamo vincere. Se non coinvolgiamo i giovani e non superiamo la frammentarietà tutto sarà più difficile. Ed è stato questo il segreto del successo: l’investimento nel sociale e soprattutto sui soggetti fragili, e successivamente nella cultura.

Partire dalla Cultura e dagli spazi della cultura per non essere più ultimi si può?
Certo che si può! Crotone ha un patrimonio culturale, storico, ambientale e paesaggistico, come pochi luoghi in Italia. Questo patrimonio va valorizzato e poi promosso. Questa è un’altra scommessa da dover vincere. Se noi pensiamo al patrimonio pubblico: il Castello di Carlo V, le Castella, Santa Severina, i due musei di Crotone, se a questi aggiungiamo il centro storico e il patrimonio della curia, ci accorgiamo di avere un patrimonio unico che racconta tre millenni di storia. Qui c’è l’obbligo di stare insieme per promuoverlo. È chiaro che un patrimonio di tale importanza ha bisogno di una regia unica che sia pubblica. La criticità è di nuovo nella frammentarietà.

Crotone non può essere #maipiùultima senza Capocolonna, sei d’accordo?
Capocolonna deve essere il valore aggiunto di questo territorio. Una grande area archeologica che contiene la nostra storia dal periodo greco al periodo romano, Capocolonna racchiude tutte le caratteristiche positive di questo territorio. Se uno va a Capocolonna capisce subito perché Pitagora ha deciso di venire a Crotone, perché lì si respira l’area armonia, cielo, mare, terra, numeri e bellezza. In quanto valore aggiunto, tutti quanti dovremmo avere a cuore Capocolonna e dedicargli un pensiero particolare.

Perché Crotone è in ritardo sul tema cultura e soprattutto perché la città ha cosi pochi spazi dedicati alla cultura?
Io credo che in questi ultimi anni ci sia stato un fermento positivo sia di singoli cittadini che di associazioni. Molte volte il problema è che si raddoppiano gli eventi nella stessa giornata e questo perché, come dicevo prima, manca una regia condivisa, una regia che curi l’aspetto culturale e non l’intrattenimento. Gli spazi culturali ci sono, ma Crotone ha bisogno di una regia, una regia che abbia una visione di sviluppo che abbia la cultura come asse portante.

Ma fare squadra, a Crotone è possibile?
L’Esperienza di Jobel è questa: Jobel è un consorzio di cooperative, è faticoso perchè chiaramente quando c’è un leader solo al comando è più facile nella gestione immediata. Farlo insieme è sì più complicato ma quando si crea una consapevolezza, una coesione sociale tutti gli obiettivi diventano raggiungibili. Noi riusciamo a fare oltre duecento eventi l’anno, ci riusciamo perché c’è una squadra che ci lavora. Nel breve periodo sembra sia difficile fare un lavoro di squadra, o che comunque sia più semplice lavorare in solitudine, ma quando ti poni obiettivi di lungo periodo sei costretto a fare gioco di squadra se vuoi raggiungerli.

Qual è il sogno di Santo Vazzano?
Il sogno di Vazzano è che ci sia un giorno la consapevolezza di lavorare insieme. E che le tante cose che stiamo e che si stanno facendo sul territorio trovino uno spazio comune di crescita. Noi siamo convinti che Crotone sia potenzialmente forte, per fare il salto di qualità si deve solo recuperare la coesione.

Antonio Gaetano

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