Viaggio nella musica - Franco Calabretta: «Quando suonavamo era sempre festa»

Note di ricordi ed emozioni in musica rimasti impressi nella mente. Il racconto di Franco Calabretta è un vero tuffo in un passato fatto di entusiasmo, divertimento e anche di successi.Figura storica...

A cura di Redazione
17 luglio 2024 16:00
Viaggio nella musica - Franco Calabretta: «Quando suonavamo era sempre festa» -
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Note di ricordi ed emozioni in musica rimasti impressi nella mente. Il racconto di Franco Calabretta è un vero tuffo in un passato fatto di entusiasmo, divertimento e anche di successi.
Figura storica del gruppo Apaches, Calabretta è stato sicuramente uno dei batteristi più intraprendenti e talentuosi della nostra città. Una storia la sua che inizia da bambino quando, incuriosito da suoni e melodie, seguiva la sorella Angela che in quegli anni si dilettava nel canto. «Ricordo che ascoltavo le sue esibizioni – racconta – e che avevo un’incredibile passione per le bacchette. Tornavo a casa e iniziavo a suonare con le pentole. Avevo voglia di imparare e così mio padre mi fece una delle sorprese più belle della mia vita: mi regalò la batteria e da allora è iniziato il mio percorso».

Anche lui, come i suoi “colleghi” di un tempo, comincia così ad impegnarsi da autodidatta: «Come si dice, “andavo ad orecchio”, poi piano piano ho iniziato a suonare sul serio». Calabretta si cimenta nelle prime esibizioni con diversi gruppi fino a quando arriva la svolta: «Sono stato chiamato dagli Apaches che avevano bisogno di un nuovo batterista». Il percorso con la band è scandita da tante soddisfazioni e da tanti successi. Arrivano le prime partecipazioni ai concorsi e arrivano anche tanti premi: «Addirittura – racconta – una volta, il direttore del teatro di Catanzaro ci chiese di non iscriverci subito ad una competizione canora perchè altrimenti le altre band avrebbero rinunciato. Eravamo davvero forti, sicuramente uno dei gruppi più interessanti del panorama musicale calabrese».

Successo dopo successo gli Apache raccolgono consensi e crescono musicalmente rimanendo però sempre coi piedi per terra: «Oltre alle vittorie e ai premi vinti, quello che ricordo con più emozione e commozione sono le serate al Kursal. Suonavamo ogni giorno al lido, ricordo l’entusiasmo dei crotonesi, era sempre una festa. Abbiamo vissuto dei tempi davvero bellissimi, è anche difficile spiegare cosa provavamo e come vivevamo. Eravamo giovani e davvero la musica, per noi e per chi ci seguiva, era la cosa più bella». La lunga carriera degli Apache continua e il gruppo non spicca il volo per una serie di coincidenze che ai quei tempi erano frequenti: «Abbiamo vinto il concorso di Teddy Reno, – spiega – ma non siamo riusciti a presentarci in Rai per l’esibizione perché purtroppo il solista non era disponibile. Secondo il regolamento non avremmo potuto presentarci con un sostituto. Teddy Reno strappò il contratto, fu davvero una grande delusione per noi.

Eravamo distrutti, poteva essere per noi una grande opportunità per sfondare. Eppure quella stessa sera tornammo a Crotone per suonare come sempre al Kursal, anche se con un po’ di amarezza». Calabretta ha vissuto la musica a 360° in un periodo in cui suonare era sicuramente diverso: «La musica degli anni ‘60 e ‘70 non è di certo come quella che ascoltiamo oggi, spesso anche tra noi amici musicisti ci confrontiamo su come sia cambiata. Oggi non c’è quasi più melodia, un brano ha sempre lo stesso ritmo dall’inizio alla fine, una volta c’era più poesia, le canzoni si ricordavano… ce le ricordiamo anche adesso, eppure sono passati sessant’anni!». Ecco perchè ai giovani dice: «Ascoltate i successi del passato e prendete spunto, studiate e mettetevi in gioco». Come ha fatto anche Davide, figlio di Franco, che è sicuramente il batterista più conosciuto sul nostro territorio. Dal suo papà ha ereditato le bacchette, ma anche la passione, un vero “figlio d’arte”.
V. R.

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