Medicina, «il cosiddetto "numero chiuso" non viene abolito ma solo rinviato di sei mesi»

Roma – nei giorni scorsi è arrivato il via libera dalla settima Commissione del Senato al disegno di legge delega che rivede le modalità di accesso ai corsi di laurea in medicina e chirurgia, odontoia...

A cura di Redazione
18 ottobre 2024 12:00
Medicina, «il cosiddetto "numero chiuso" non viene abolito ma solo rinviato di sei mesi» -
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Roma – nei giorni scorsi è arrivato il via libera dalla settima Commissione del Senato al disegno di legge delega che rivede le modalità di accesso ai corsi di laurea in medicina e chirurgia, odontoiatria e protesi dentaria e medicina veterinaria. La riforma prevede l’abolizione del numero chiuso al primo semestre, consentendo l’iscrizione aperta per tutti gli aspiranti medici senza sostenere i test d’ingresso. L’obiettivo è la riorganizzazione del sistema delle professioni medico-sanitarie in un’ottica di sostenibilità sia per gli Atenei che per il Servizio sanitario nazionale. Il disegno di legge di delega al Governo mira a garantire una selezione più equa, basata sulle competenze acquisite degli studenti. L’accesso sarà infatti regolato attraverso i crediti formativi e la posizione in una graduatoria nazionale raggiunta. Così in una nota del ministero dell’Università e della Ricerca (Mur).

C’è però qualcosa che non convince e lo spiegano le tre realtà associative maggiormente rappresentative dei giovani medici (ANAAO Giovani, ALS e GMI) che commentano con forte preoccupazione il via libera. Il cosiddetto “numero chiuso” non viene in nessuna forma “abolito o superato”, viene semplicemente rinviato di 6 mesi il test di accesso. Una ottimizzazione delle modalità di accesso a tutti i corsi di laurea sanitari, non solo della facoltà di medicina, non è mai stato per nessuno un tabù e un sistema come quello attuale, basato su test a crocette salito puntualmente agli onori della cronaca per domande sbagliate da parte dei funzionari ministeriali, può e deve essere ottimizzato per abolire l’angoscia e paura che decine di migliaia di giovani hanno nel non riuscire a coronare il loro sogno di diventare medici che possano erogare salute ai cittadini italiani con passione, professionalità e dedizione. Senza alcun meccanismo volto a programmare rigorosamente il numero annuale di laureati in medicina, si contribuisce concretamente a creare la cosiddetta pletora medica poiché “aprire” la facoltà di medicina a 70.000 giovani e “richiuderla” dopo 6 mesi con ingresso effettivo di 20.000 di essi significa spendere miliardi di soldi degli italiani per formare un numero di medici quadruplo rispetto a coloro che andranno in pensione.

Fonte Agenzia Dire

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