“Non è assente la luce, è abitudine al buio”: le parole del vescovo Torriani nel giorno di Natale
Monsignor Alberto Torriani invita a “riconoscere la luce” nella vita quotidiana: “Non è lontana, è già qui. Il problema è se noi siamo capaci di vederla”
Nella Chiesa dell’Immacolata, che in questi mesi funge da Basilica Cattedrale in attesa dell’avvio dei lavori di restauro, si è celebrata questa mattina la Messa di Natale, presieduta dall’arcivescovo di Crotone, Monsignor Alberto Torriani, di ritorno dalla celebrazione eucaristica nella casa circondariale. Una giornata iniziata con una pioggia leggera, poi lentamente rischiarata dal sole, come se volesse accompagnare il messaggio spirituale del giorno.
A concelebrare insieme al presule il rettore parroco Monsignor Alessandro Saraco, il presidente del Capitolo Cattedrale Monsignor Pancrazio Limina, il segretario dell’arcivescovo don Francesco Cardace, il diacono Giuseppe Sestito e il diacono transeunte Giuseppe Bentivoglio nella funzione di cerimoniere. Presente anche una rappresentanza della Questura di Crotone, mentre il canto era affidato al coro San Dionigi.
“Il Vangelo di Giovanni che leggiamo oggi non racconta una nascita come siamo abituati a immaginarla”, esordisce Monsignor Torriani nell’omelia. “Gli studiosi lo chiamano ‘proto’, l’inizio. Un inizio poetico che ci mette davanti una frase luminosa e dolorosa: la luce era nel mondo, eppure il mondo non l’ha riconosciuta. E allora il problema non è l’assenza della luce: è l’abitudine al buio.”
Iil vescovo ha insistito sul tema del riconoscimento, ripetendo: “Riconoscere non è sapere che la luce esiste, ma accorgerci che è Lui quando si presenta. Dire: questo viene da Dio. Vedere oltre l’apparenza, oltre le attese, oltre il pregiudizio.”
“Quali sono i luoghi del nostro non riconoscerlo?” domanda all'assemblea. “La fretta e la superficialità: se viviamo di corsa, la luce arriva e noi non ci fermiamo. Il rumore delle pretese: aspettiamo un Dio come lo vogliamo noi, forte e immediato, e non lo vediamo nel bambino fragile. La delusione delle ferite: quando abbiamo sofferto, non crediamo più alla luce. La paura del cambiamento: riconoscere la luce significa lasciare che qualcosa in noi si trasformi. Il pregiudizio: Dio può arrivare da chi non ci aspettiamo. L’autosufficienza spirituale: pensare di sapere già tutto ci rende incapaci di stupore.”
Le parole che accompagnano l'omelia sono la luce come un seme, il cuore che impara a vedere, la fede come rischio e come cura. “Allora chiediamolo insieme,” continua Torriani, “Signore, guariscici gli occhi. Togli ciò che oscura: il risentimento, la paura, l’orgoglio, i pregiudizi. Restituisci ai nostri occhi lo stupore. Fammi riconoscere la tua luce dove tu scegli di farmi trovare.”
Poi, la frase che chiude l’omelia e sembra riassumere il senso del Natale: “Era nel mondo. Non è lontano. È già qui. Il problema non è se ci sia: il problema è se noi siamo capaci di riconoscerlo. E allora oggi possiamo dire: era accanto a me, e io non lo vedevo. Ma adesso lo riconosco.” Durante la funzione liturgica, il vescovo ha rivolto un ringraziamento al Questore della Provincia di Crotone, Renato Panvino, e a tutto il personale della Polizia di Stato per il loro costante impegno e la solidarietà, finalizzati a garantire sicurezza e legalità a beneficio della comunità.
Danilo Ruberto
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